Il Pifferaio di Hamelin: l’origine dell’inquietante leggenda tedesca

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Christie, James Elder; Il Pifferaio di Hamelin; National Galleries of Scotland; James Elder Christie, Public domain, via Wikimedia Commons

La leggenda tedesca del Pifferaio di Hamelin (o Hameln), conosciuta da tutti e trasformata in fiaba dai fratelli Grimm nell’ottocento, affonda le sue radici nel Medioevo e molti pensano che sia stata ispirata da fatti realmente accaduti in questa città della Bassa Sassonia.

Ad Hamelin c’è una strada che si chiama Bungelosenstrasse (“bunge-lose” si può tradurre come “senza tamburi”, “senza suoni” e quindi, “Via silenziosa”), e secondo il folklore locale, fino alla metà del XVIII secolo, chi la percorreva sarebbe stato obbligato a non fare rumore, perché si riteneva che fosse proprio la strada anticamente percorsa dal pifferaio durante la sua seconda e tragica “missione”. Sempre su Bungelosenstrasse, inoltre, c’è un’iscrizione databile al 1602-1603, che recita così:

“Anno 1284, nel giorno di San Giovanni e Paolo, il 26 giugno, da un pifferaio con abiti variopinti furono adescati 130 bambini nati in questa città, scomparsi (orig.: perduti) al calvario del Koppen”.


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Il Pifferaio di Hamelin: la fiaba

La storia è ambientata nella città Hamelin, dove un misterioso pifferaio vestito con un mantello di tessuto multicolore, giunto da non si sa dove, venne incaricato dal borgomastro di liberare la città dai ratti che la infestavano, resistenti ai veleni e alle trappole e a ogni altro metodo utilizzato per sterminarli. L’incarico fu assegnato dopo che il pifferaio dichiarò di avere il potere di liberare Hamelin dalla piaga dei roditori.

Suonando il suo piffero magico, in effetti, riuscì a farsi seguire da tutti i ratti che affliggevano la città, che marciarono in fila fino al fiume Weser, per poi tuffarsi in acqua e annegare. Dopo aver compiuto il suo dovere, il pifferaio tornò in città per chiedere il pagamento promesso. Il borgomastro, però, si rifiutò di pagarlo. Per vendicarsi, allora, il pifferaio tornò il giorno dopo, con un’espressione terribile in viso, vestito da cacciatore e con uno strano cappello rosso sulla testa. Era il 26 giugno, giorno dei Santi Giovanni e Paolo.

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Il Pifferaio di Hamelin. Serie di cartoline basata sulla fiaba dei Fratelli Grimm.
Serie di sei cartoline postali della Uvachrom, Società per la Fotografia a Colori s.r.l., Monaco – Stoccarda. Serie 242, Nr. 4390. Data: prima del 1934
Oskar Herrfurth, Public domain, via Wikimedia Commons

Il pifferaio si rimise in marcia, suonando nuovamente il suo strumento magico, e questa volta a seguirlo furono tutti i bambini della città, ben 130. Il pifferaio li condusse fino a una montagna poco distante e una volta arrivati, sempre suonando, fece aprire all’interno della roccia una fenditura, in cui si infilarono tutti. La montagna venne poi “richiusa” e dei bambini non si sentì più parlare.

Versioni alternative della storia

In alcune versioni, è presente un “happy ending”. In una, il pifferaio riporta indietro i bambini dopo aver ricevuto il pagamento, in un’altra uno dei piccoli riesce a fuggire e a liberare tutti gli altri. In un’altra versione, uno dei bambini si salva perché zoppica e non riesce a tenere il passo con gli altri altri, restando indietro.

Secondo un’altra versione ancora, a tornare indietro sono solo due bambini, uno cieco e l’altro muto. Il cieco può raccontare che i bambini hanno seguito il pifferaio, ma non come sono scomparsi. il muto è invece in grado di mostrare il tragitto, ma non può raccontare come li ha visti sparire. Ad ogni modo, la versione più diffusa è quella senza lieto fine, che vede tutti i bambini scomparsi per sempre.

