Essere poveri a Berlino – manuale di sopravvivenza. #2: in cucina

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di Emy Serabile

Dal momento che la prima vi è piaciuta, ecco la seconda. Prima di tutto, mi prendo qualche riga per ringraziare tutti coloro che hanno commentato sui social la prima puntata di “Essere Poveri a Berlino”, aggiungendo consigli ed esperienze che, contateci, anche io metterò in pratica nella mia quotidianità da indigente Emy Serabile. Finito di fare quella cosa che dice Harvey Keitel in Pulp Fiction, veniamo al sodo. Vi avevo promesso che oggi avremmo parlato di cibo e, da buona millennial, se prometto, poi mantengo.

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E sia chiaro, questa non sarà una rubrica dove si parla solo di mangiare (italiani che parlano di mangiare, santa miseria che cliché!). Tantomeno sarà una rubrica di cucina o di ricette, perché non sono la persona adatta, anche se so cucinare, ma soprattutto perché non ho né la voglia né la costanza per mettermi a fotografare passo passo tutte le ricette che preparo: per quello c’è Giallozafferano. Una volta ci ho anche provato. Avevo pure registrato il dominio, volevo creare un blog di ricette polemico. Il nome doveva essere “There’s no such thing as a Hawaiian Pizza”. Non l’ho fatto, ma se decidete di rubarmi il nome e usarlo, linkate almeno la rubrica, così saprò che il mio “bambino” artistico ha fatto dei passetti nel mondo.


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Sono la regina delle premesse e voi non potete impedirmelo

Ma torniamo a noi. Credo di dover fare una premessa (un’altra) che non ho fatto la volta scorsa. Quando dico che questa è una guida su come essere poveri a Berlino, intendo “essere poveri e campare bene”. Perché a essere poveri e campare di merda son buoni tutti. Qui stiamo parlando di essere poveri e mangiare bene, nutrirsi in modo da non compromettere la salute, da non farsi esplodere le coronarie, mangiare con gusto, non trascurare la propria persona, concedersi dei piaceri, sentirsi in ordine. Per chi è cresciuto con poche risorse, sono tutte cose relativamente ovvie, come lo è la millenaria “arte di arrangiarsi”. Ma ci sono tante persone che, essendo state cresciute da genitori boomer benestanti, ma poi fregate male dalla vita, dalla crisi economica, dall’inflazione e dal fatto che i figli, nipoti e pronipoti dei boomer sono il primo ciclo in cui ogni generazione sta peggio della precedente, hanno conosciuto la povertà da adulte. Le riconosci perché hanno spesso l’espressione dell’ortolano, quando capisce di essere al centro del proverbio. Ecco, quindi, come essere poveri a Berlino e mangiare bene.

Nella puntata scorsa abbiamo parlato di dove fare la spesa. Oggi parliamo di cosa comprare e come cucinarlo. E sì, ve l’ho già detto la volta scorsa, vi tocca imparare a cucinare, almeno un po’. Non dovete diventare bravi come me (io spacco, chiedete ai miei coinquilini Lapo Raccia e Hilde Grado). Cucinare decentemente è facile, basta conoscere i trucchi. Perché, letteralmente, ci sono I TRUCCHI. Le formulette. I life hack. E ora vi dico tutti quelli che conosco io, così poi voi commentate con quelli che conoscete voi e, insieme, creiamo una meravigliosa community di gente povera che campa da dio, alla faccia del capitalismo e della gentrificazione. D’ACCORDO? (C’è chi l’ha letto con la voce di Wanna Marchi e chi mente).

Essere poveri a Berlino e mangiare bene: il sacro Graal dei trucchi facili

Trucco 1: meal prep. Impara a programmare

Il primo comandamento dell’essere poveri è tenere il conto di quello che si spende. Sai qual è l’anticristo dei conti ordinati? Il concetto di “scendo un attimo a comprare una cosa”. Sei povero, non puoi scendere un attimo a comprare una cosa, perché, se lo fai cinque volte alla settimana, poi hai comprato cinque cose e non capirai dove e come le tue finanze si sono smaterializzate. La spesa si fa in blocchi. Decidi tu ogni quanto: può essere una volta alla settimana, una volta ogni dieci giorni, pure un giorno sì e un giorno no, l’importante è che non sia imprevista. Devi sapere quanto spendi per mangiare, ogni settimana.

