I luoghi più belli da visitare in Germania #34: il castello di Trausnitz con la “camera delle meraviglie”

Trausnitz

Landshut è una cittadina della Baviera che di per sé potrebbe non essere di particolare interesse per i turisti. Pittoresca è l’aggettivo che più probabilmente si finirà per usare, se si tenta di descrivere questo angolino di Germania, che è simile a molti altri nella regione. Per scoprire cosa distingua Landshut da centinaia di altri villaggi simili, tuttavia, basta alzare lo sguardo. Sull’altura che domina la città, infatti, si erge il maestoso Castello di Trausnitz, che conserva la memoria di secoli di politica, cultura e trasformazioni, ma soprattutto affascina con la sua “Stanza delle Meraviglie”.

Le origini del castello di Trausnitz

La storia del castello di Trausnitz può essere ripercorsa fino all’epoca delle crociate sotto il duca Ludovico I di Baviera, conosciuto anche, in tedesco, come “il Kelheimer”. Inizialmente, il castello aveva, come è ovvio, una funzione di protezione della città sottostante e non si chiamava “Trausnitz” (nome che assunse solo nel XVI secolo) bensì condivideva il medesimo nome della città che era deputato a proteggere. La sua costruzione, dall’inizio al completamento, può essere datata all’incirca fra il 1204 e il 1235. Con il passare del tempo, però, divenne anche il centro della politica imperiale e un punto di riferimento culturale durante il periodo degli Hohenstaufen. Nel tempo, la sua alla sua reputazione come polo culturale vivace superò la sua importanza militare.

Il Rinascimento e l’arte

L’era del Rinascimento ha lasciato un’impronta indelebile nel castello. In questo periodo furono costruiti alcuni degli edifici interni, le torri di difesa e furono ampliate le mura di cinta. Ludovico X di Baviera intraprese lavori di decorazione, avvicinandosi prima allo stile gotico e poi a quello rinascimentale. Il duca Guglielmo V, nato a Landshut nel 1548, visse nel castello, in qualità di principe ereditario dal 1568 al 1579, e contribuì a farne un centro importante per l’arte e la cultura. Della sua corte facevano parte artisti, musicisti e anche attori. Fu in questo periodo che si realizzarono alcuni importanti dipinti murali nello stile del manierismo fiorentino. Purtroppo, gran parte di queste decorazioni sono andate perdute a causa di un devastante incendio nel 1691, con alcune eccezioni notevoli come la Scala dei Folli, un affresco vivido che raffigura scene della Commedia dell’arte italiana.

Declino e rinascita

Con il passare dei secoli, il castello di Trausnitz cadde in declino, poiché non riusciva più a ottemperare alle funzioni che, nelle epoche successive, si richiedevano a una residenza come questa. A partire dal XVIII secolo fu adibito ai più svariati usi: fu una caserma, una prigione nella quale si rinchiudevano gli aristocratici e, nel 1762 persino una manifattura tessile. All’inizio del dell’800, tornò a essere una caserma e più avanti un ospedale militare. Questa funzione fu estesa nel 1831, quando l’epidemia di colera richiese strutture apposite per accogliere e curare i contagiati. Tornò a una certa forma di prestigio almeno formale dal 1869, quando il primo piano dell’edificio del principe fu adibito a residenza di prestigio per il re Ludwig II, che però non lo utilizzò mai.

Dal XVIII secolo, qui si trovava anche il registro dell’ufficio elettorale, che in seguito si trasformò nell’Archivio di Stato della Bassa Baviera.

L’edificio nel suo complesso è tornato agli antichi splendori solo dopo la ricostruzione seguita all’incendio del ’61.

La Wunderkammer di Trausnitz: tesori esotici e curiosità

Una delle attrazioni principali del castello di Trausnitz, oggi, è la “Kunst- und Wunderkammer”, ovvero la “camera dell’arte e delle curiosità”. Queste “camere” erano diffuse, nelle residenze di nobili e regnanti, nelle epoche precedenti all’invenzione di ciò che oggi chiamiamo “museo”. Il principio era simile, eppure fondamentalmente diverso. Allestire una “Wunderkammer”, per un re o un duca, era essenzialmente un modo per dire “ci sono oggetti che secondo me vale la pena conservare e poter contemplare, indipendentemente dal loro utilizzo”. Oggi ci sembra un impulso naturale quello di studiare con curiosità un reperto del passato, ma dobbiamo pensare che, all’epoca in cui le “Wunderkammer” come questa sono state costruite, tale impulso somigliava più a quello di un collezionista privato di curiosità che non a quello del curatore di un museo. Questo vuol dire che le collezioni non erano “curate” nel modo che intendiamo oggi.


