Clara Zetkin: eroina della parità di genere, ma contro il femminismo borghese

Clara Zetkin
Clara Zetkin. Karl Pinkau (1859-1922), Public domain, via Wikimedia Commons

di Concetta De Mauro

L’8 marzo ricorre in tutto il mondo la “Giornata Internazionale della Donna”, istituita ufficialmente con la risoluzione 32/142 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 16 dicembre 1977.

Clara Zetkin: la rivoluzionaria pacifista

Nonostante da questa data siano passati più di 40 anni, l’origine di questa festa viene ancora ignorata da molti e, con essa, la persona di Clara Zetkin, figura preminente nella storia della lotta per la parità dei diritti di tutte le donne del mondo.

Clara Zetkin. Karl Pinkau (1859-1922), Public domain, via Wikimedia Commons

Pedagogista e giornalista, Clara Eissner nacque nel 1857 a Wiederau, un comune della Sassonia, e come attivista pacifista dedicò interamente la sua vita all’idea della radicale rivoluzione della condizione della donna dal punto di vista sociale, politico e lavorativo.
Divenne membro del Partito Socialdemocratico di Germania (Sozialdemokratische Partei Deutschlands, SPD) nel 1878, proprio all’inizio della vigenza delle leggi anti-socialiste del Cancelliere Bismarck, le quali, di fatto, vietavano ogni tipo di attività di matrice socialista.

Fondamentali per la formazione politica della Zetkin furono gli anni del primo esilio, tra il 1882 e il 1890, durante il quale si trasferì prima a Zurigo, poi a Vienna e successivamente a Parigi, all’epoca centro internazionale del movimento socialista, dove ebbe contatti con altri attivisti emigrati russi e tedeschi, lavorando come giornalista e militando attivamente. Qui incontrò il suo primo marito, Ossip Zetkin, del quale assunse il cognome e con cui ebbe due figli, Maxim e Kostya.

Clara Zetkin. Unknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

Direttrice del “Die Gleichheit”, il quotidiano femminile del SPD

Tornata in Germania, a partire dal 1891 diresseDie Gleichheit”, il quotidiano femminile del SPD che si rivelò fondamentale per il successivo sviluppo del movimento femminile.
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L’evento decisivo per rendere effettiva la nascita del Movimento Internazionale delle Donne fu il Congresso Internazionale dei Lavoratori del 1889, a Parigi, a cui la Zetkin partecipò stabilendo le basi programmatiche di quello che sarebbe diventato il primo movimento internazionale femminile, ribadendo la necessità che le donne potessero lavorare e che la conseguente indipendenza economica fosse possibile anche attraverso due elementi oggigiorno ormai dati per scontati: la speranza che le innovazioni scientifiche potessero rendere più semplici i lavori domestici e che le pubbliche istituzioni potessero contribuire all’educazione dei bambini in età scolare, così che la donna potesse avere la possibilità di lavorare per conto proprio e non dover più dipendere dall’uomo.

Hannover, strada dedicata a Clara Zetkin. Illustratedjc, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

La distanza rispetto alle cosiddette “femministe borghesi”

Clara Zetkin aveva una sua filosofia di pensiero: l’indipendenza economica era il presupposto necessario per eliminare l’oppressione delle donne, per raggiungere la piena parità di diritti e avere normative a protezione del lavoro femminile.

La battaglia della Zetkin era però incentrata su una equazione essenziale: la questione del lavoro femminile doveva essere affrontata di pari passo a quella della piaga sociale del proletariato, era quindi necessario che con la liberazione delle donne avvenisse anche la liberazione del lavoro dal capitalismo, nel pieno rispetto della sua fede marxista. I proletari, donne e uomini, dovevano attivarsi insieme per ottenere condizioni di vita e di lavoro migliori. Queste idee la portavano a porsi in maniera piuttosto critica nei confronti delle associazioni femministe dell’epoca, che giudicava troppo “borghesi”.

Clara Zetkin e Rosa Luxemburg (1910). Unknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

Il Movimento Internazionale Socialista delle Donne

Il Movimento Internazionale Socialista delle Donne fu ufficialmente fondato in occasione della Prima Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, nell’ambito del Congresso Internazionale dei Socialisti che si tenne a Stoccarda tra il 17 e il 19 agosto del 1907. In questa prima conferenza, venne votata all’unanimità la mozione a favore dell’istituzione del suffragio femminile.

Nella cornice di questa lotta per l’ingresso della donna nell’elettorato attivo, si inserì la proposta di stabilire “una giornata internazionale per le donne”, durante la Conferenza della Seconda Internazionale delle Donne Socialiste, avvenuta a Copenaghen tra il 26 e il 27 agosto del 1910, a cui parteciparono più di 100 delegate provenienti da 17 nazioni diverse, tra cui anche Rosa Luxemburg, e durante la quale Clara Zektin venne rieletta come segretario generale del Movimento Internazionale delle Socialiste.

Clara Zetkin al II Congresso dall’Internazionale comunista, 1921. Unknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

Il primo “8 marzo” della storia e l’antimilitarismo di Clara Zetkin

È il 19 marzo 1911 la data da ricordare come il primo “8 marzo” della storia, come riportato dalla stessa Zetkin su “Die Gleichheit,” giorno in cui in molti Paesi europei molte donne scesero in piazza innalzando un comune stendardo di battaglia: il suffragio universale e il miglioramento della condizioni del proletariato.

Quando le micce della prima guerra mondiale cominciarono a scoppiare, la celebrazione di questa festa venne meno, ma Clara Zetkin continuò a lottare, fecendo proprio anche il messaggio di pace universale. Per questo motivo rifiutò categoricamente la politica del Burgfrieden (l’accordo di tregua nella lotta politica tra il partito Socialdemocratico di Germania e i partiti della borghesia, allo scopo di non creare divisioni interne nell’Impero tedesco che si apprestava a partecipare al conflitto bellico mondiale) e si spese nell’attività di propaganda anti-militare, per la quale fu arrestata diverse volte.

Clara Zetkin. Unknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

La fuga dalla Germania nazista e l’esilio in Unione Sovietica

Nel gennaio del 1919, la Zetkin aderì al Partito Comunista di Germania (Kommunistische Partei Deutschlands, KPD), che era stato fondato un anno prima, e lo rappresentò nel Reichstag dal 1920 al 1933, fino a quando Adolf Hitler non prese il potere e il partito comunista venne bandito. Clara Zetkin scappò nuovamente dalla Germania divenuta nazista, andando in esilio nell’Unione Sovietica, dove morì a Mosca il 10 febbraio del 1933.

La storia di questa donna che non si riconosceva nelle “femministe” della sua epoca, ma che della lotta per il miglioramento delle condizioni del proletariato e delle donne in generale fece la sua ragione di vita, non può che essere considerata una delle prime pietre miliari nella battaglia della parità di genere.


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A tal proposito e data l’attualità dei temi in materia di parità di genere a livello sociale, lavorativo e politico, si consiglia la lettura del libro “Clara Zetkin – Letters and writers”, edizione in inglese tradotta da Mike Jones, collana “Revolutionary History”, pubblicata dalla casa editrice “The Merlin Press”, dove si possono leggere molti suoi articoli, testi di alcuni suoi discorsi pubblici e parte della sua corrispondenza privata con Rosa Luxemburg e Lenin.

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