La vera storia di Biancaneve. I Grimm ispirati da due nobildonne tedesche
Molti conoscono Biancaneve per la famosissima trasposizione cinematografica della Disney. L’eroina dai capelli d’ebano e la pelle bianchissima nasce tuttavia dall’antica fiaba popolare europea “Biancaneve e i sette nani”, divenuta famosissima nella versione tedesca dei fratelli Grimm (titolo tedesco: Schneewittchen), pubblicata per la prima volta nel 1812.
Ciò che invece non molti sanno è che la protagonista della celebre fiaba potrebbe essere stata ispirata da due nobildonne tedesche realmente esistite. O almeno ne sono convinti diversi studiosi, che hanno motivato questa convinzione attraverso pubblicazioni sul tema e analisi specifiche. Ma scopriamo chi sono queste due donne.
Biancaneve è forse Margaretha von Waldeck?
Secondo lo studioso Eckhard Sander la “vera” Biancaneve” visse tra l’Assia e la Bassa Sassonia e fu la contessa tedesca Margaretha von Waldeck, nata nel 1553 da Filippo IV, conte di Waldeck-Wildungen, e dalla sua prima moglie Margherita.
Alla morte della madre, avvenuta quando la bambina aveva appena quattro anni, Margaretha si trovò a doversi relazionare con la seconda moglie di suo padre, la severissima Katharina di Hatzfeld, con cui pare avesse pessimi rapporti. La giovane, descritta dai documenti della città di Bad Wildungen come di straordinaria bellezza, fu allontanata dal castello quando aveva sedici anni e quasi esiliata a Bruxelles.
A Bruxelles si innamorarono di Margaretha molti nobiluomini, incluso l’erede al trono di Spagna, il futuro Filippo II. La relazione fu fortemente osteggiata, anche perché la ragazza era di fede luterana, e quando Margaretha morì a 21 anni, probabilmente avvelenata, molte furono le illazioni. Alcuni ritennero addirittura che dei sicari fossero arrivati apposta dalla Spagna, ma le circostanze del decesso restano avvolte nel mistero.
Eckhard Sander ha elaborato e approfondito questa ipotesi nel libro “Biancaneve: fiaba o verità?”, pubblicato nel 1994.
Biancaneve è forse Maria Sophia von Erthal?
Secondo altri esperti, invece, tra cui un club di studiosi di favole guidato dal farmacista Karlheinz Bartel, la storia di Biancaneve sarebbe ispirata a quella di Maria Sophia Margaretha Catherina von Erthal, nata il 15 giugno del 1725 in un castello di Lohr am Main, in Baviera.
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Suo padre, Philipp Christoph von Erthal, era un nobile e un proprietario terriero e dopo la morte della moglie si risposò con Claudia Elisabeth von Reichenstein.
La donna non sopportava la presenza dei figliastri e i rapporti con Maria Sophia peggiorarono a tal punto che la matrigna costrinse la ragazza a fuggire di casa e a vivere nei boschi, in condizioni di totale abbandono.
Quando la giovane morì di vaiolo, l’indignazione per la sua fine sfortunata, attribuita all’odio e alla persecuzione della matrigna, rese la sua vicenda leggendaria.
Va però precisato che, secondo altre fonti, la contessa sopravvisse ma rimase cieca e si ritirò in convento, dove morì dimenticata da tutti all’età di 71 anni.
Chi erano realmente “i nani”?
In entrambe le storie delle due nobildonne tedesche, ci sono inoltre degli elementi che potrebbero spiegare la presenza, all’interno della fiaba, delle figure dei nani, che vivono con Biancaneve nei boschi dopo che è stata cacciata dal castello.
Nel caso di Margaretha von Waldeck, secondo lo studioso Eckhard Sander i sette nani sarebbero stati ispirati ai Grimm dai bambini-schiavi di Filippo IV, che lavoravano nelle sue miniere di rame e crescevano deformi per il terribile sforzo a cui erano sottoposti fin da piccolissimi.