Le origini storiche del mistero di Hamelin: le varie teorie

La prima immagine legata a questa leggenda risale al 1300 apparve sulla vetrata di una chiesa di Hamelin, che un tempo si trovava sulla piazza del mercato. Vi era raffigurato il pifferaio e i bambini erano tutti vestiti di bianco. Purtroppo, la vetrata andò distrutta, ma la sua descrizione venne conservata in diversi documenti storici del XIV e XVII secolo. Sulla base di questa descrizione è stata riprodotta e la copia si trova oggi all’interno del museo cittadino.

Proprio la menzione della vetrata fa ritenere a molti che la fiaba sia stata ispirata da fatti storici realmente accaduti e su quali si specula moltissimo. Cosa è successo veramente? Qual è la “vera storia” dei bambini di Hamelin?

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La più antica immagine del Pifferaio di Hamelin copiata dalla vetrata della Chiesa del Mercato a Hameln/Hamelin, in Germania (circa 1300-1633). Creator: Augustin von Moersperg, Public domain, via Wikimedia Commons

Prima teoria: l’epidemia di peste

Alcuni ritengono che la leggenda sia collegata a un’epidemia di peste, con i ratti che agivano da vettori del bacillo Yersinia pestis e il pifferaio come reinterpretazione della figura di uno sterminatore di topi ingaggiato dalla città. Va però precisato che tale epidemia ebbe luogo, in Europa, circa un secolo dopo i fatti narrati e l’ipotesi è quindi poco probabile. Nei libri del consiglio comunale della città di Hamelin, inoltre, non c’è alcuna prova che la città abbia promesso o pagato un compenso a uno sterminatore di topi.

Seconda teoria: l’esodo dei lavoratori di Hamelin

Un’altra teoria suggerisce che la leggenda possa riflettere l’abbandono repentino della città da parte non di bambini, ma di circa 130 ragazzi, reclutati da persone che all’epoca offrivano a giovani adulti la possibilità di “colonizzare” nuovi territori, in altre regioni, in cui sfruttare nuove risorse.

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All’epoca dei fatti, un mattino, tutti questi giovani sarebbero partiti in massa senza fare più ritorno, perdendo i contatti con le famiglie, che li avrebbero considerati ormai perduti. Anche questa ipotesi, tuttavia, non convince, perché sembra implausibile che tutti i ragazzi si siano spinti tanto lontano da non dare più notizie alle loro famiglie di origine, così come sembra improbabile che una migrazione abbia generato un tale trauma collettivo da essere immortalata sulle vetrate di una chiesa.

Terza teoria: la strage di giovani

Un’altra teoria ha uno sfondo più “oscuro” e si lega a un eccidio di massa. Nella fiaba dei Grimm si parla di una montagna chiamata Poppenberg/Koppenberg, ma non esisteva alcuna montagna con questo nome, nella regione in cui si trova Hamelin. Ci sarebbe stata, però, una località denominata Cobbanberg, a circa 15 km, di cui si parla in un documento del 1003 e che sarebbe stata, all’epoca, sotto il dominio dei conti Spiegelberg.

Hamelin, orologio a cucù con il Pifferaio segiotp dai topi. Axel Hindemith, Public domain, via Wikimedia Commons

In questa località ci sarebbe stato, in una fitta foresta, un colle su cui si sarebbero tenuti riti pagani. In base alle cronache di Hamelin, anche gruppi di giovani della città si sarebbero radunati lì, danzando al suono del piffero e praticando antiche celebrazioni, forse anche con l’ausilio di droghe vegetali e indulgendo a incontri sessuali disinibiti. Per questo i conti Spielberg, che a queste pratiche erano fortemente avversi, avrebbero fatto uccidere un gruppo di giovani di Hamelin e li avrebbero sepolti in una caverna, in seguito sigillata.

Altre teorie e speculazioni

Ci sono poi ulteriori interpretazioni fantasiose, che creano collegamenti con la cosiddetta “Crociata dei bambini“, sulla cui veridicità gli storici ancora dibattono, o con una possibile diffusione della còrea di Huntington oppure del ballo di san Vito, malattie che inducono tremori e un’andatura incerta che i sostenitori di questa ipotesi collegano al fatto che i bambini “danzassero” dietro al pifferaio. C’à anche chi considera il pifferaio come il simbolo della morte o il diavolo in persona. Quale che sia la spiegazione, si continua ancora a parlarne, a distanza di quasi mille anni.

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