Uno dei passaggi più importanti della prima sessione del Bundestag, tenutasi martedì, è stata la formazione dei gruppi di lavoro che dovranno agire sui diversi punti del programma e in generale dare corpo alle politiche dei diversi ministeri. Nell’SPD, già da questa prima fase, si è tenuto uno scontro di cui non tutto l’elettorato e non tutti gli avversari sono consapevoli, ma che ha causato aspre discordie e scontri con i membri e gli elettori LGBTQ+ del partito. A far discutere è stata la nomina di Leni Breymaier (SPD) a capo del gruppo di lavoro del partito su “Uguaglianza e Diversità”. Dopo la tempesta di polemiche che questa scelta ha scatenato, Breymaier è rimasta all’interno del gruppo, ma non è più alla sua guida – modifica che non ha soddisfatto coloro che la giudicano inadatta a lavorare sul tema dell’inclusione e dei diritti.
Leni Breymaier, idolo delle TERF
Perché il nome di Leni Breymaier nel gruppo di lavoro su “Uguaglianza e Diversità” è controverso? Leni Breymaier, che è stata presidente dell’SPD in Baden-Württemberg, è considerata, da una larga parte della comunità LGBTQ+, una “TERF”. Con questo acronimo, che significa Trans-Exclusionary Radical Feminist (ovvero “femminista radicale che esclude le persone trans”) si indica una corrente di pensiero che nega la validità dell’identità di genere delle persone trans, con un focus particolare sulle donne trans. Le discussioni in questo senso, sia nell’ambito degli studi di genere che nei gruppi femministi, sono estremamente accese e hanno portato intere comunità a distanziarsi da figure note – la più celebre delle quali è la scrittrice J.K. Rowling – in seguito ad affermazioni transfobiche o considerate in qualche modo lesive della dignità delle persone transessuali.
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Questo tipo di posizioni si accompagnano di solito a un rifiuto di altre forme di autodeterminazione, come quelle delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso. Qualcuno ricorderà, per esempio, che, a febbraio di quest’anno, Breymaier aveva fatto discutere per la proposta di vietare la prostituzione in Germania. In seguito, la deputata ha anche respinto le proposte legislative sull’autocertificazione delle persone trans dei partner di coalizione (FDP e Verdi). La difesa di entrambe queste posizioni ha trasformato la deputata SPD in un’idolo di quella parte del femminismo tedesco che il resto della comunità accomuna sotto la definizione di TERF.
Breymaier rimossa dalla presidenza del gruppo di lavoro
Olaf Scholz, in campagna elettorale, aveva detto che un suo cancellierato avrebbe significato l’approvazione della legge che semplifica l’iter e protegge i diritti delle persone trans, il che ha reso ancora più aspro lo scontro interno. Inoltre, il partito di maggioranza governa ora insieme ai Verdi, che in parlamento hanno portato per la prima volta due donne trans. Per questi motivi, l’organizzazione delle persone LGBTQ+ dell’SPD ha considerato la nomina come una provocazione e violentissime polemiche si sono accese non appena la notizia è divenuta pubblica. In conseguenza, Breymaier è stata “retrocessa” a semplice membro del gruppo di lavoro, in affiancamento a Petra Köpping, le cui posizioni sull’accettazione delle diverse identità di genere sono più inclusive. Va detto che la SPD non ha fornito motivazioni ufficiali sul cambio di ruolo, ma la stampa tedesca ha unanimemente attribuito questa scelta alla natura controversa della nomina di Breymaier.
Dalle fila di coloro che ritengono l’autodeterminazione di genere un pericolo e un errore sono arrivate numerose testimonianze di solidarietà a Leni Breymaier. 14 bouquet di fiori sono stati consegnati al suo ufficio al Bundestag e su Twitter è stato lanciato l’hashtag #BlumenfürLeni (#FioriperLeni).
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Nel gruppo di lavoro su “Uguaglianza e Diversità”, l’SPD non ha inserito neanche una persona queer
La composizione del gruppo di lavoro, tuttavia, è ancora ben lontana dal soddisfare i fautori dell’inclusione di genere e i promotori dei diritti trans. A creare preoccupazione, infatti, è la presenza nel team di Karamba Diaby, che sulla carta incarna il candidato perfetto per un gruppo di lavoro sull’inclusione (è nato in Senegal e nel 2020 alcuni estremisti di destra hanno attaccato il suo ufficio con armi da fuoco), ma è da sempre un dichiarato oppositore dell’autocertificazione per le persone transessuali, ovvero per la semplificazione dell’iter legislativo che porta al riconoscimento del loro genere.
La testata Queer.de fa anche notare come in tutto il gruppo di lavoro che deve occuparsi di uguaglianza e diversità e quindi anche dei diritti delle persone queer non l’SPD non abbia inserito una sola persona appartenente alla comunità LGBTQ+. Oltre ai già citati Breymeier, Köpping e Dibay, infatti, l’altro membro del gruppo è Kaweh Mansoori, parlamentare e avvocato di Francoforte di origini iraniane. In questo contesto, il partito sembra lanciare un segnale chiaro, che preoccupa l’elettorato queer. Le reazioni sono state accese, soprattutto sui social media.
Su Twitter, la nomina di Breymaier è stata definita “un grossolano errore di casting”, “inaccettabile”, “uno schiaffo a chi pensa che la SPD sia a favore dei diritti delle persone LGBT” e “come nominare Höcke a capo dell’Ufficio per la protezione della Costituzione”.
Allo stesso gruppo di lavoro, per i Verdi, partecipa una squadra interamente femminile che comprende due persone queer: l’ex portavoce politica queer del gruppo parlamentare del partito, Ulle Schauws, e la prima deputata dichiaratamente bisessuale del Bundestag, Ricarda Lang. Anche l’FDP ha inserito in questo gruppo di lavoro una persona queer: si tratta di Michael Kauch, capo dei liberali gay e lesbiche (LiSL).
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