A seguito di gravi minacce terroristiche, la moschea inclusiva Ibn Rushd Goethe di Berlino, fondata dall’avvocata e attivista per i diritti delle donne Seyran Ateş, è stata costretta a chiudere temporaneamente.
L’annuncio della chiusura è stato fatto su Instagram dal centro di accoglienza Islamdiversity, parte integrante della moschea, che ha dichiarato che negli ultimi tempi sono stati rivolti “insulti e minacce di morte al personale”, il che avrebbe creato un clima di minaccia “senza precedenti”. Di conseguenza, tutte le attività in presenza sono state sospese fino a ulteriori comunicazioni.
La moschea inclusiva di Berlino, minacciata dall’Isis
Già all’inizio di questa settimana, T-Online aveva segnalato possibili “piani di attacco” verso la moschea, che si trova a Moabit e include, tra i suoi circa 700 membri, anche molti musulmani queer, che promuovono un’interpretazione progressista del Corano.
Questa filosofia fa sì che la moschea fondata da Ateş, che ha già subito un attentato ed è stata per anni sotto protezione per la sua attività contro la violenza di genere, sia spesso nel mirino degli islamisti. Nel mese di luglio, dopo l’arresto di alcuni individui legati all’estremismo islamico, pare siano emersi indizi legati a un possibile rischio per la moschea, peraltro definita dal sito dell’autoproclamatasi “Provincia dello Stato Islamico del Khorasan” (ISPK) come un “luogo di culto del diavolo” e un possibile obiettivo per un attacco.
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Ne parla più diffusamente proprio l’account Instagram Islamdiversity. “Abbiamo ricevuto la notizia che i terroristi dell’Isis stavano preparando un attacco contro la nostra moschea. Le immagini della moschea circolavano nelle chat e negli altri canali media dei terroristi” si legge. L’arresto di queste persone, tuttavia, non è sufficiente a far diminuire la preoccupazione.
“Non possiamo in coscienza continuare come se nulla fosse. Questi uomini sono venuti in Germania dal Tagikistan con il piano di uccidere noi e i nostri membri. Le immagini che ci ritraggono sono ampiamente diffuse. Questo progetto, questa moschea, dovrebbe essere un luogo sicuro per le persone omosessuali. Purtroppo, per quanto sia doloroso ammetterlo e dirlo apertamente, non possiamo più garantire questa sicurezza” continua il post, che annulla tutti i servizi che si svolgono in presenza, come le preghiere del venerdì, le consulenze, gli eventi culturali, le conferenze, i dibattiti e gli altri servizi offerti normalmente e che d’ora in poi potranno svolgersi solo online.
Il sostegno delle altre organizzazioni
Numerose persone e organizzazioni, tra cui l’associazione di autori PEN Berlin, hanno espresso la loro solidarietà nei confronti di Seyran Ateş e della moschea inclusiva Ibn Rushd Goethe. Il portavoce di PEN, Deniz Yücel, ha inoltre sottolineato che il terrorismo islamico rappresenta una minaccia per la società aperta anche in Germania e ha evidenziato quanto Ates abbia dovuto sopportare in questo senso.
“L’odio di queste persone per tutto e tutti coloro che non rientrano nel loro mondo, grande quanto una scatola di fiammiferi, è davvero forte” ha chiosato Yücel.
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