Foto estetica di meal prep. Il tuo non avrà MAI questo aspetto. Mai.

Quando tiri fuori dei soldi, devi sapere per quanto tempo ti basterà ciò che hai comprato. Quindi devi imparare a programmare con anticipo.

Il segreto del “meal prep”, ovvero dell’arte di preparare gli alimenti in anticipo, per consumarli lungo un certo periodo di tempo, sta nel conoscere le basi della cucina e i tuoi limiti.

Ricorda questa regola fondamentale: se è secco, lo puoi tenere in dispensa e devi solo buttare un occhio a quando finisce. Se è fresco, ha il countdown incorporato e quindi, nel momento in cui lo compri, devi sapere quando e come lo cucinerai e lo mangerai. Alcuni alimenti freschi possono resistere di più dopo che li hai cucinati. Altri, invece, possono essere congelati e utilizzati anche per settimane o mesi.

La prima cosa da fare è decidere cosa vuoi mangiare. Io potrei dirti che mi preparo taniche di zuppe di legumi per volta e che poi le consumo per i successivi quattro o cinque giorni, senza stancarmi mai, ma se a te i legumi fanno schifo, questo consiglio non ti sarà utile. In linea di massima, questi sono alcuni dei pasti che puoi preparare in anticipo in grandi quantità e che si conservano bene in frigo per 4-6 giorni in un Tupperware o in un barattolo ben chiuso.

  • Zuppe di verdura con o senza legumi (meglio conservarle in barattolo, perché il coperchio del Tupperware è infame e traditore e come minimo lo urti per sbaglio e ti esonda nel frigo)
  • Insalate scondite (se condita, l’insalata diventa una massa viscida entro al massimo un giorno. Scondita, io sono riuscita a farmela durare 4 giorni, ma ammetto che il 4 giorno non era proprio invitante)
  • Riso/insalate di riso (non risotto). Se non troppo condito, un riso con verdure può arrivare a durare anche 4 giorni. Ancora meglio, nella mia esperienza, è preparare in anticipo una gran quantità di riso basmati bianco, bollito con opportune spezie e senza altri condimenti, pronto per essere abbinato a un condimento fresco a scelta. In questo caso, puoi arrivare tranquillamente a 5-6 giorni. Non ti spiegherò come si prepara il basmati, ma c’è una procedura apposita: ci sono un sacco di video di food influencer in tutte le lingue del mondo che mostrano come farne un’assoluta delizia. È facilissimo e, secondo me, è buono pure da solo.

    Il riso basmati è buono, l’anice stellato lo trovo intollerabile, ma la foto era carina. Ma poi, chi cazzo compra l’anice stellato quando deve risparmiare. Dai, siamo seri.

  • Vellutate o creme di verdura. In questo caso è praticamente obbligatorio conservarle in un barattolo con il tappo a vite. Un buon modo per farle durare di più, se sono abbastanza dense, è ricoprirle con un sottile strato di olio, prima di chiudere il barattolo. L’olio “sigilla” la crema di verdure, impedendo il passaggio dell’aria, il che mantiene “fresco” l’alimento per almeno un paio di giorni in più rispetto alla semplice conservazione in barattolo. Se la crema non è densa, rischia di mescolarsi all’olio, magari è anche buona, ma diventa troppo pesante e non si “sigilla”.
  • Verdure arrostite in qualsiasi forma. Verdure, perché la carne o, dio ci scampi, il pesce, possono arrivare al giorno dopo, ma non di più. E la carne si seccherà e sarà comunque meno gradevole. Per questo anche il riso, eventualmente, deve essere condito con sole verdure per durare a lungo. E arrostite, perché i fritti diventeranno gommosi e immangiabili.

