Pirati, fenomenologia di un partito in cambiamento
di Valerio Bassan
Nel 2011 un’ascesa rapida, implacabile; nel 2012 un tracollo imprevisto ed improvviso. A maggio il Partito Pirata valeva il 13%; oggi, secondo gli stessi sondaggi, soltanto il 4%. Che cosa è successo nel frattempo? Quali sono le caratteristiche di questo fenomeno politico esploso negli anni della crisi? Ne parliamo con Ubaldo Villani Lubelli, ricercatore all’Università del Salento, esperto di politica tedesca, blogger ed autore del libro “Piratenpartei. I Pirati all’arrembaggio del Bundestag”, pubblicato in versione e-book a settembre 2012. Il libro contiene anche un’intervista esclusiva al leader dei Pirati tedeschi, Bernd Schlömer.
Quattro anni fa, a livello politico, la Piratenpartei praticamente non esisteva. Poi l’esplosione. A cosa è stato dovuto questo successo improvviso?
Il successo della Piratenpartei è difficile da decifrare. C’è un complesso di motivi che ha permesso ai Pirati di ottenere dei successi in quattro diversi Laender. Due mi sembrano però i principali. 1) I Pirati sono riusciti a intercettare la delusione e il malcontento crescente dovuto alla crisi economica e a quella delle istituzioni. Ricordo le dimissioni di Kohler e Wulff e quelle di zu Guttenberg. Sono riusciti a farsi votare da molte persone che prima non andavano a votare. 2) I temi cari ai Pirati, in linea generale, hanno una maggiore ricezione in paesi del nord Europa dove le società hanno un grado di livello tecnologico superiore rispetto a molti paesi del Sud Europa.
C’è stata una flessione nei consensi verso il partito pirata negli ultimi mesi. Come mai?
I successi della scorsa stagione politica hanno creato entusiasmo, ma hanno anche messo in evidenza alcuni limiti della classe dirigente pirata. Molti non sono pronti a sostenere il peso e la responsabilità di un ruolo di primo piano nella politica tedesca. Inoltre è chiaro che il programma politico dei pirati è ancora incompleto, ma questo è normale e avrà maggiore sostanza nei prossimi mesi. Ci stanno lavorando. Lo conferma proprio Schloemer nell’intervista pubblicata nel mio ebook. C’è, poi, da aggiungere qualche problema interno: la ricerca di un candidato per le prossime elezioni in Niedersachsen, il caso del libro coperto da copyright di Julia Schramm, le dimissioni annunciate di Matthias Schrade e le difficoltà di Ponader. Aggiungerei, infine, che i dati dei sondaggi di oggi (4-6 per cento) sono quelli più realistici, il 13 per cento della scorsa primavera era un dato evidentemente “drogato” dai successi passati. Chi pensava che potessero restare in doppia cifra dimostra di non conoscere bene quanto sia difficile, in Germania, per un partito minore imporsi ed arrivare a quelle percentuali. L’aspettativa elettorale dei Pirati resta il 5-7 per cento, come ha recentemente detto Bernd Schloemer.
Recentemente le discussioni interne ai Pirati hanno portato ad una divisione su alcuni punti chiave, come ad esempio la gestione del partito. Qualche scandalo di troppo ha macchiato la “faccia pulita” del movimento. Qual è la chiave per risollevarsi, ora?
Realizzare un programma politico articolato e che non abbia spazi bianchi. I Pirati hanno un nucleo di idee molto forti e attualissime (diritti civili, diritto d’autore, trasparenza, ambiente, salario minimo), intorno a questo nucleo servono proposte concrete soprattutto in politica estera ed economica. Ma questo naturalmente non deve avvenire con un’imposizione verticistica e dall’alto (estranea ai pirati), ma sempre nello stile pirata, attraverso una condivisione dal basso secondo un criterio orizzontale.
