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Il Muro esiste ancora: dalla DDR alle barriere di oggi

di Francesco Junior Volpe 

“Nächste Station: Warschauer Straße”. Finalmente si scende. Sei a Berlino, solo con la tua storia e quella voglia di scoprire te stesso. Prima, però, tocca conoscere i mille volti di questa città. La East Side Gallery è una tappa fondamentale. Quel che rimane del Muro, abbattuto il 9 novembre 1989, è ancora lì, in una veste del tutto artistica e turistica. Proprio perché sei di passaggio, osserverai con attenzione quei murales tanto noti e scatterai delle foto che automaticamente condividerai sui social. Quelli più sensibili, invece, si soffermeranno su quella storia che è giunto il momento di raccontare e di ricordare.

Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1945, la Seconda Guerra Mondiale è finita e il nazismo lascia teoricamente spazio alla democrazia. I vincitori avevano occupato la Germania, dividendola in quattro zone. In quegli anni era iniziata la nota Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Gli Americani, per vincere, avevano bisogno di alleati e cominciarono a mandare beni di prima necessità al popolo tedesco. Dopo qualche anno, gli Stati Uniti presero possesso delle zone occupate dagli inglesi e dai francesi. La Germania era ormai spezzata in due.

Nacquero due Repubbliche: la “DDR” (Deutsche Demokratische Republik” – Repubblica Democartica Tedesca) sotto l’influenza dell’Unione Sovietica e la “BRD” (“Bundesrepublik Deutschland” – Repubblica Federale della Germania) all’ovest, sotto l’influenza degli Stati Uniti.

Sul piano economico la Germania occidentale visse negli anni ‘50 un fortissimo boom economico e riuscì in breve tempo a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica. La parte orientale, invece, faceva molto più fatica a riprendersi. Sempre in quegli anni, molte persone dell’est si trasferirono a ovest. Ogni migrazione è dettata dalla speranza di migliorare il proprio tenore di vita. Tutto questo era diventato un pericolo per la BRD. Così, nelle prime ore del 13 agosto del 1961, le unità armate della Germania dell’est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest, iniziando a costruire il fatidico Muro.


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In tutta la Germania il confine tra est e ovest diventò una trappola mortale. Chiunque avesse osato attraversare il Muro sarebbe morto. La zona di confine, con gli anni, fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva. Immaginatevi nella parte est di Berlino e di avere tutti i vostri cari a ovest. Immaginatevi lì, soli, con l’umana voglia di sapere dei vostri affetti e di riabbracciarli. Tutto questo è successo per molti anni fino a quando, il 9 novembre 1989, quel Muro non è stato finalmente abbattuto. La democrazia aveva vinto.

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Foto Marie Rouilly on Unsplash

Non è tuttavia il caso di esultare: il Muro esiste ancora e non alludo alla East Side Gallery. È chiaro che est e ovest sono solo dei lontani ricordi. Penso a Donald Trump e all’idea di costruire una barriera artificiale per impedire ai messicani di entrare negli Stati Uniti d’America. Allo stesso tempo mi viene in mente il problema dei rifugiati, dei senza tetto e di chi vorrebbe esercitare liberamente i propri diritti. Penso alle nuove tecnologie, alle mura comunicative di cui tanto si dibatte.

Penso ai silenzi che risuonano nella grandi città, rimbombando come un grido di forte solitudine interiore. Penso alle barriere mentali che le persone continuano a costruire ogni giorno, alla loro paura del nuovo e del diverso. Tanti muri vengono abbattuti, ma tanti altri, purtroppo, esistono ancora. Continuo a passeggiare lungo la East Side Gallery, rivivo empaticamente la storia del Muro senza accorgermi di essere ad Alexanderplatz. Anche il pensar troppo fa male!

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