Attenzione però: programmare non vuol dire solo cucinare prima e poi non pensarci più per un po’ di giorni, ma anche comprare con cognizione di causa e congelare come si deve. Per esempio, se hai una grande quantità di pane, congelalo già affettato, così da poterlo utilizzare nelle quantità che ti servono e non dover scongelare più di quello che potrai mangiare in un giorno. Se compri ortaggi grossi e senza buccia, come cavoli, cavolfiori o radicchio, affetta subito l’ortaggio nelle dimensioni che ti sono utili, lavalo per bene e poi congelalo, così da avere un ingrediente pronto per le tue preparazioni nelle settimane successive. C’è anche chi si diletta con fermentazioni e conservazioni sott’aceto, ma, dal momento che a me non piace nessuna delle due opzioni, non ho consigli da dare in merito.

Il sottaceto e il fermentato sono infidi e disonesti. Perché sì.

Trucco 2: preparazioni for dummies. Tutto è più facile di quello che pensi

Fare le cose costa meno che comprarle, nel 99% dei casi. Una pagnotta di pane da un chilo comprata al supermercato costa circa 1.15 € (prezzo di Lidl aggiornato all’11 aprile 2024). Per farlo in casa ti serviranno circa 480-500 grammi di farina (circa 90 centesimi al chilo, a seconda del tipo di farina che si compra, quindi approssimativamente 40 centesimi a pagnotta), circa 7 grammi di lievito (un panetto da 42 grammi costa sui 25 centesimi, quindi circa 4 centesimi a pagnotta), un cucchiaino di zucchero, circa 10 grammi di sale, circa 400 ml di acqua (non quantificabili in termini di prezzo). Quindi, nel complesso, te la cavi con 45 centesimi e la soddisfazione di aver fatto il pane in casa. Vale per il pane, per il dado alimentare, per i dolci, per i biscotti, per la pasta fatta in casa, gli gnocchi, perfino per i cereali (cercati le ricette per la granola fatta in casa e poi dimmi se non è meglio del müsli che compri al supermercato) e per il latte d’avena. È solo questione di tempo e pazienza, ovvero le due cose che devi avere, quando non hai soldi. Quanto tempo pensi ci voglia a prepararti la quantità di pasta necessaria per una porzione? Dieci minuti, se non sei schizzinoso sulle forme. E qualcosa come 15 centesimi di farina.

Impastare QUALSIASI cosa è talmente facile che i tuoi antenati lo facevano senza aver mai letto Slavoj Žižek.

Internet TRABOCCA di influencer di cucina a basso budget. Non devono andarti bene per forza i canali più famosi: trova quello che fa per te. Dieta vegana? Alimentazione ecosostenibile? Come nutrire 5 persone con 5 Euro? Là fuori, specialmente su Instagram e TikTok, c’è qualcuno che cucina in modo facile cose che a te piacciono. Trovalo, prova, pasticcia, impara. Anche se non l’hai mai fatto, pensa a questo: i nostri antenati tiravano su famiglie con eserciti di figli senza che nessun influencer insegnasse loro i life hack per far durare di più gli alimenti.

Ecco quello che devi sapere sulle preparazioni di base, per campare bene con pochi soldi e zero conoscenze pregresse :

