Discriminazione sul credito: il governo tedesco chiede più trasparenza alla Schufa

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In Germania si torna a parlare della Schufa, un’agenzia di credito che corrisponde a un concetto piuttosto “alieno” per molti italiani che vivono in questo Paese, ma che esercita un enorme potere sulla vita e le possibilità dei cittadini. Come abbiamo detto più volte, in Germania, qualsiasi attività che implichi il credito o un pagamento dilazionato o continuato nel tempo, dalla stipula di un contratto di affitto a quella di un leasing o di un finanziamento – richiede un controllo di solvibilità. Tale controllo è affidato in modo quasi esclusivo alla Schufa, i cui metodi, però, sono stati criticati per la loro scarsa trasparenza e per il rischio che costituiscano forme di discriminazione.

L’intervento della Corte di Giustizia Europea

Dopo numerose proteste e un dibattito che si è esteso anche alle corti europee, il governo tedesco ha in programma di riformare la legge federale sulla protezione dei dati, prendendo di mira proprio le agenzie di credito come Schufa. Questa decisione è in realtà una risposta diretta a una sentenza della Corte di Giustizia Europea (CGE), della quale abbiamo parlato poco tempo fa, che ha stabilito che i controlli sulla solvibilità dei consumatori sono consentiti solo entro limiti rigorosi, al fine di proteggere la privacy e i diritti individuali.


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La legge vieterà di raccogliere dati personali che possano generare discriminazione al momento di concedere un credito

La riforma proposta mira a impedire l’utilizzo di certi dati per valutare la capacità e la volontà di una persona di onorare gli impegni finanziari. Tra questi dati rientrano come l’indirizzo di casa, il codice postale, il nome e cognome, o i dati personali derivati dall’uso dei social media, così come le informazioni sui pagamenti in entrata e in uscita da e verso i conti bancari. Questi tipi di dati sono considerati troppo invasivi e non necessariamente indicativi della solvibilità finanziaria di un individuo, nonché potenzialmente discriminatori (considerare più alta o più bassa la solvibilità di una persona in base al codice postale del quartiere in cui vive o al suo cognome, per esempio, è considerata una pratica fortemente discriminatoria).

La posizione espressa dalla CGE si basa, come già detto, su due casi tedeschi, uno dei quali coinvolgeva una donna a cui era stato negato un prestito e che aveva fatto causa a Schufa per cancellare una voce e ottenere l’accesso ai dati che avevano influenzato la decisione, senza però ricevere le informazioni richieste su quali dati avessero determinato il rifiuto del prestito.

I consumatori dovranno poter sapere con esattezza quali dati hanno influenzato il punteggio e in che modo

In futuro, secondo quanto affermato dalla Ministra dell’Ambiente e della Protezione dei Consumatori Steffi Lemke (Verdi), i consumatori dovrebbero essere in grado di sapere direttamente quali dati e categorie di dati hanno influenzato il loro punteggio di credito, come sono stati ponderati e cosa significa il valore del punteggio in termini pratici. Questo livello di trasparenza è infatti considerato essenziale per consentire ai consumatori di comprendere e potenzialmente contestare le decisioni che li riguardano.

La legge proposta, il cui disegno è stato approvato al Consiglio Federale, ma deve ancora passare attraverso la procedura di approvazione al Bundestag e al Bundesrat, mira a prevenire potenziali discriminazioni attraverso l’assegnazione di un punteggio. A questo proposito, la Ministra dell’Interno Nancy Faeser (SPD), ha chiaramente affermato che, nel calcolo automatico della solvibilità, non possono essere inclusi neanche i dati sull’origine etnica e sulla salute delle persone.

Inoltre, la riforma mira a facilitare i progetti di ricerca. In futuro, le aziende e le organizzazioni che elaborano dati per scopi storici, scientifici o statistici dovranno fare riferimento a una singola autorità per la protezione dei dati, semplificando il processo e garantendo che la ricerca possa procedere nel rispetto delle normative sulla privacy.

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