Un anno a Berlino: intervista con una studentessa italiana in Germania

un anno a berlino

Un anno a Berlino, l’esperienza di una giovane studentessa italiana. Continua la nostra collaborazione con i ragazzi del Liceo Antonio Rosmini di Rovereto. La classe che partecipa è la 4 BLN del Liceo linguistico. Coordinatrice del progetto è Maria Concetta Malerba, docente di tedesco. 

Questo nuovo contributo è di Valeria Bonfiglio, che ha intervistato Agnese Trentini, studentessa dello stesso Liceo che sta al momento star trascorrendo un anno a Berlino e che a Berlino sta frequentando il 4° superiore.

Un anno a Berlino: l’esperienza di una giovanissima

Agnese si sta trovando estremamente bene in Germania. Mi dice: “Sentirsi a casa in un altro Paese è una sensazione nuova e strana, ma accogliente. Berlino all’inizio sembra schiva, sembra che non gliene importi nulla di te, ma piano piano ti accorgi che la sua onda veemente di multiculturalità ti travolge e ti porta con sé lontano per le vie del mondo. Se chiedi a un berlinese cos’è Berlino, risponderà quasi sicuramente: Sie ist nicht die Welt, aber nah dran. Che significa: non è il mondo intero, ma ci si avvicina”.

La scuola che sta frequentando è la Clay Schule a Neukölln, si tratta di una Gesamtschule mit gymnasialer Oberstufe, ovvero una scuola che offre la possibilità di fare un triennio liceale. Purtroppo, a causa del Covid19, la situazione è piuttosto pesante e non è più possibile, ormai da un mese, andare a scuola in presenza.

Inoltre, secondo Agnese, la didattica a distanza della sua scuola non è affatto funzionale. I professori infatti mandano solo compiti su compiti, obbligando gli studenti a stare davanti al computer tutto il giorno. Le videolezioni sono poche a settimana e non sono inoltre previste per tutte le materie.


sistema scolastico a Berlino

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Agnese si trova nella capitale, per questo motivo ha a disposizione qualsiasi mezzo di trasporto di cui possa avere bisogno: bus, tram, la U-Bahn (la metropolitana), la S-Bahn (che sarebbe come la metropolitana ma non sottoterra) e le due speciali Ringbahn, ovvero due linee di S-Bahn (la 41 e la 42) che circondano il centro di Berlino continuamente: una gira in senso orario, la 41, l’altra in senso antiorario.

“Esistono mezzi ad ogni ora, ogni 10 minuti, esagerando. Non ho mai aspettato più di un quarto d’ora per un mezzo di trasporto. È davvero un sogno!” racconta. Abita inoltre a sole tre fermate di bus lontana dalla sua scuola, che può dunque essere raggiunta in pochi minuti. “Lo ammetto, un pochino mi manca dovermi svegliare alle 6 e avere un’ora di bus per arrivare al liceo, soprattutto per l’illusione di dormire un’ora in più con le cuffiette nelle orecchie. Però non mi lamento per nulla” ride Agnese.

Le differenze tra la scuola italiana e quella tedesca

Per quanto riguarda il sistema scolastico ci sono moltissime interessanti differenze tra quello italiano e quello tedesco. In Italia si dà molto più valore alle nozioni in sé, si devono prendere costantemente appunti e si imparano obiettivamente più cose. In Germania, invece, il lavoro di gruppo gode di molta popolarità, la partecipazione è quasi d’obbligo e conta moltissimo nell’integrare il voto per la pagella.

Inoltre non esistono le interrogazioni orali, solo piccoli test che valgono come voto orale che vanno a integrare i voti delle Klausuren, temi della durata di due ore in cui si risponde a diverse domande, spesso con l’aiuto di materiali come immagini da descrivere o testi da riassumere. Si fanno due Klausuren per materia all’anno, una il primo quadrimestre e l’altra il secondo. Essendo gli unici voti che valgono come voti scritti sono molto importanti e se fatti male sono difficilmente recuperabili.

