Cinque poliziotti di Berlino sotto inchiesta: condividevano contenuti neonazisti in chat

73 anni reati violenti
Foto © Angela Fiore

Mentre ancora infuria il dibattito sulla polizia dell’Assia e si commenta il documento conclusivo della commissione che ha esaminato i casi di estremismo di destra fra le forze dell’ordine, nel contesto dell’indagine che ha portato allo scioglimento della SEK di Francoforte (i corpi speciali), uno scandalo simile si abbatte anche sui poliziotti di Berlino. Nella giornata di mercoledì, gli uffici e gli appartamenti di cinque agenti sono stati perquisiti dopo la scoperta di una chat di gruppo nella quale si condividevano contenuti che gli investigatori, mutuando il termine dai colleghi dell’Assia, hanno definito “disumani”.


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L’agente al centro dell’indagine aveva contatti con noti estremisti accusati di decine di reati

L’indagine era partita dalle accuse a carico di Detlef M., a capo del dipartimento di Treptow, il quale avrebbe condiviso, in un gruppo Telegram di esponenti di AfD, informazioni coperte da segreto d’ufficio riguardanti l’attentato terroristico di Breitscheidplatz e i risultati delle indagini forensi successive all’attacco del dicembre 2016. A partire da questa prima investigazione, gli inquirenti avrebbero analizzato il contenuto delle chat, scoprendo non solo che vi partecipavano altri poliziotti di Berlino, ma che fra i contenuti condivisi c’erano simboli anticostituzionali e numerose istanze di incitamento all’odio. M. avrebbe inoltre avuto contatti con il noto neonazista Tipo P., anch’egli membro di AfD nel circolo di Neukölln e considerato responsabile di oltre 70 reati di matrice politica, fra cui attacchi incendiari contro attivisti di sinistra, sindacalisti e politici locali, fra cui l’esponente di Die Linke Ferat Kocak. Kocak, la cui macchina è stata incendiata nel 2018, ha dichiarato che il problema dell’estremismo di destra all’interno della polizia di Berlino è “strutturale”.

Le prove raccolte nel corso delle perquisizioni, che comprendono, fra le altre cose, alcuni telefoni cellulari, sono ora al vaglio degli inquirenti. Le autorità hanno solo descritto l’operazione come “un successo”.

“La polizia di Berlino non è xenofoba. Prenderemo provvedimenti”

Il moltiplicarsi di casi simili in diversi Stati della federazione tedesca ha destato diffuse preoccupazioni nella politica, soprattutto a sinistra. Oltre al già citato caso della SEK di Francoforte, sono in corso indagini anche da parte della procura di Duisburg, su 25 poliziotti di Essen, per reati simili. Gruppi Whatsapp di orientamento neonazista, ai quali partecipavano diversi esponenti delle forze dell’ordine, sono stati scoperti e smantellati anche nel Nord Reno-Westfalia lo scorso anno.


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“La xenofobia e i contenuti disumani, tollerati o peggio condivisi, non rappresentano la Polizia di Berlino” ha dichiarato un portavoce del dipartimento al quotidiano Tagesspiegel “Se un dipendente della polizia riceve tali contenuti e non li denuncia, noi dobbiamo intervenire. Stiamo valutando misure disciplinari”
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