Rapito e torturato in Siria, fa causa all’ONG
Cinque anni dopo essere stato rapito e torturato durante una missione umanitaria in Siria, il tedesco Martin Lautwein sta portando avanti una causa legale senza precedenti contro l’organizzazione umanitaria per cui lavorava, Cadus. La sua storia, raccontata da Report Mainz (format investigativo di ARD), solleva importanti questioni sulla sicurezza degli operatori sul campo nelle zone di guerra e rappresenta un unicum in questo ambito: è la prima volta che uno dei partecipanti alle missioni di solidarietà cerca di rivalersi su una ONG dopo un rapimento.
La missione in Siria e il rapimento
Nel 2018, all’età di 27 anni, Lautwein scelse di partecipare come operatore umanitario alla missione in Siria organizzata da Cadus, un’organizzazione umanitaria di Berlino sostenuta anche dall’OMS. Doveva contribuire, con le sue competenze professionali nel settore edile, alla costruzione di un ospedale. Mentre si trovavano ad Al Qamshli, nel nord-est della Siria, Lautwein e un collega furono arrestati da un gruppo di uomini del regime di Assad e accusati di circolare con documenti non in regola.
Lautwein racconta di essere stato incarcerato a Damasco, nella terribile prigione Far’ Falastine, gestita dai servizi segreti siriani e nota per essere sede di frequenti violazioni dei diritti umani, torture e abusi sessuali. Lautwein racconta di essere stato vittima di pratiche atroci, che si rifiuta di riferire nel dettaglio, che hanno lasciato cicatrici profonde non solo sul suo corpo ma anche nella sua mente.
L’operatore è stato liberato dopo 48 giorni di prigionia grazie all’intervento delle autorità europee, ma, racconta, la sua vita è stata segnata irreparabilmente da questa esperienza.
La causa contro Cadus
Ora, Lautwein ha deciso di farecausa a Cadus, sostenendo che l’organizzazione non ha fatto abbastanza per garantire la sua sicurezza. Il caso sarà presto sottoposto al Tribunale regionale di Berlino. Gli avvocati di Lautwein sostengono che Cadus abbia fornito una preparazione insufficiente prima della missione, senza una formazione specifica sulla sicurezza in caso di rapimento, che sarebbe pratica comune nel settore umanitario.
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Cadus, per contro, respinge le accuse, sottolineando che Al Qamishli era considerata una delle città più sicure della regione. L’organizzazione afferma che Lautwein era stato debitamente informato sui rischi della missione e aveva ricevuto briefing e seminari sulla sicurezza. Inoltre, sostengono di aver lavorato con un fornitore di sicurezza e di aver seguito procedure standard per il settore umanitario.
Gli esiti del processo, che inizierà il 10 ottobre, sono impossibili da prevedere e il procedimento stesso è, per Lautwein, un percorso in salita. Ci è voluto più di mezzo anno per chiarire quale fosse il tribunale competente per il caso e il Tribunale regionale di Berlino ha anche respinto una richiesta di assistenza legale. Secondo i giudici, l’azione legale che l’ex operatore sanitario e i suoi avvocati intendevano intraprendere non offriva sufficienti prospettive di successo. Il caso è un unicum in Germania: non risultano precedenti nei quali si sia dibattuto, ad esempio, di quali obblighi derivino da un modello di contratto come quello che Cadus e Lautwein hanno stipulato.
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