Peter Fitzek, e il “regno di Germania”: la setta che preoccupa la Sassonia

Schloss_Baerwalde Reichsbürger Peter Fitzek
Gwalter, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons

Sono inquieti e preoccupati gli abitanti del piccolo villaggio sassone di Bärwalde e della vicina Boxberg, vicino a Görlitz. Da un po’ di tempo, infatti, nei fine settimana, questo circondario della Sassonia orientale fa i conti con un gruppo di nuovi “vicini”, che sembrano intenti a costruire una comunità dagli intenti poco chiari. I cosiddetti “villaggi del bene comune” (Gemeinwohldörfern) stanno sorgendo in questa zona, aggregandosi intorno a grandi proprietà che sono state acquistate da appartenenti al gruppo dei “Reichsbürger”, i “cittadini del Reich”. In particolare, la comunità che ha acquistato il castello vicino a Bärwalde farebbe capo al noto estremista Peter Fitzek.

Chi è Peter Fitzek

Anche una qualifica come “estremista”, a dire il vero, sta stretta a una figura come quella di Fitzek. Non perché le sue posizioni non siano estreme e anticostituzionali, ma perché la sua posizione all’interno del movimento si arricchisce di dettagli che sfociano nell’incredibile, flirtando con il ridicolo. Fitzek non si auto-identifica specificamente come un appartenente ai Reichsbürger, ma piuttosto come re dell’autoproclamato “Regno di Germania”, che non riconosce l’autorità e la sovranità della Repubblica Federale Tedesca e intende riferirsi a quelli che erano i confini tedeschi del 1937. C’è di più: secondo dichiarazioni del 2012, la forma statale della “Nuova Germania” (uno “Stato” con tanto di bandiera, rappresentato in realtà da un’associazione) dovrebbe combinare “democrazia diretta ascendente nella forma organizzativa di una repubblica sovietica con una monarchia costituzionale”.


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Fitzek è stato più volte fotografato con paramenti regali e scettro e vive delle donazioni delle migliaia di adepti di quella che è considerata la sua setta – un movimento che mescola esoterismo, neonazismo, iper-nazionalismo, teorie del complotto e culto della personalità. Il presidente dell’Ufficio per la protezione della Costituzione della Sassonia, Dirk-Martin Christian, ha definito gli aderenti al movimento come “persone che rifiutano l’esistenza della Repubblica federale di Germania, vivono in un mondo di fantasia e hanno inventato Stati immaginari, come questo regno”.

I Reichsbürger in Sassonia

Tornando alla Sassonia di oggi, c’è una certa preoccupazione all’interno dell’Ufficio per la Protezione della Costituzione (Verfassungsschutz), rispetto alla creazione dei “villaggi del bene comune”, che i cittadini del Reich starebbero costituendo nei castelli acquistati appunto in Sassonia orientale e nella zona degli Erzgebirge – una catena montuosa che si trova nella stessa regione, dove i Reichsbürger hanno acquistato un piccolo castello presso la diga di Eibenstock. Secondo quanto riportato da MDR AKTUELL, Fitzek avrebbe anche cercato di acquistare proprietà a Schönebeck, in Sassonia-Anhalt.

Il sindaco di Boxberg Achim Junker (CDU) ha parlato di circa un centinaio di persone, che arrivano soprattutto nel fine settimana e che sono state viste effettuare lavori di pulizia e riordino intorno al castello di Bärwalde. Al momento, le autorità di Boxberg stanno collaborando con la polizia e la Verfassungsschutz per monitorare la situazione.

Questi “villaggi del bene comune”, secondo Dirk-Martin Christian hanno tutta l’apparenza di comunità settarie, nelle quali le persone si chiudono, perdendo il contatto con il mondo esterno. A preoccupare in particolar modo la Verfassungsschutz sarebbe la parte violenta della loro ideologia, che esprime la volontà di usare la forza e le armi per imporsi. D’altra parte non è raro che gli auto-definiti “cittadini del Reich” incorrano in problemi penali, dal momento che parte della loro ideologia consiste proprio nel rifiutare le leggi tedesche. Per questo motivo capita spesso che vengano loro contestati illeciti e reati di vario genere, che vanno dall’evasione fiscale alla guida senza patente, passando per atteggiamenti violenti e intimidatori verso i rappresentanti delle istituzioni nazionali.

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