  • Se mescoli roba liquida con polveri secche, otterrai paste e pastelle. A seconda di quanto liquido sarà il tuo composto ci potrai fare qualsiasi cosa. Se non ci metti il lievito e lo lasci semi-liquido, cuocendolo diventerà qualcosa che somiglia a una frittata o a una tortilla. Se ci metti il lievito puoi farne un pancake, una focaccia, una pagnotta o una torta, a seconda delle proporzioni o degli ingredienti. Se mescoli roba semisolida e molto umida, come le verdure bollite e passate, con la farina o gli amidi, scoprirai le variazioni sul tema degli gnocchi. Se invece di metterli a bollire li metterai al forno, saranno variazioni sul tema delle crocchette. Quasi tutta la cucina consiste nel mischiare robe solide con robe liquide e sottoporre il risultato a diversi livelli di calore, all’aperto (padella) o al chiuso (pentola con coperchio, forno, cottura a vapore, etc), a secco o in acqua, con o senza un elemento grasso.
  • I legumi sono tuoi amici. Se non ti fanno proprio completamente schifo, impara a familiarizzare con loro. Quelli secchi, al chilo, costano molto meno di quelli precotti. Prenditi il tempo di imparare quanto hanno bisogno di stare a bagno prima di essere utilizzabili. Le più rapide da gestire sono le lenticchie decorticate rosse, i più lunghi (ma, anche i più saporiti, secondo me) i ceci e alcuni tipi di fagioli. Le lenticchie frullate con un po’ d’acqua possono diventare: piadine, pancake (con un po’ di lievito), pagnotte (con un po’ di farina e più lievito), tofu (c’è la ricetta online, è facile, fidati).
  • Se non sai fare assolutamente niente, ti devasta l’idea di lavare molti piatti, non ti va di pesare le cose, non hai un frullatore e non hai tempo, ricorda: quando metti a bollire un sacco di roba tutta insieme in una pentola con acqua, poi la tiri via e ci aggiungi sale, spezie a piacere e una qualche forma di grasso (olio, burro, burro vegetale), hai comunque un pasto decente, nutriente, economico e mediamente buono. Se non sai cosa mettere a bollire, tieni presente che patate, carote e cipolle costano poco e stanno bene con tutto tranne che, tipo, con le ciliegie e con la cioccolata. Sbatti queste tre cose tagliate anche malissimo dentro una pentola con anche solo UN altro ingrediente (pomodoro, zucchine, pasta, riso, avena, broccoli, pollo, quello che ti pare) e aggiungi acqua. E mangerai decentemente. Tieni presente che gli ingredienti più duri, come le carote, hanno bisogno di più tempo e vanno messi a bollire prima di quelli più morbidi, come le zucchine. E tieni presente che, se tieni coperta la pentola consumerai meno per scaldare l’acqua, ma a un certo punto questa bollirà e straborderà, quindi tieni un occhio sul fornello. Col tempo, imparerai le combinazioni che ti piacciono e ricordati: non devi rendere conto a nessuno e Carlo Cracco non sa niente della tua vita. E anche su questa roba ci sono montagne di influencer che hanno idee carine. Magari poi te ne metto qualcuno nei commenti.
  • Se quello che volevi preparare è troppo secco, aggiungi acqua. Se è un soffritto che si sta carbonizzando, aggiungi un goccio di vino o brodo. Se è troppo salato, aggiungi latte (animale o vegetale va bene, ma non di mandorla o di cocco, perché cambiano i sapori). Se è troppo liquido, sciogli una piccola quantità di fecola di patate o amido di mais in una piccola quantità di acqua e buttacelo dentro, mescolando sul fornello, e otterrai una crema. Se la crema non è abbastanza densa, ripeti l’operazione.
  • Fare le marmellate e il dado alimentare è facilissimo. È facilissimo anche fare la nutella in casa (giuro) e in questo modo, con preparazioni che arrivano a costarti al massimo cinque euro per mezzo chilo, puoi anche cavartela in situazioni in cui vuoi fare un regalo a qualcuno e vuoi fare un figurone assoluto, perché il prossimo tuo non si accorga di quanto tu sia drammaticamente indigente.
Gli gnocchi, che hanno sempre la decenza di farti sapere da soli quando sono cotti.

Trucco 3: non si butta niente. Quasi

Armati di curiosità e spirito di avventura, perché essere poveri vuol dire non buttare niente. Per esempio, le bucce delle patate, messe al forno con un filo d’olio e sale, diventano chips croccanti e sono ottime da mangiare. I gambi dei broccoli tagliati fini sono eccezionali nel soffritto e, a dadini, nelle zuppe. I semi della zucca, tostati, sono uno snack delizioso. Quando ti porti a casa un ingrediente ricorda che l’hai pagato a peso: più ne butti via e più ti è costato.

Alcuni ingredienti hanno prodotti di scarto che possono essere usati al di fuori dell’alimentazione. Se lavi il riso (e dovresti, perché è molto più buono), sappi che l’acqua ricca di amido che emerge dalla prima messa a bagno è un ottimo balsamo per capelli. Se hai spremuto il succo di un limone e ne hai grattato via la buccia per aromatizzare un piatto, sappi che puoi ancora usare la polpa come “spugnetta” per lavare i piatti e togliere alcuni degli odori più ostinati, tipo quello di uovo.