“I Pirati rappresentano il peggio della Rete e fra due anni spariranno”: è la profezia di sventura citata all’inizio del suo libro. Potrebbe avverarsi davvero, oppure dovremmo aspettarci una rappresentanza pirata dentro al Bundestag nel 2013?
Dubito che i Pirati possano sparire, potranno avere un flessione – e questo è normale in politica. Non dimentichiamo che quando parliamo di Pirati ci riferiamo ad un movimento internazionale. Credo che più il dibattito politico tedesco si accende e più si discute dei temi dei pirati. Basti pensare a quello che sta accadendo oggi con il caso Steinbrueck e i suoi guadagni extra rispetto all’attività politica o alla grande incompiuta del nuovo aereoporto di Berlino. Trasparenza, svolta energetica, riforma del diritto d’autore ecc. sono temi attuali e il fatto che se ne discuta penso lasci ben sperare che la Piratenpartei possa entrare nel Bundestag. Poi le elezioni, come sempre, si decidono nelle settimane immediatamente precedenti al voto. Da qui al settembre 2013 può succedere di tutto.
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I Pirati si sono fatti portavoce di una “politica nuova”: qualcosa di simile sta accadendo anche in Italia, con il Movimento 5 Stelle. E anche in quel caso, si tratta di un partito che da internet ha tratto la sua primigenia forza vitale. Ci sono delle analogie?
L’analogia principale è che si rivolgono ad una nicchia di elettorato molto simile e che usano la rete, più degli altri partiti. Entrambi i movimenti, poi, non hanno un programma precostituito al quale bisogna aderire fideisticamente, ma cercano di farsi interprete delle esigenze e delle istanze che vengono dalla base e dal territorio. Ci sono, però, anche differenze notevoli: I pirati rifiutano il leaderismo, cosa che invece caratterizza il M5S. Non accettano figure totalizzanti come Grillo o Casaleggio. I Pirati realizzano il loro programma dal basso tramite la piattaforma Liquid Feedback, Grillo lo realizza dal basso a corrente alternata, solo in alcune regioni ha dato via libera all’utilizzo della piattaforma Liquid Feedback. Infine i Pirati sono un movimento internazionale e con un nucleo forte di idee ben precise ed esportabili in qualsiasi paese. Mi sembra abbia una radice più forte e solida. Il M5S è frutto della difficile e specifica situazione politica italiana del momento.
Immaginiamo, ipoteticamente, che l’esperienza del Piraten Partei finisca domani. Che traccia ha lasciato, nella politica interna tedesca, questo movimento? Con le sue politiche tranchant ed innovative ha contribuito a ridisegnare, almeno in parte, le “regole del gioco”?
Ha certamente svecchiato la comunicazione di una parte dei partiti politici tradizionali. Ha certamente spronato i Verdi a creare occasioni di maggior coinvolgimento popolare (vedi primarie). Ha certamente imposto all’attenzione dell’opinione pubblica due temi (trasparenza e diritto d’autore) che fino a pochi mesi fa erano marginali nel dibattito politico tedesco. Ha, infine, arginato l’ascesa dell’estrema destra ed estrema sinistra. Non dimentichiamo che in una fase di grande difficoltà economica in Europa, hanno ottenuto notevoli successi prima, qualche anno fa, Wilders in Olanda, poi Marine Le Pen in Francia, l’estrema sinistra in Grecia. In Germania anche l’estrema destra è entrata nel parlamento regionale in Sachsen (2009) e Mecklemburg-Vorpommer (2011). Ma si è fermata lì. I pirati sono riusciti ad intercettare ed incanalare in un contesto controllato e democratico il malcontento e il malessere popolare di cui spesso si nutre molta destra estrema europea. Mi sembra un bilancio molto positivo.
twitter @uvillanilubelli
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cosí come rifonda, i pirati presto svaniranno e lasceranno dietro di loro una scia di lacrime e sogni infranti… ma l’importante é crederci e vivere il presente, giusto? 😉