La prestigiosa Technische Universität ha deciso: dal 7 marzo sono state chiuse le due stanze di preghiera sino ad oggi riservate agli studenti musulmani. All’origine della decisione presa dal rettore Christian Thompsen, la volontà di “tenere separate istruzione e religione“, come dichiarato in un’intervista alla Suddeutsche Zeitung. La TU Berlin aveva istituito le due sale, una per gli uomini ed una per le donne, 10 anni fa, nell’idea di accogliere nel miglior modo possibile una comunità studentesca che ha la più alta proporzione di studenti stranieri di tutta la Germania.
“Sino a poco tempo fa gli studenti di professione musulmana non avevano tante possibilità di praticare la propria religione a Berlino. Ma adesso le cose sono cambiate, ci sono abbastanza luoghi di culto nei quali poter pregare, e dunque non è più necessario destinare alla religione degli spazi universitari che possono essere utilizzati per altre attività”.
La decisione della TU Berlin di chiudere le stanze dedicate alla preghiera segue di poco quella di altri importanti atenei tedeschi come Bochum, Dortmund ed Essen. Un approccio completamente in controtendenza è invece quello dell’università di Colonia, che ha deciso di inaugurare la cosiddetta “stanza della calma”, un luogo nel quale potranno trovare spazio i fedeli di tutte le religioni.
La chiusura delle sale di preghiera all’interno delle università si inserisce in quadro sociale che ha visto crescere esponenzialmente in Germania, nel corso del 2015, un sentimento diffuso di islamofobia, legato principalmente all’arrivo nel paese di oltre un milione di richiedenti asilo, provenienti in gran parte da nazioni a maggioranza religiosa musulmana. In questo senso, lascia più di un dubbio il tempismo con il quale la TU Berlin, considerata una delle università più importanti del paese e da sempre contraddistintasi per la multiculturalità del suo approccio accademico, ha deciso di portare avanti la chiusura delle stanze dedicate alla professione dell’Islam.
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In un momento in cui la popolazione tedesca tende a subire il fascino della propaganda anti immigrazione ed è ancora scossa dalla gestione del “caso Colonia”, l’ateneo sceglie infatti di mandare un messaggio molto chiaro. Ciò detto, sembra comunque condivisibile la scelta di separare educazione e religione in maniera netta, un principio di civiltà fondamentale e che in Germania ha sempre costituito un elemento fondante della strutturazione sociale. Peccato, soltanto, per i tempi di una decisione destinata a suscitare numerose polemiche.