“Da una parte amo l’importanza che i tedeschi danno alla comunicazione in classe, alle presentazioni e ai continui interventi, cose che in Italia si dovrebbero assolutamente integrare; non amo però queste due Klausuren all’anno, le trovo non molto utili per la verifica delle conoscenze e la mancanza di interrogazioni orali influisce sulla capacità oratoria degli alunni. In più si studiano oggettivamente meno cose e in parte anche più semplici. Il sistema che preferisco è quindi quello italiano, nonostante ne conosca bene i limiti”, ci racconta Agnese.

Lo stile di vita berlinese

Parlando invece dello stile di vita berlinese, secondo Agnese è piuttosto simile a quello che aveva in Italia, lo shock culturale non è stato così forte come si sarebbe immaginata. “In fin dei conti, siamo geograficamente molto vicini alla Germania e ciò fa sì che le differenze non siano così profonde. Perfino la lingua” ci racconta “ha subito moltissima influenza dal latino e trova ogni giorno proverbi o espressioni che sono la trasposizione in tedesco dei nostri, nonostante il tedesco appartenga al ceppo germanico”.

Il rapporto con il cibo

Sicuramente la differenza più grande che ha notato è il rapporto che ha la gente con il cibo, molto più trascurato rispetto al nostro. Ci racconta infatti di trovare la dieta mediterranea decisamente migliore. “Senza macchia e senza paura, l’ultima volta che mi sono pesata, intorno a Natale, credo, pesavo 4 chili in più rispetto ad agosto. Non che siano molti, però per quanto mi riguarda non ho mai oscillato di 4 chili nel giro di qualche mese”.

Oltre alla differenza nel cibo, in Germania viene trascurata la tradizione del celebrare i pasti insieme come momenti di condivisione e convivialità.

Il modo in cui ci si diverte

Agnese ci parla inoltre del concetto di divertimento che hanno i giovani in Germania, che ha trovato molto diverso da quello di noi italiani. In particolare mi dice: “Non si esce molto con gli amici, anche se ovviamente mi riferisco al periodo che sto vivendo io. In realtà, anche senza lockdown, i miei compagni di classe tedeschi non uscivano molto. Quando lo fanno è quasi sempre solo il fine settimana, perché il resto dei giorni lo occupano facendo i compiti e studiando.

Sono rimasta spesso sbalordita nel parlare con alcune amiche berlinesi e scoprire che non escono molto in centro e che per loro Berlino non è questa Traumstadt, questa città da sogno che noi immaginiamo. Suppongo che sia più difficile per loro apprezzarla, visto che ci vivono da sempre. Alcune di loro, con il mio arrivo e conseguente entusiasmo e amore per ogni angolo della città, si stanno ricredendo”.

Perché scegliere Berlino per un’esperienza all’estero

Alla domanda su come mai avesse scelto proprio Berlino come meta per questa esperienza all’estero, Agnese risponde divertita: “Di base volevo portare il mio tedesco allo stesso livello del mio inglese, ovvero al C1! Inoltre Berlino mi aveva sempre affascinata, senza che ci fossi neanche mai stata. E poi volevo vedere se i tedeschi mangiassero davvero così tante patate. Spoiler: lo fanno”.

Avendo poi però avuto la possibilità di viverci, Agnese si è resa conto delle grandi bellezze della città, come la storia, i parchi, la multiculturalità, il fatto che camminando per il centro si senta parlare più spagnolo, turco, arabo, inglese, italiano e russo che tedesco. E poi i musei, l’ampiezza delle strade, le piazze e le statue.

“Amo il fatto che Berlino sia davvero una città per giovani, e non solo per i famosissimi night club, anche se mi duole il cuore pensare di non poter vivere l’esperienza di ballare fino al mattino e vedere l’alba stiracchiarsi sopra i tetti della città” dice.