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La residenza dei sette nani descritta dalla fiaba, potrebbe inoltre essere stata modellata sul villaggio minerario di rame di Bergfreiheit, oggi un distretto di Bad Wildungen chiamato proprio “Villaggio di Biancaneve”. Esattamente come i nani della fiaba, nel 1500 i piccoli minatori di Bergfreheit vivevano tutti insieme in una casa singola, che a volte accoglieva fino a 20 bambini.
Per chi ritiene che “Biancaneve” sia ispirata a Maria Sophia von Erthal, invece, i nani sarebbero stati ispirati ai minatori che lavoravano per il padre della ragazza nella città di Bieber e che aiutarono Maria Sophia quando fu costretta a vivere nei boschi. I minatori erano assai piccoli di statura, per poter passare agevolmente nei cunicoli delle miniere, e sarebbero stati soliti indossare copricapi colorati.
La mela avvelenata
Non possiamo escludere dalle nostre considerazioni la famosissima mela avvelenata, che nella fiaba dei Grimm precipita Biancaneve in un sonno di morte fino a quando la ragazza viene risvegliata dal bacio del principe.
Secondo Eckhard Sander, che collega Biancaneve a Margaretha von Waldeck, negli anni in cui visse la ragazza le cronache di Wildungen riportarono che un anziano fu arrestato per aver dato mele avvelenate ad alcuni bambini. Un altro possibile riferimento è la leggenda all’epoca popolare dello “stregone dei Meli”, utilizzata per spingere i bambini a non rubare dai frutteti altrui. In quel caso lo stregone sarebbe stato infatti in grado di avvelenare le mele e causare ai piccoli ladri fortissimi mal di pancia.
Secondo chi collega Biancaneve a Maria Sophia von Erthal, la mela avvelenata sarebbe invece stata ispirata alla belladonna, pianta che cresceva in grande abbondanza nella zona in cui viveva la ragazza.
La bara di vetro e lo specchio parlante
Suggestioni relative a questi due elementi della fiaba si legano esclusivamente alla storia di Maria Sophia von Erthal.
Nello specifico, la bara di vetro in cui Biancaneve viene deposta dai nani prima che il principe arrivi a risvegliarla con un bacio, potrebbe essere collegata alla presenza intorno a Lohr am Main, ai tempi di Maria Sophia, di numerose vetrerie.
Particolarmente suggestiva è invece la storia del famoso specchio parlante, interrogato dalla matrigna di Biancaneve con la celebre frase: “Specchio specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”.
Pare infatti che nel castello dei von Erthal, a Lohr am Main, ci sia ancora uno specchio in grado di riprodurre la voce di chi parla, dono del principe alla seconda moglie. Questo giocattolo acustico, costruito nel 1720 e appartenuto alla matrigna di Maria Sophia, potrebbe essersi impresso nel ricordo collettivo fino a diventare suggestione fiabesca nella storia di Biancaneve.
Attualmente lo specchio si trova nel Museo Spessart, allestito all’interno del castello, che è oggi visitabile e conosciuto come “Il castello di Biancaneve“.
Conclusioni
Se vogliamo proprio scegliere tra le due ipotesi, possiamo dire che la storia di Maria Sophia von Erthal presenta nel complesso più elementi di collegamento con la fiaba di Biancaneve. Se a questo aggiungiamo il fatto che i fratelli Grimm vivessero ad Hanau, cioè a soli 50 Km dal castello di Lohr am Main, appare molto probabile che conoscessero la storia della famiglia von Erthal e potessero esserne rimasti influenzati.
Questo non esclude tuttavia che anche frammenti della vicenda più antica di Margaretha von Waldeck possano aver attraversato i secoli, per finire in una delle fiabe più famose del mondo. Dopotutto, il fascino di queste storie consiste nel mescolare realtà e immaginazione, passato e presente, vita ed eternità.