Testo e disegni di Paolo Brasioli
Una partita. Un’immagine. Un’epoca. Un pallone lanciato “dall’altra parte del muro”, dritto dritto in porta! Una inaspettata sorpresa, per gli uni e, soprattutto, per gli altri. Infatti, questo prodigioso evento calcistico è tutto questo. Avviene, il 22 giugno 1974, al Volksparkstadion di Amburgo, sotto i prestigiosi ed internazionali riflettori della decima edizione dei Mondiali di calcio giocati appunto nella Repubblica Federale Tedesca. Vanno infatti a confronto le due Germanie. Sono quasi passati trent’anni dalla fine del conflitto e da venticinque anni faticano sempre più a riconoscersi, politicamente e socialmente, trovandosi inoltre da 12 anni divise dal Muro di Berlino.
Una partita che segna la storia
Ma ora, qui, son chiamate a condividere l’arena erbosa fronteggiandosi atleticamente. Entrambe infatti, a seguito di un sorteggio che potremmo definire spavaldo e forse preveggente, giocano nel Girone 1 ed hanno fino a quel momento portato avanti positivamente i rispettivi impegni contro le altre nazionali partecipanti, Cile ed Australia, risultando pertanto già qualificate per la fase successiva. Si gioca quindi esclusivamente per ottenere il primo ambito posto del girone, ma si capisce subito, che qualcosa di ben più ampio ruota intorno alla sfera in campo.
Sulla carta, consultando classifiche e potenziali tecnici agonistici, non sembra poterci esserci paragone con la nazionale ospitante, nettamente favorita. Ed è oltretutto per la prima volta che si incontrano, non contando l’occasione olimpica di due anni prima, nel 1972, vinta dalla squadra della Repupplica Democratica Tedesca (sigla FIFA: DDR) per 3 a 2. Ma ovvio, la Germania Ovest (sigla FIFA: GER) era “solo” la nazionale olimpica e non quella professionale!
Il successo che nessuno di aspettava e il finale inaspettato
Con una certa impressione attendono il fischio d’inizio. I 22 sono allineati e schierati dietro la linea di metà campo. Si parte e la partita viene condotta per larga parte dalla Germania Ovest, in divisa bianca e nera, che, attaccando molto, va a colpire anche un palo. Tuttavia gli orientali, in maglietta blu, molto ben organizzati in campo e davvero concentratissimi, respingono le varie offensive avversarie. Ci sono anche alcune buone occasioni per la DDR, con una clamorosa palla goal che Hans Jürgen Kreische, praticamente a porta vuota, non riesce a finalizzare. Nella ripresa, partendo dal risultato a reti inviolate, i minuti scorrono tra vivaci scambi.
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Il vero protagonista di questa serata è ora il tifo dei circa 8.500 sostenitori dell’Est, che, per essere presenti allo stadio, hanno ottenuto per questa occasione uno storico permesso di espatrio rilasciato dalle autorità, ovviamente valido giusto il tempo della partita, e che ben bilancia l’organizzato tifo dei circa cinquantamila padroni di casa. Inoltre, in patria, al di là del muro, circa il 70% dei tedeschi dell’Est segue il match in televisione o alla radio.
Tutto procede agonisticamente, ma ecco che al 77′ minuto arriva proprio il goal degli Ossis! L’azione parte dal difensore Lothar Kurbjuweit, che serve in diagonale il ventiseienne mezzala Jürgen Sparwasser, maglia numero 14, il quale, dopo aver abilmente saltato, in palleggio con mirabile controllo in corsa con tocco prima di testa e poi di coscia, una coppia di avversari, che rotolano a terra, deposita in rete la sfera alle spalle dell’incredulo portiere occidentale Sepp Maier, segnando. Tor! È il definitivo, vincente, schiacciante, indiscutibile e lapidario 1 a 0!
La storia e i simboli
Il campionato continua e la Germania dell’Ovest, il successivo 7 luglio, vince nella finale il suo secondo titolo mondiale, dopo quello del 1954, mentre la Germania dell’Est non va oltre il secondo turno di questo mondiale, perdendo le successive due partite e pareggiandone una. Ma ovvio, per la storia calcistica della DDR questa rappresenta la partita più importante. Questa notte estiva di Amburgo rappresenta la più alta ed emozionante conquista internazionale, e non solo, ovviamente, sul mero piano statistico! L’autore del goal, che termina la carriera agonistica a 31 anni e diventa in seguito allenatore, ripensando a questa impresa, ha avuto modo di dire di sé: “So di essere l’eroe di un’epoca che non tornerà…”. Da ricordare che, nel 1988, quel muro lui non riesce ancora a superarlo, ad abbatterlo con una ideale pallonata e allora decide di scappare all’Ovest – e ci riesce!
Focalizziamoci, concludendo, sul logo e la mascotte di questi mondiali del 1974, che sono stati due simpatici personaggetti. Due ragazzi, il moretto TIP e il biondissimo TAP, che indossano una divisa bianca e nera con il logo “WM” e “74” (che stanno per “Weltmeisterschaft 1974”). Pensando a questa epica partita e guardando oggi a loro due, a cinquanta anni di distanza e ben sapendo soprattutto come da allora si e evoluta la storia dell’Europa, forse proprio dal loro coinvolgente abbraccio e gioioso saluto ci arriva un chiaro, allora sorprendentemente profetico ed anticipatorio messaggio per un felice futuro…alles zusammen!
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
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