Gassi tra i quadrati e cubi del Block 1, armonia tra casa, città e natura!

di Paolo Brasioli

Di Merlin, Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli

Oggi Gassi al Block 1, verso una mia grande passione. Gutes Essen? Ja ja natürlich, aber… nein! Infatti, come sapete a me piacciono i quadrati ed i cubi, e le loro moltiplicazioni e declinazioni! Beh allora seguitemi e… andiamoci proprio dentro!

Ci dirigiamo verso una speciale geometrica costruzione, a base di quadrati e cubi appunto, che si trova sull’angolo tra Köthener Straße e Bernburger Straße, alle spalle di Potsdamer Platz, su un lotto di quasi tremila metri quadrati.

di Paolo Brasioli

Questa area della città, che si è sviluppata tra le stazioni ferroviarie di Anhalter e Potsdamer Platz, si venne a configurare già a partire dalla fondazione dell’Impero, a fine ‘800, e poi fu quasi completamente distrutta durante la guerra e successivamente liberata dalle macerie lasciate. Fu quindi oggetto di studi e proposte circa la viabilità e l’urbanistica abitativa. Fu scelto, al termine di vari dibattiti e studi, di ristabilire i caratteri urbanistici storici abbandonando anche l’idea proposta di far passare qui un importante collegamento autostradale, una tangenziale di fatto, che avrebbe letteralmente “tagliato”, sconvolgendolo, il quartiere!

Le origini del Block 1

Ed eccomi intanto arrivato sotto a questa casa fatta tutta di mattoni rossi scuro e di bianche finestre, costituita da circa ottanta appartamenti in affitto, di cui la metà sorti con finanziamento pubblico a scopo sociale. Alcuni alloggi, come quelli angolari, sono su due livelli, con un collegamento interno che avviene attraverso divertenti scalette e ponti vetrati a forma di piacevolissimi giardini d’inverno. Il piano interrato del complesso è concepito invero come piano seminterrato con l’ingresso e l’uscita al parcheggio. L’edificio, progettato dall’architetto Oswald Matthias Ungers nel 1985, è stato inaugurato nel 1989, accogliendo e ben sviluppando le indicazioni progettuali dell’IBA (Internationale Bauausstellung Berlin) inerenti la tipologia edilizia. Tra questi caratteri sono fondamentali i passaggi verso il cortile interno mediante otto grandi portali sui quattro lati ed i tetti-giardino per i residenti.


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Seguendo queste indicazioni, il Maestro Ungers ha creato un edificio-isolato in cui è stata certamente recuperata la tipologia storica del blocco chiuso con corte, ma che si presenta maggiormente aperto e permeabile. L’altezza totale è stata determinata in rispettoso allineamento di gronda dell’edilizia esistente su Bernburger Straße e Dessauer Straße, dove erano ancora presenti, in ordine sparso, alcuni edifici storici superstiti.

La continuità architettonica lungo la Bernburger Straße e la Köthener Straße viene ripristinata con questa nuova costruzione, che però, in modo geniale, non si connota appunto come un elemento chiuso, massiccio impenetrabile, ma invece aperto e passante, visivamente e fisicamente.

Armonie geometriche

La costruzione consiste in sei piani fuori terra, se visto dalle strade, e da cinque se visto dalla corte interna. La copertura piana è infatti divisa in due parti: una più bassa, con i giardini a disposizione dei residenti, sul lato della corte interna, che risulta pertanto più ariosa, e una più alta sull’esterno, dove sono presenti degli attici. Tutti i collegamenti verticali, scale e ascensori, sono disposti ai quattro angoli interni della corte.

Siccome allora la Bernburger Straße era una strada trafficata proveniente dalla Anhalter Straße e diretta verso il Kulturforum, venne intelligentemente raccomandato di creare ampie aperture sui quattro lati dell’edificio, per consentire un ricambio d’aria continuo. Queste aperture, gli otto portali appunto, al piano terra svolgono anche la funzione di aprire l’edificio alla città, consentendone l’attraversamento pubblico sia da est a ovest che da nord a sud. È stata quindi sviluppata una tipologia sperimentale dell’edificio a blocco “aperto” in cui questi “vuoti”, alti ben tre piani, alleggeriscono sapientemente l’eccessivo rigore volumetrico.

