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Attacco contro agenzia stampa vicina al Cremlino: dissidente russo incriminato a Berlino

La procura di Berlino sta svolgendo, da oltre un anno, un’indagine particolarmente delicata su un possibile attentato pianificato ai danni del personale di un’agenzia di stampa russa vicina al Cremlino. Dopo mesi di indagini, svoltesi lontano dalla ribalta dei media, un dissidente russo è stato ora incriminato, con l’accusa di essere il responsabile del tentativo di attacco.

Tentato attacco con ordigno esplosivo, nessun ferito

I fatti risalgono al maggio del 2022, poche settimane dopo l’attacco russo all’Ucraina. La polizia è stata chiamata in un edificio che ospita tanto appartamenti quanto esercizi commerciali nel quartiere berlinese di Steglitz. Un residente aveva infatti segnalato il lancio di una bottiglia contro una finestra del palazzo. Gli agenti, intervenuti sul posto, trovato la finestra rotta e, una volta all’interno della proprietà, hanno individuato in un androne un dispositivo incendiario artigianale e lo hanno disinnescato.

Sono scattate immediatamente le indagini dell’Ufficio di Polizia Criminale del Land per conto della Procura Generale di Berlino. Sebbene non ci siano state vittime né feriti, infatti, è apparso immediatamente evidente che si trattasse di un caso di una certa rilevanza politica, dal momento che si ritiene che all’interno dell’edificio risiedano i dipendenti dell’agenzia di stampa russa RIA Novosti, che è statale e quindi legata al Cremlino.

Il sospettato è un dissidente russo, in Germania dagli anni ’90

Secondo quanto riportato da diversi media tedeschi, tra cui ARD capital studio, SWR, rbb e Tagesschau, le autorità sospettano il coinvolgimento Dimitrij B., un cittadino russo che vive in Germania dagli anni ’90 ed è noto come dissidente. B. Si è infatti espresso più volte contro le politiche del governo di Vladimir Putin e ha fondato, in Germania, l’associazione UnKremlin e.V., di cui è presidente. B. ha anche organizzato proteste contro Putin in Germania e manifestazioni davanti all’Ambasciata russa per diverse cause, dall’imprigionamento dell’oppositore di Putin Alexei Navalny all’attacco all’Ucraina.

B. Risulta, al momento, detenuto da sei mesi ed è stato incriminato dalla Procura Generale di Berlino per tentato omicidio – accusa che l’uomo respinge nettamente tramite i propri legali.

Cosa sappiamo dell’indagine

Sull’ordigno sarebbero state trovate tracce di DNA di B. e, nel corso della perquisizione nel suo appartamento, sarebbero stati rinvenuti i materiali necessari per costruirlo. Tuttavia non è chiaro per quanto tempo l’ordigno sia rimasto nella residenza di Steglitz, prima di essere trovato dagli agenti. Inoltre, il cellulare e la scheda SIM del sospettato sono stati registrati nelle vicinanze dell’edificio colpito, il giorno del presunto attentato.


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L’avvocato di B. ha dichiarato che il cellulare e l’auto appartengono al suo cliente, ma che egli li avrebbe regolarmente messi a disposizione dei rifugiati ucraini che ospitava nel suo appartamento. Secondo l’avvocato, uno di questi rifugiati potrebbe essere un provocatore nonché il responsabile della costruzione dell’ordigno e aver cercato di incastrare B. Il sospettato, a sua volta, sostiene di essere vittima di un’operazione dei servizi segreti russi, ma fino ad ora non sono state trovate prove concrete a sostegno di questa tesi. Rimane ancora un mistero il motivo per cui l’ordigno non sia esploso, anche se è stato danneggiato durante il disinnesco. Gli inquirenti ritengono che l’ordigno possa essere stato collocato in aprile e di avere in mente una data esatta, tuttavia l’indagine è ancora sottoposta a una certa riservatezza, vista le delicatezza del contesto geopolitico al quale si lega. Si teme infatti che B. possa essere oggetto di tentativi di rappresaglia.

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