Polemica sulle dichiarazioni di Schröder su Bucha. Saskia Esken: “Dovrebbe uscire dal partito”

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Gerhard Schröder e Vladimir Putin, nel lontano 2002. Photo credits: EPA PHOTO EPA POOL YURI KADOBNOV

L’intervista rilasciata da Gerhard Schröder al New York Times ha scatenato la rabbia di Kiev, ma ha anche scosso l’SPD al punto che la co-leader, Saskia Esken, ha dichiarato che l’ex cancelliere dovrebbe uscire dal partito.

Le dichiarazioni di Schröder relative al massacro di Bucha e la manifesta volontà di restare all’interno dei board delle aziende energetiche russe, con cui ha rapporti d’affari di miliardi, hanno ulteriormente aggravato la posizione dei socialdemocratici, spesso accusati di aver nutrito per anni rapporti ambigui con Mosca.

Gerhard Schröder. Steffen Prößdorf, CC BY-SA 3.0 DE <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/de/deed.en>, via Wikimedia Commons

L’intervista di Schröder al NY Times: nessuna frattura con le aziende russe

È stata assai imbarazzante, per l’SPD, l’intervista rilasciata sabato, al NY Times, da quello che attualmente è l’esponente più controverso del partito. Le recenti parole di Schröder hanno infatti spostato ancora più in avanti il baricentro di una situazione che è già in equilibrio precario.

Tanto per cominciare, Schröder non ha mai accettato l’invito a dimettersi dai board delle aziende energetiche russe, lanciato alla fine di febbraio dai leader dell’SPD, Saskia Esken e Lars Klingbeil. Resta infatti presidente dei consigli di amministrazione del colosso petrolifero ed energetico Rosneft e dei consorzi NordStream e NordStream 2, responsabili della costruzione dei gasdotti che collegano la Russia alla Germania, attraverso il Mar Baltico. In NordStream, Schröder presiede anche il comitato degli azionisti. Schröder sembra inoltre aver lasciata aperta la possibilità di sedere al vertice di Gazprom, la multinazionale dell’energia controllata dal governo russo e che lo ha invitato a sedere nel consiglio di amministrazione, tre settimane prima che la Russia invadesse l’Ucraina.


Schröder

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Il legame con Putin e le dichiarazioni su Bucha: l’indignazione di Kiev

Nell’intervista al NY Times, l’ex cancelliere ha inoltre fatto riferimento, pur senza scendere nel dettaglio, a una conversazione avuta a marzo con il presidente russo Vladimir Putin. “Quello che posso dirvi è che Putin è interessato a terminare la guerra. Ma non è così facile. Ci sono alcuni punti che devono essere chiariti” ha dichiarato Schröder. E a proposito del famigerato massacro di Bucha, il politico dell’SPD ha invece dichiarato: “Su questo si dovrà investigare“, ma in ogni caso ha aggiunto di non ritenere che gli ordini siano venuti da Putin, ma piuttosto da autorità inferiori.

Le parole di Schröder hanno suscitato reazioni accese, in Ucraina. “Vista la sua propaganda per il Cremlino, ci si chiede perché Schröder viva ad Hannover e non a Mosca!” ha dichiarato Vitali Klitschko, sindaco di Kiev, che ha chiesto sanzioni contro l’ex cancelliere e ha aggiunto che i suoi conti dovrebbero essere congelati.

Vladimir Putin. Kremlin.ru, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, via Wikimedia Commons

Aumenta la pressione sull’SPD: cosa succederà, adesso?

La patata bollente è dunque tornata nelle mani dei vertici dell’SPD. Chiaramente imbarazzati dalla possibilità di espellere un esponente di così grande rilievo, i quadri del partito sono però altrettanto imbarazzati dal fatto di non cacciarlo.

Nelle ultime settimane, infatti, l’SPD è stata spesso accusata di aver creato per anni un ambiguo legame tra Russia e Germania e nel mirino sono finite figure anche illustri, come quella del presidente federale Frank-Walter Steinmeier, attaccato esplicitamente dall’ambasciatore ucraino Melnyk. Se però figure come quella di Steinmeier possono essere difese con maggiore serenità e margine di manovra, Schröder è ormai visto come un lobbista del gas a libro paga di Putin e quindi come una figura difficilmente “recuperabile”.


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Saskia Esken: “Schröder dovrebbe uscire dal partito”

Cosa farà adesso, il partito? La co-leader, Saskia Esken, ha dichiarato lunedì alla Deutschlandfunk che “Gerhard Schröder ha agito per molti anni solo come un uomo d’affari e dovremmo smettere di percepirlo come un anziano statista, come un ex cancelliere”. Esken ha sottolineato che Schröder guadagna lavorando per le aziende statali russe e che “la sua difesa di Vladimir Putin contro le accuse di crimini di guerra è del tutto assurda”. All’esplicita domanda se Schröder debba uscire dal partito, Esken ha risposto: “Dovrebbe farlo”.

Questo però riporta la palla al centro e lascia a Schröder, ancora una volta, l’iniziativa. Che succederà se l’ex cancelliere continuerà a evitare le sollecitazioni dei leader socialdemocratici? L’SPD continuerà a lanciare inviti inattesi, a mostrarsi inattivo e a subire la pressione delle polemiche? Oppure deciderà di allontanare Schröder e in questo modo riconoscerà ufficialmente i suoi stessi fallimenti politici?

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