La Donazione Leidner: capolavori del Seicento Italiano in mostra a Berlino

Leidner Zanchi Sansone e Dalila
Antonio Zanchi, “Sansone e Dalila”. Prestito permanente Günter Leidner per Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie I Christoph Schmidt. Contenuto promosso da Staatliche Museen zu Berlin

La Gemäldegalerie di Berlino ha recentemente ricevuto una donazione straordinariamente preziosa che ha significativamente arricchito il suo già incommensurabile patrimonio artistico e che celebra, ancora una volta, la grandezza della pittura italiana. Nella storia. Questo generoso contributo consiste in una selezione di opere d’arte italiane del Seicento. La donazione è stata fatta dal collezionista di Ludwigsburg Dr. Günter Leidner, che ha reso disponibili per il pubblico di Berlino alcuni capolavori di inestimabile valore.

La Donazione Leidner

Le opere donate sono tele di maestri italiani che esprimono, ognuno a suo modo, la profondità e complessità della corrente barocca nel nord Italia: Antonio Zanchi, Cristoforo Savolini e Daniele Crespi. Questi artisti hanno contribuito a definire l’estetica e la tecnica pittorica del proprio circuito artistico e sociale, e ci permettono di approfondire la nostra conoscenza del barocco italiano. Prima di essere esposte, le tele sono state sottoposte a un accurato e meticoloso restauro e vanno ad arricchire il patrimonio di opere italiane (soprattutto nord-italiane) seicentesche della Gemäldegalerie, che fino a questo momento era stato relativamente poco diversificato.

Le nuove opere in mostra alla Gemäldegalerie

Crespi Tobia Leidner
Daniele Crespi, “Tobia guarisce il padre”. Prestito permanente Günter Leidner per Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie I Christoph Schmidt.

Dalla scuola veneziana viene il dipinto di Antonio Zanchi, che raffigura un soggetto classico, che è stato fonte di ispirazione per numerose scuole artistiche, attraverso le epoche: “Sansone e Dalila”. Quest’opera si trovava in precedenza nella sala della pinacoteca veneziana del XVIII secolo, mentre ora va a completare il “discorso” delle opere del tardo barocco veneziano – una parte della collezione non particolarmente vasta, ma rappresentata da opere di eccellente qualità. Ne sono ottimi esempi “Diana e Atteone” di Pietro Liberi o la “Gara musicale di Apollo” di Johann Carl Loth. Nell’ambito di questa esposizione, l’opera di Loth sarà visibile nella Gemäldegalerie per la prima volta dopo molto tempo.

Ferrari Maddalena Leidner
Giovanni Andrea De Ferrari, “Maddalena Penitente”

Da Venezia, ci spostiamo a Cesena, città d’origine di Cristoforo Savolini, al quale si attribuisce la raffigurazione del suicidio di “Lucrezia“. Il dipinto completa il patrimonio della Scuola emiliana, alla quale apparteneva anche Guido Cagnacci, che influenzò notevolmente Savolini. Stilisticamente, l’opera ha non poco in comune con quelle della Scuola romagnola del Guercino, affatto assenti nella Gemäldegalerie
La terza opera di questa nuova serie è “Tobia guarisce il padre”, di Daniele Crespi, insigne quanto relativamente raro artefice della scuola lombarda del XVII secolo. Fino a questo momento, l’unico rappresentante di questa regione esposto nel museo era Francesco Cairo, con l’opera “Il Sogno di Giuseppe“. Crespi fu allievo del Cerano e di Giulio Cesare Procaccini, ma morì in giovane età, ragion per cui la sua produzione non è vastissima.

Attribuito a Cristoforo Savolini “Santa Lucrezia”, Prestito permanente Günter Leidner per Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie I Christoph Schmidt.

Per contestualizzare le novità della donazione Leidner, la mostra comprende anche una “Cacciata di Agar”, della scuola veneziana del tardo Seicento, proveniente da una collezione privata, e altre tre opere della Gemäldegalerie, mai esposte in precedenza. Si tratta di “Maddalena Penitente”, del genovese Giovanni Andrea De Ferrari, di “San Giovanni Battista”, opera attribuita alla cerchia del celebre Cerano (all’anagrafe Giovanni Battista Crespi) e “Polifemo e Galatea”, un’opera di piccolo formato, attribuita a Pasqualino Rossi, pittore vicentino che lavorò soprattutto nella regione delle Marche.

La mostra che presenta queste nuove acquisizioni è stata organizzata con cura e attenzione ai dettagli. Non solo offre al pubblico la possibilità di ammirare le nuove opere, ma le colloca anche in un contesto più ampio, esponendole insieme ad altri dipinti provenienti dalle scuole dell’Italia settentrionale del Seicento. Questa scelta espositiva permette ai visitatori di apprezzare la ricchezza e la varietà della produzione artistica di quel periodo e di quelle regioni, inserendo le nuove opere in un “dialogo” che restituisca la ricchezza della scena artistica dell’epoca.

L’evento è anche un’occasione per celebrare la carriera di Roberto Contini, curatore della Gemäldegalerie, che si è distinto in particolare per il lavoro sulla pittura italiana e spagnola tra

Cinquecento e Seicento, nonché della pittura francese del Seicento presso lo storico museo berlinese. Questa sarà l’ultima mostra curata da Contini e segnerà il suo pensionamento dopo 24 anni dedicati alla valorizzazione dell’arte, alla crescita e al prestigio della collezione della Gemäldegalerie.
La mostra sarà accessibile dal 18 aprile al 24 luglio. Tutte le informazioni sono disponibili qui.
La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Michael Imhof Verlag, Petersberg (19,95 euro).

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