Nuova richiesta di espulsione per Sahra Wagenknecht, la spina nel fianco della sinistra tedesca
Un gruppo di circa 58 membri della Linke, la sinistra tedesca, ha presentato una mozione al comitato arbitrale del partito in Nord Reno-Westfalia per chiedere l’espulsione di Sahra Wagenknecht. Secondo la mozione, la nota e controversa esponente della Linke starebbe “violando gravemente i principi e l’ordine del partito, danneggiandolo seriamente” ed è accusata di “comportamento particolarmente dannoso e sleale”.
Richiesta di espulsione per Wagenknecht: “contraddice costantemente il partito”
Tra i 58 sostenitori della mozione ci sono membri di parlamenti e comitati esecutivi statali, politici locali e due parlamentari del Bundestag. La mozione fa riferimento a una “situazione che minaccia l’esistenza del partito nella sua attuale rilevanza” e si riferisce al fatto che Wagenknech non faccia che contestare le linee guida della Linke, mettendone in discussione la credibilità politica.
“Un partito che viene costantemente contraddetto da un suo stesso membro di spicco nel Bundestag non offre un profilo chiaro, ma appare diviso e poco attraente” hanno dichiarato a nome dei firmatari Sofia Leonidakis, capogruppo al Parlamento di Brema, ed Elif Eralp, deputata al parlamento di Berlino, parlando di un contegno di Wagenknecht che sarebbe “incompatibile con il suo ruolo di membro del Bundestag e di membro del nostro partito”.
Questo non è il primo tentativo di escludere la Wagenknecht dalla Linke. A giugno, il partito le ha chiesto formalmente di dimettersi dal suo mandato al Bundestag con una risoluzione del comitato esecutivo federale, mentre già nel 2021 alcuni esponenti avevano avanzato una richiesta simile in relazione al suo libro “Die Selbstgerechten” (i giusti), in cui Wagenknecht criticava aspramente la Linke, ma all’epoca la mozione era stata respinta. Come verrà valutata, oggi, questa nuova richiesta di espulsione?
Da “Sahra la rossa” a “Sahra la rossobruna”?
Più in generale, Wagenknecht è da anni sempre più in contrasto con il partito e diverse sue esternazioni sono risultate molto controverse: dalle posizioni assunte durante la pandemia, che le hanno fatto guadagnare le simpatie di chi parlava di “dittatura sanitaria”, alla critica della politica dell’accoglienza dei rifugiati di Angela Merkel, che le ha fatto guadagnare le simpatie dei conservatori, dal freno sulle politiche di protezione del clima, ritenute troppo onerose, alla “fedeltà” al gas russo a basso costo, accompagnata dalla contrarietà di Wagenknecht alle sanzioni contro Mosca e in generale a posizioni sulla guerra in Ucraina che hanno prodotto una notevole scia di di polemiche.
Basti pensare al fatto che Björn Höcke, capo dell’ala radicale di AfD, l’abbia a un certo punto ufficialmente invitata a unirsi all’ultradestra, dichiarando che, in Alternativa per la Germania, Wagenknecht avrebbe trovato più spazio per far passare “le sue idee per una politica di pace”. È abbastanza perché “Sahra la rossa” diventi, nella percezione collettiva, “Sahra la rossobruna“?
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Verso un’espulsione o verso un nuovo partito?
Nel frattempo, sono mesi che si vocifera della possibile fondazione di un nuovo partito da parte di Wagenknecht, che potrebbe risultare un’ulteriore spina nel fianco della sinistra tedesca, e si pensa che la politica 54enne possa prendere una posizione in questo senso entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, è stata recentemente registrata un’associazione chiamata “BSW – für Vernunft und Gerechtigkeit” (BSW – per la ragione e la giustizia), che potrebbe configurarsi come un'”entità di transizione”, atta a preparare una possibile ascesa di Wagenknecht all’interno di un nuovo partito.
Domenica, il comitato esecutivo federale della Linke ha fatto calare la mannaia su questa possibilità, adottando una risoluzione che considera il coinvolgimento in un’associazione del genere incompatibile con l’appartenenza alla Linke. Insomma, il messaggio per Wagenknecht e sostenitori è chiaro: sono invitati a cessare immediatamente ogni attività tesa a favorire altri partiti oppure a lasciare la Linke, smettendola di utilizzare i mandati acquisiti attraverso il partito.
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