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Un animale esotico impagliato poteva essere guardato con la stessa curiosità, dal nobile o regnante che lo collezionava, di una roccia particolarmente rara o di un’opera d’arte. La visione del mondo dell’epoca, che rispetto alla nostra può considerarsi pre-scientifica, puntava il riflettore della curiosità su uno spettro più ampio di artefatti ed elementi naturali e li classificava in modi diversi da quanto non faremmo oggi.

Quasi tutte le “camere d’arte e di curiosità” di questo tipo sono organizzate in quattro categorie – e quella di Traunsitz non fa eccezione. Le categorie sono: Artificialia (oggetti creati dall’uomo, comprendenti quindi sia quelli che oggi chiameremmo “artefatti” che quelle che considereremmo “opere d’arte), Naturalia (elementi naturali come pietre, piante e animali, preferibilmente provenienti da angoli lontani del mondo), Exotica (una categoria esplosa soprattutto dopo le grandi esplorazioni geografiche europee, che fecero venire voglia ai nobili del Vecchio Continente di collezionare tutto ciò che veniva da quelli “nuovi” e lontanissimi) e Scientifica (elementi legati alle scienze, senza distinzione: dalle carte geografiche agli strumenti per le rilevazioni usati negli studi di fisica).

Artificialia – celebrazione del genio umano

Nella collezione di Traunsitz, in questa categoria rientrano elementi molto diversi: si va dalle sculture greche e romane alle antiche monete, passando per opere del più squisito artigianato, come scrigni, caraffe, piatti e ambra lavorata. Il denominatore comune è il genio dell’uomo applicato alla natural. A rendere degni di nota gli “artificialia” era il fatto che l’abilità di un essere umano avesse preso elementi naturalmente splendidi della natura e li avesse portati a un grado di perfezione, imitando la natura stessa. Questo, se ci pensiamo, è ciò che succede quando si scolpisce la pietra per riprodurre le fattezze di una persona o la forma di un animale o quando si usano gli smalti per decorare con motivi naturalistici un vaso di terracotta.

Naturalia – la meraviglia della natura

In questa categoria si agitano due impulsi contrastanti: da un lato la celebrazione della natura, spesso legata al concetto cristiano della celebrazione dell’operato di Dio, ma anche l’attrazione morbosa verso tutto ciò che in natura ci appare mostruoso e deformato. Quest’ultimo non si traduce solo nella ricerca di “anomalie” etologiche da impagliare, ma, per esempio, nelle collezioni botaniche che comprendevano anche vaste sezioni dedicate ai veleni o a elementi naturali che si riteneva potessero avere proprietà di tipo magico. Più prosaicamente, poter sfoggiare nei propri “naturalia” piante o animali esotici e, quindi, di difficile acquisizione, era uno status symbol per chi aveva la possibilità di procurarseli.

Exotica – l’emozione dell’ignoto

A partire dal XVI secolo, l’Europa visse una vera e propria “febbre della scoperta”. I primissimi contatti con altre civilizzazioni in continenti fino ad allora ignoti agli europei si tradussero, come oggi è tristemente noto, in stermini e saccheggi. Fra coloro che restavano in Europa e non prendevano parte in modo diretto alla devastazione di imperi millenari, l’eco di questi fatti si traduceva, fra le altre cose, nella scoperta di oggetti e materiali nuovi, affascinanti e, appunto, esotici.

In questa categoria rientravano i preziosissimi manufatti in oro e pietre preziose delle civiltà precolombiane, ma anche piante e animali mai visti prima e considerati “strani”. Intorno a questi oggetti si sviluppò un commercio florido, che, dai principali porti di attracco dei navigatori portoghesi e spagnoli, arrivavano nelle “Wunderkammer” di tutta europa. Certo, fra gli Exotica c’era anche posto per i manufatti e le spezie che venivano da continenti già perfettamente noti, come l’Asia e l’Africa, ma, per un lungo periodo, le rarità e le “stranezze” provenienti dalle Americhe furono le vere “superstar” dei gabinetti delle curiosità di tutta la nobiltà nostrana.

Scientifica – celebrazione dell’ingegno

Il Rinascimento non fu solo un periodo di grandi espressioni artistiche, ma anche di grandi ricerche scientifiche. D’altra parte, lo sviluppo della navigazione non era certo svincolato da quello degli studi di astronomia, fisica, matematica, ma anche botanica, biologia e medicina. Intorno a queste discipline, fiorì una produzione enorme di nuovi strumenti, che gli scienziati utilizzavano per acquisire nuove conoscenze, per misurare e comprendere. Carte geografiche e e bussole, astrolabi e mappamondi, strumenti di dissezione e bilance: tutto questo universo esercitava una forte attrazione sui nobili che si occupavano (anche) di scienza. Questo e molto altri si può trovare in questa come in altre “Wunderkammer”, a testimonianza della curiosità umana verso il mondo e verso la conoscenza.

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