I legumi sono tuoi amici. Saluta i tuoi amici

Con le bucce degli agrumi essiccate, in generale, si possono fare molte cose. Le si può candire se non sono trattate ma, siccome sei povero e non compri al supermercato bio, forse è meglio che tu ci faccia dei deodoranti per ambienti (anche lì, le ricette sono su internet, ma ti svelo l’ingrediente segreto: una bottiglietta di vodka dello Späti, quella che di solito, se la compri, i tuoi amici capiscono quanto serio sia il tuo problema con l’alcol).

E non si butta nemmeno quello che ti è venuto male, se puoi evitarlo. Se è carbonizzato o fa davvero schifo, ok, pazienza, prendila come una lezione di vita. Altrimenti mangialo, così capirai perché è venuto male e la volta dopo lo farai meglio. Per esempio, io ieri volevo farmi la crema al limone, perché mi ricorda l’infanzia e io sono povera sì, ma con i miei lussi. Dicevo, volevo farmi la crema al limone. Costo complessivo degli ingredienti per circa 6 porzioni, ovvero le colazioni di una settimana: circa 1.15 €. Solo che, siccome sono presbite, non ho visto che quella che avevo in mano non era essenza di limoni, ma essenza di arance. I bastardi fanno la confezione dello stesso colore: per capire la differenza devi guardare il disegnino sull’etichetta. Quindi mi è venuta la crema di arance, che è una roba che non dovrebbe neppure esistere. Ho cercato di aggiustarla con una spolverata di cannella. Mi è venuta una roba che sa tantissimo di Natale e ricorda il sapore dei biscotti Spekulatius. Decente, ma non c’entra veramente un beneamato con quello che volevo io, specialmente ad aprile. L’ho mangiata lo stesso, mescolata con i fiocchi d’avena. È buona? No. Fa vomitare? Neppure. Mi è servita questa lezione? Sì: da adesso mi toglierò gli occhiali per leggere bene le etichette, sempre.

Trucco 4: se non compri cibi già pronti, puoi investire (ogni tanto) in alimenti di qualità

Come abbiamo detto all’inizio, a essere poveri a berlino alimentandosi di pasta precotta in barattolo ci vuole poco. Ma io scrivo per chi NON vuole comprare pasta precotta in barattolo, non vuole comprare hamburger di topo dal discount, sapendo che l’animale che è morto per produrli ha sofferto quanto soffrirà il fegato di chi li mangia. Io scrivo per chi vuole arrivare alla mezza età con le coronarie libere e vuole sentire dei sapori. E, magari, pure per chi non vuole rinunciare ai propri principi (come la sostenibilità o specifiche scelte alimentari legate ai convincimenti etici o religiosi o alle restrizioni dettate dalla salute), solo perché non ha soldi per permettersi certi prodotti.

Se il tofu costa troppo, fallo a partire dai legumi secchi. Se il formaggio spalmabile, vegetale o animale, costa troppo, fallo con latte (animale o vegetale) e limone. Se gli hamburger di soia costano troppo, falli in casa con lenticchie e verdure. E magari, a forza di risparmiare su tutto il resto, potrai concederti di spendere qualcosa di più per quello che realmente ti importa, che si tratti di un taglio di carne bio, un dolce, una vaschetta di fragole o una bottiglia di quei succhi di frutta carissimi e buonissimi che stanno nel banco frigo. E lo potrai fare perché il pane e le marmellate li hai fatti in casa.

E niente, anche stavolta ho scritto tanto di più di quanto non avessi in programma di scrivere. In realtà ci sarebbe altro da dire, sul reparto cucina, ma le cose più importanti sono riuscita a “condensarle” in questo sproloquio. Nella prossima puntata, ho in mente di uscire dalla cucina e parlare di abbigliamento. Se volete parlare ancora di cibo, consigliare influencer, avere risposte a domande specifiche, fatemelo sapere nei commenti e cercherò di accontentarvi!

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