Agnese però non sa se resterebbe a vivere a Berlino per sempre: “L’uomo non è un essere sedentario, io credo che potrei tranquillamente vivere qui, ma non credo resterei per sempre. Vorrei anche poter godere in Italia delle stesse opportunità scolastiche e lavorative di cui si gode all’estero. Certamente queste ultime attraggono, ma se davvero si vuole modernizzare la situazione in Italia, qualcuno deve pur rimanere per reclamare i diritti per neo-laureati che cercano di farsi strada nella giungla che è il mondo del lavoro. Sono ancora confusa su questo punto, in ogni caso credo che potrei vivere qui come ho vissuto in Italia fino all’anno scorso”.

Un anno a Berlino… durante il Coronavirus

Per quanto riguarda il Coronavirus, le regole in Germania sono state molto più dure rispetto a quelle italiane. Si trovano in lockdown da novembre, ristoranti e bar sono da allora chiusi, si può però ordinare cibo da asporto. Anche i negozi di abbigliamento sono rimasti chiusi per molto, anche se alcuni hanno recentemente riaperto sotto appuntamento, così come parrucchieri ed estetisti.

A scuola è stato possibile tornare solo le ultime due settimane di marzo: la sua classe è stata divisa in due gruppi che si alternano ogni settimana tra lezioni in presenza e lezioni online. Nei prossimi giorni verranno distribuiti agli studenti 10 test per il Coronavirus che potranno essere fatti autonomamente e che dureranno 5 settimane. Tutto il corpo studentesco dovrà farsene uno il lunedì mattina prima di andare a scuola e uno il venerdì dopo la fine delle lezioni. In questo modo potranno informare tempestivamente la segreteria in caso di risultato positivo.

Nonostante il Coronavirus e il lockdown è possibile uscire di casa senza coprifuoco, quindi ha comunque avuto l’opportunità, seppur limitata, di visitare molto la città. I musei sono rimasti chiusi a lungo, per esempio. “Poter comunque respirare l’aria per le strade di Berlino rimane, ogni volta, un’esperienza magica” commenta.

Dell’esperienza vissuta finora ad Agnese è rimasto particolarmente impresso il cambiamento interno che si è concessa. “Si cresce molto, non so come spiegare come succeda, ma si passa moltissimo tempo con se stessi e si impara a cavarsela in molte situazioni. Ci si permette di riconoscere la fallibilità dell’essere umano. È bellissimo, è come un input a crescere e maturare un po’ prima del solito, a mettersi in discussione. E poi, andandosene, si impara ad amare quello che si trova e quello che si è lasciato”.

Cosa le resterà dopo un anno a Berlino

Della sua vita a Berlino crede che le mancherà molto lo spazio in sé della grande città, i mille stimoli che offre una città come questa, il poter uscire dopo una giornata di studio matto e disperato e il ritrovarsi davanti agli occhi la Fernsehturm.

Agnese crede che tornando in Italia proverà una sorta di shock culturale inverso, molto più intenso rispetto a quello provato quando è arrivata in Germania. Ammette poi che ciò che forse le mancherà più di ogni altra cosa è la spensieratezza dei 17 anni, delle poche responsabilità e specialmente il “il poter procrastinare lo studio per la patente!”. Aggiunge poi che sentirà tanto anche la mancanza dei nuovi amici berlinesi.

Agnese crede che l’esperienza di trascorrere un anno all’estero, nel suo caso un anno a Berlino, sia proprio un’opportunità per concentrarsi su se stessi, sulle proprie capacità e i propri limiti. “Ci si sente da soli per un po’ e si impara ad ascoltare la propria voce interiore. È proprio bello e ovviamente consiglio l’anno all’estero a tutti quelli che ci stanno magari pensando e non ne sono convinti. La vita inizia veramente appena fuori dalla proprio comfort zone”.