Turingia: per i rifugiati obbligo di lavorare per 80 centesimi l’ora. È polemica
Nel distretto di Saale-Orla, in Turingia, la giunta locale ha preso una controversa decisione che riguarda i richiedenti asilo, i quali, in futuro, saranno costretti a lavorare per un compenso di soli 80 centesimi all’ora. L’impegno richiesto arriverebbe a quattro ore al giorno, il che, per la paga oraria prevista, è pari a un massimo di 64 euro al mese. Questa misura, introdotta dall’amministratore distrettuale Christian Herrgott (CDU), ha sollevato un’ondata di critiche. Se i rifugiati dovessero decidere di rifiutarsi di lavorare, rischierebbero di subire tagli significativi al loro sostegno finanziario. Inizialmente, il lavoro sarà offerto su base volontaria ai rifugiati, ma la pressione per partecipare è tangibile e lo sdegno a fronte del compenso irrisorio è sempre più evidente.
Il Consiglio per i rifugiati: “scelta ingiusta che alimenta una narrativa dannosa”
Il Consiglio per i rifugiati della Turingia ha espresso forte disapprovazione per questa procedura. Secondo il Consiglio, la nuova normativa impone condizioni ingiuste e discriminatorie ai rifugiati, i quali dovrebbero avere la libertà di scegliere se lavorare o meno. Inoltre, il Consiglio sostiene che il lavoro offerto ai rifugiati dovrebbe essere retribuito in modo equo e adeguato, rispettando i principi di giustizia e parità e che questa misura non faccia che alimentare la narrativa dei rifugiati che non vogliono lavorare, laddove in Germania, per tutta la prima fase della loro permanenza, non è consentito loro l’accesso al mercato del lavoro. Dello stesso parere è anche la Ministra dell’Integrazione della Turingia, Doreen Denstädt (Verdi).
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La difesa dell’Unione: “chi ha sperimentato la solidarietà tedesca dia qualcosa in cambio”
Nonostante le critiche, l’amministratore distrettuale Christian Herrgott ha difeso con fermezza la sua decisione, sostenendo che i rifugiati dovrebbero contribuire alla società in cambio della solidarietà che viene loro garantita all’arrivo in Germania. Herrgott ha argomentato che la misura è stata introdotta con l’obiettivo di incentivare l’integrazione dei rifugiati nella comunità locale, promuovendo al contempo un senso di responsabilità e partecipazione attiva, “strutturando” le loro giornate e preparandoli al lavoro, anche attraverso la promozione delle competenze linguistiche.
Inoltre, la decisione ha sollevato questioni legali riguardanti la conformità con le leggi del lavoro e gli obblighi internazionali della Germania. Esperti legali hanno messo in discussione la legalità di imporre un lavoro sotto la minaccia di sanzioni finanziarie, soprattutto quando il compenso è ben al di sotto del salario minimo nazionale.
La misura ha anche sollevato preoccupazioni riguardo alla possibilità che crei una distorsione nel mercato del lavoro locale, con i rifugiati che potrebbero essere visti come una fonte di manodopera a basso costo, mettendo potenzialmente a rischio l’occupazione e le condizioni lavorative dei lavoratori locali.
Nonostante l’opposizione, la normativa dovrebbe presto essere applicata nel distretto di Saale-Orla. I rifugiati che si rifiutano di lavorare potrebbero subire tagli fino a 180 euro al mese.
Herrgott è stato eletto nuovo amministratore distrettuale alla fine di gennaio, avendo prevalso su un avversario dell’AfD Uwe Thrum nel ballottaggio. il distretto era considerato una roccaforte dell’AfD e ora l’opposizione accusa Herrgott di “copiare” le strategie di AfD in materia di politiche sui rifugiati. L’Unione, invece, difende questa mozione: il leader della CDU della Turingia, Mario Voigt, per esempio, ha dichiarato che occorre “lanciare un messaggio: chiunque sperimenti la solidarietà della comunità tedesca deve anche dare qualcosa in cambio”.
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