Gerhard Schröder resta nell’SPD nonostante Putin: deluso chi si aspettava l’espulsione
Schröder resta nell’SPD. Lo ha deciso lunedì pomeriggio la commissione arbitrale ad Hannover, distretto di provenienza dell’ex cancelliere.
La decisione, motivata dal fatto che l’insigne membro non avrebbe violato lo statuto e i regolamenti del partito, resta comunque destinata a far discutere.
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Restano deluse le 17 sezioni locali dell’SPD, che avevano chiesto l’espulsione di Schröder per via della sua vicinanza a Putin e al Cremlino, anche a causa della sua posizione ai vertici delle energetiche russe. Restano delusi anche tutti coloro che, nel partito, in questi mesi hanno provato imbarazzo di fronte a comportamenti dell’ex cancelliere che vanno da controverse considerazioni su Bucha, all’attribuzione di responsabilità all’Ucraina nel non voler accettare i negoziati, fino ad arrivare a recenti dichiarazioni vicine al Cremlino e distanti dallo stesso attuale cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, in merito alla turbina che limiterebbe la fornitura erogata dal gasdotto Nord Stream 1.
Dopo una recente visita a Putin, Schröder aveva infatti ribadito questa versione, fornita dalla Russia per giustificare l’erogazione sempre minore di gas. “La turbina è perfettamente funzionante e pronta a essere consegnata in ogni momento”, ha invece dichiarato Scholz dopo un sopralluogo, negando la tesi di Mosca ribadita da Schröder.
Per la commissione, il comportamento di Schröder non giustificherebbe l’espulsione
A quanto pare però, per la commissione arbitrale, il comportamento di Schröder non violerebbe le linee guida del partito. L’espulsione dall’SPD potrebbe infatti essere motivata, sulla base di quanto accertato dai decisori, solo in caso di contrasto con lo statuto, con le decisioni principali del congresso o di avvicinamento ad altre formazioni politiche, nonché di “grave danno” per questo inflitto al partito. Schröder non sarebbe incorso in nulla di tutto questo.
In ogni caso, di sicuro la decisione di Hannover sarà destinata a diventare l’ennesima spina nel fianco per l’SPD, chiamata ora a rispondere dei suoi criteri morali, oltre che delle sue condotte protocollari, nella misura in cui valuta discrezionalmente concetti inevitabilmente indeterminati come quello di “grave danno”. Senza contare il fatto che, tra l’espulsione e quella che i più critici stanno già chiamando “assoluzione”, potevano trovare spazio altri provvedimenti: un’ammonizione, ad esempio, una limitazione temporanea dei diritti di Schröder come membro del partito o una sospensione. Di sicuro, la futura condotta dell’ex cancelliere continuerà a essere fonte di preoccupazione per l’SPD e di grande gioia per l’opposizione.
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