La corte pubblica, leggermente rialzata dal piano stradale, doveva, nel concetto programmatorio, far parte del sistema di spazi aperti, differenziati in aree verdi pubbliche, semi-pubbliche e private e di passaggi interconnessi attraverso i blocchi, coinvolgenti anche le aree limitrofe, in una visione nella quale le relazioni sociali, di vicinato e non solo, sono molto coese e condivise e dove la vita cittadina è protagonista. Del resto, lo stesso Ungers scrisse: “La struttura della casa somiglia alla struttura della città – solo le dimensioni sono differenti”, e questo è molto vero in questo edificio, che è in sé casa, insieme di case, tratto di città!

di Paolo Brasioli

Al momento della sua realizzazione, nel lotto libero, l’edificio confinava a nord con la storica preesistenza della Meistersaal con il suo ampio classico timpano in facciata. Ad est con l’attrezzato e quieto parco giochi per i bimbi del quartiere, mentre a sud verso il Landwehrkanal, l’area era allora ancora completamente libera ed “al naturale”.

La conformazione volumetrica e le superfici dell’edificio si caratterizzano per un raffinato schematismo, una studiata geometria, quasi una pittorica astrazione. Come in molte altre sue costruzioni, anche in questa l’architetto Ungers ha utilizzato il tema del quadrato e del cubo, come moduli generatori in grado di creare armonia, bellezza e quiete. Sono stati evitati altri dettagli che avrebbero potuto distogliere l’attenzione dalla percezione della chiara ed elementare geometria dell’edificio nel suo complesso.

La continuità della griglia quadrata su tutte le superfici, accentuata tra l’altro dalla presenza dei telai bianchi a croce delle grandi finestre (se ne contano ben 264 sui prospetti esterni!) e che si suddividono in ulteriori altri quattro quadrati, e l’assenza di ogni sovrastruttura decorativa, accentuano la sua dimensione di puro segno geometrico collocato nello spazio urbano. Quasi un oggetto di design, una scultura simbolica, un puro volume dalla struttura cristallino-cubica!

La forma utilizzata, rigidamente stereometrica, simmetrica e ieraticamente immobile, conferma il “superamento del Moderno” da parte di Ungers, a favore di un carattere compositivo in cui la forma pura e la semplificazione razionale sono in grado di infondere una innata monumentalità ed al contempo una rara affabilità all’opera. Dal dettaglio al totale!

Per questa sua forma aperta e per la sua particolare posizione urbana di Berlino, non molto lontana dall’allora confine del Muro, l’intervento è stato definito originariamente “Torhaus zur südlichen Friedrichstadt” (“Porta della Friedrichstadt meridionale”), alludendo certo alla funzione simbolica della struttura, concepita proprio come porta urbana, un arco quadrifronte, d’ingresso alla città storica.

Il cambiamento degli anni ’90

Ma la situazione cambiò rapidamente e radicalmente dagli anni ’90, con lo sviluppo del quartiere di Potsdamer Platz, e specialmente con gli edifici del Park Kolonnade sulla Köthener Straße e sul lato della Bernburger Straße, che hanno reso oggi l’edificio quasi nascosto, relegato in secondo piano, sicuramente non più apprezzabile da lontano e protagonista della scena cittadina, come era un tempo. La vegetazione, caldamente richiesta dal programma dell’IBA, si è sviluppata con il grande albero posto al centro del cortile, con un limitrofo giardinetto/parco giochi e soprattutto con l’immensa edera canadese che ricopre i fronti, tingendosi di giallo, verde, rosso a seconda delle stagioni, e donandoci l’idea di una natura che abbraccia tutto e si fa architettura!

Il Block 1 rimane pertanto, dopo oltre 30 anni, uno degli angoli residenziali più emozionanti, sensibilmente ed intelligentemente progettati e realizzati della nuova Berlino, da abitare e frequentare, per vivere in armonica connessione tra loro la casa e la città, in vitale relazione con la natura urbana!

Beh…dopo questa “scorpacciata” di quadrati e cubi… Ich bin voll und glücklich! e voi? Tschüss!


L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura

Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.

Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.

Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.

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