Oskar Lafontaine lascia la Linke: “Non punta più agli interessi dei lavoratori e alla pace”
Lo diceva da tempo, lo ha fatto. Oskar Lafontaine, co-fondatore ed ex-presidente della sinistra tedesca della Linke, ha annunciato a Saarbrücken di lasciare il partito. Il motivo dello strappo è quello che il politico 78enne ritiene essere il tradimento, da parte della Linke, dei suoi valori politici fondativi.
Oskar Lafontaine, addio a die Linke: “Non è più un’alternativa di sinistra”
Le motivazioni dell’addio di Lafontaine sono affidate a una dichiarazione di 44 righe, in cui l’ormai ex presidente dichiara che il partito, oggi, non è più “un’alternativa di sinistra alla politica dell’insicurezza sociale e della disuguaglianza”. Per questo ha scelto di abbandonarlo.
Lafontaine ha indicato anche una data, il 2015, a partire dalla quale sarebbe stata evidente la progressiva trasformazione del partito, divenuto oggi una formazione politica “per cui gli interessi dei lavoratori e dei pensionati e una politica estera orientata al diritto internazionale e alla pace non sono più centrali”.
Ha inoltre accusato di nuovo la Linke di aver supportato nel Saarland un meccanismo fraudolento, teso ad assegnare i seggi attraverso liste di membri manipolate. Questa accusa, ripetuta più volte anche in passato, aveva fatto sì che il partito iniziasse una procedura di espulsione verso Lafontaine, ancora pendente al momento del suo ritiro. Le sue dimissioni, tuttavia, la interromperanno automaticamente.
Leggi anche:
Germania, Jörg Meuthen lascia AfD. L’ex leader: “Il cuore del partito batte molto a destra”
Una carriera fatta di strappi importanti: noto anche il suo “divorzio” dai socialdemocratici
Non è la prima volta che Lafontaine fa parlare di sé per uno “strappo eccellente”. Successe già nel marzo del 1999, quando il politico si dimise da leader federale dell’SPD e da ministro delle finanze. La ragione dell’allontanamento dai socialdemocratici, che aveva contribuito a far vincere dopo 16 anni di cancellierato di Kohl, si legò alla disputa sugli incombenti tagli allo stato sociale decisi dal governo Schröder.
Ultimo passo politico per Lafontaine?
Politicamente, questo ritiro potrebbe essere l’ultimo atto per Lafontaine, dopo 50 anni di attività. Negli anni, l’ormai ex leader della Linke è stato, nell’ordine, sindaco di Saarbrücken, presidente dell’SPD, ministro-presidente del Saarland dal 1985 al 1998, candidato cancelliere per l’SPD nel 1990 e ministro federale delle finanze nel 1998, cofondatore della Linke e in seguito suo capogruppo al Bundestag.
Non si è ancora espressa la moglie e compagna di partito di Lafontaine, Sahra Wagenknecht, che al momento non sembra intenzionata a seguirlo. Durante la pandemia, entrambi si sono distinti nella critica costante delle misure anti-Covid del governo, utilizzando a volte toni e contenuti che hanno fatto storcere il naso a molti. Lafontaine, ad esempio, citando un sito controverso, accusato di aver diffuso teorie del complotto, e Wagenknecht parlando di dittatura sanitaria.
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!