Aumenti degli affitti fino al 10%: le grandi immobiliari a Berlino fanno ancora discutere

immobiliari a Berlino

Mentre le pressioni per l’esproprio delle grandi immobiliari a Berlino continuano, dopo il voto favorevole al referendum di settembre, le aziende interessate, soprattutto Deutsche Wohnen e Vonovia, tornano a far discutere con aumenti degli affitti che preoccupano gli inquilini. Il capo dell’associazione di protezione degli inquilini e dei consumatori AMV, Marcel Eupen, ha riferito alla Berliner Zeitung che le richieste di assistenza sono in drastico aumento, da quando anche le aziende immobiliari private, dopo quelle statali, hanno annunciato aumenti degli affitti. E, nonostante l’accordo, raggiunto prima della fusione fra Deutsche Wohnen e Vonovia, di limitare tali aumenti all’uno per cento annuo, alcuni inquilini hanno visto aumentare la propria aliquota mensile fino al 10 per cento.

Gli aumenti, secondo quanto annunciato dal portavoce di Vonovia Matthias Wulff, dovrebbero interessare circa un ottavo dei quasi 40.000 appartamenti che la società possiede a Berlino, mentre le unità abitative di proprietà di Deutsche Wohnen per le quali sarà aumentato il canone di affitto dovrebbero essere circa 22.000.

I grandi gruppi immobiliari a Berlino adottano politiche disomogenee di aumento degli affitti

Alla base delle discrepanze fra gli aumenti reali degli affitti e gli impegni iniziali delle grandi immobiliari berlinesi ci sarebbe una pratica ancora non standardizzata di aumenti degli affitti da parte delle società non statali. Mentre il limite dell’uno per cento è stabilito in linea generale, ci sarebbero casi individuali nei quali le società determinano incrementi maggiori. La Berliner Zeitung riporta il caso di un appartamento di Spandau, il cui affitto al netto delle utenze (il cosiddetto Kaltmiete) è passato da 500 a 550 Euro, ovvero è aumentato del dieci per cento. Questo caso, secondo Eupen, non sarebbe isolato.

Vonovia afferma che gli ultimi aumenti servono a mettere l’azienda in pari con quelle pubbliche, ma a queste ultime non è permesso aumentare gli affitti dei contratti in corso oltre l’uno per cento, a meno che i canoni non fossero stati abbassati durante il periodo di implementazione del Mietendeckel (il blocco degli affitti poi dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale), nel qual caso gli incrementi possono arrivare a un massimo del 2.5 per cento.


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Le politiche di aumento, inoltre, non sono uniformi neanche fra le due aziende succitate, nonostante l’avvenuta fusione. Deutsche Wohnen, infatti, si è auto-imposto un limite di aumento di 30 Euro mensili e applica le tariffe in base all’indice degli affitti, in modo tale che il costo del singolo affitto non superi il 30% del reddito dell’inquilino. Vonovia, invece, non ha previsto nessuna cifra massima per gli incrementi dei canoni d’affitto e si limita a un generico impegno a mantenere “accessibili” i costi degli appartamenti e a invitare gli inquilini a contattare l’azienda qualora temessero di non potersi più permettere il pagamento, per “trovare insieme una soluzione”.

Marcel Eupen dell’AMV ha accusato il senatore per lo sviluppo urbano di Berlino Andreas Geisel (SPD) di attuare una politica ingenua e troppo blanda, basata sulla speranza che le grandi immobiliari a Berlino accettino una moratoria volontaria degli affitti come parte della futura collaborazione con le istituzioni per la costruzione di nuovi alloggi e di alloggi a prezzi accessibili. “Mentre la politica spera, l’industria immobiliare agisce”, ha detto Eupen “e incassa in anticipo” applicando considerevoli aumenti degli affitti a partire da aprile.

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