La leggenda del fantasma nel Monastero Grigio di Berlino
Se vi piacciono le leggende oscure e le storie dell’orrore, non potete perdere l’occasione di visitare il Monastero Grigio di Berlino. Con questo nome si conoscono le rovine di un antico convento nel quartiere di Mitte, non lontano da Alexanderplatz. Quello che resta di questo edificio rappresenta una delle più antiche testimonianze di architettura berlinese ancora visibili – e, considerando la travagliata storia di questa città, non è cosa da poco.
Le origini del monastero
Quello che vediamo oggi non è che un frammento di un complesso che doveva essere molto più grande. Nello specifico, sono rimaste in piedi alcune sezioni delle mura di quella che era la chiesa del monastero. Sappiamo, da documenti risalenti al 1249, che questo particolare monastero era gestito da una congregazione di francescani: è proprio il colore delle loro tuniche ad aver dato origine al soprannome “Monastero Grigio”. Questi frati, come è noto, con una filosofia improntata alla povertà, umiltà e semplicità, si distinguevano dalla tradizionale opulenza della Chiesa. Viaggiatori itineranti e predicatori devoti, i francescani si dedicavano ai poveri, ai malati e agli emarginati, conquistando il favore della popolazione medievale e ottenendo il patrocinio dei governanti berlinesi, che offrirono loro una residenza permanente entro le mura cittadine.
Le fondamenta in pietra di campo rinvenute sotto la chiesa del monastero suggeriscono che i frati si stabilirono in una struttura preesistente. L’età esatta dell’edificio non è stata completamente stabilita, ma è certo che sia uno dei più antichi di Berlino insieme alla Nikolaikirche. Nel 1290, i Francescani ricevettero in donazione una fornace, i cui resti sono ancora rintracciabili in Kreuzbergstraße. Questo permise la costruzione del monastero attuale, completato nel XIV secolo.
Leggi anche:
La “trollata” del Brocken: un finto rituale magico nella Salem tedesca
Durante il suo periodo aureo nel Medioevo, il monastero fu un centro di apprendimento e studio, custodendo persino la prima tipografia di Berlino. Al suo interno ospitava un giardino botanico con esemplari animali esotici e si ritiene che fosse, come spesso erano i conventi e i monasteri dell’epoca, un centro vivace in comunicazione con la società cittadina.
Il declino e la distruzione
Con l’avvento della Riforma intorno al 1539, il monastero fu secolarizzato e i suoi beni furono trasferiti allo Stato. Alcuni frati continuarono a vivere nei suoi edifici, ma l’ultimo di loro morì nel 1571. Solo tre anni dopo, il monastero fu riorganizzato come scuola: il Ginnasio di Berlino del Monastero Grigio – un’istituzione ancora presente, seppur in un luogo diverso.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, le rovine dell’ex monastero subirono danni considerevoli, aggravati dalla costruzione di un tunnel ferroviario sotterraneo. Nel 1968, le parti rimanenti dell’edificio furono demolite per far spazio all’ampliamento della Grunerstrasse. Le poche rovine rimaste, che, come già detto, sono quelle della chiesa, sono oggi spesso utilizzate come sede di eventi culturali.
La leggenda del monaco zoppo
Questo è ciò che ci racconta la storia, a partire dalle fonti comprovabili sul convento e sulle diverse attività che vi si svolsero. La leggenda, come spesso accade, assume tinte fosche e misteriose. È la storia del monaco Roderich, il cui spirito tormentato si dice vaghi ancora oggi fra le rovine che un tempo abitò. Perché mai lo spirito di Roderich dovrebbe essere tormentato? Prima di tutto perché non voleva assolutamente farsi monaco: si dice che fosse un giovane e nobile signore, innamorato di una bella dama. Purtroppo, un’incidente lo lasciò claudicante, precludendogli per sempre la strada della guerra e dell’amore e costringendolo a scegliere invece la chiesa. Roderich prese i voti e, in una società che andava poco per il sottile, venne rapidamente soprannominato “il monaco zoppo”.
Comprensibilmente, la sua nuova vita non era quella che il giovane aveva sognato e, con l’andare del tempo, Roderich divenne un uomo cupo, amareggiato dalla vita, pieno di odio e risentimento. Non si sa cosa lo spinse a desiderare la morte di un suo confratello, ma la leggenda narra che Roderich abbia assoldato due criminali commettere questo orrendo crimine, per poi incolpare dell’omicidio i Cavalieri Templari, due dei quali furono condannati e giustiziati. Roderich pensava a quel punto di averla fatta franca, ma non aveva ancora incontrato Bernhard. Quest’ultimo era un giovane monaco, che si unì al convento e si permise di dubitare della colpevolezza dei Templari.
Roderich non poteva assolutamente permettere che il suo segreto venisse scoperto, così fece arrestare il giovane monaco e lo fece murare vivo nella cantina del monastero. La verità, però, trionfa sempre (almeno nelle leggende) e uno dei sicari, forse assalito da un tardivo rimorso, confessò l’omicidio. Quando la folla inferocita sciamò nel convento per consegnare Roderich alla giustizia, però, non lo trovò. Le ricerche condussero alla cantina, dove Roderich fu trovato piangente, mentre cullava il cadavere del giovane Bernhard, ormai morto di stenti. Accanto a lui c’è una lettera della sua ex amante, la bella dama che aveva corteggiato prima dell’incidente e con la quale aveva avuto rapporti peccaminosi. La donna lo informava del fatto che il giovane monaco fosse il figlio di quell’unione segreta.
Roderich, a questo punto, confessò tutti i suoi peccati e crimini e la folla, senza nemmeno portarlo in tribunale, lo uccise in quella stessa cantina. Per questo, si racconta, il suo spirito senza pace ha continuato da allora a infestare il convento e ancora oggi, di notte, si può sentire il suo lamento angosciato.
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!