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“Non sono queer”: Alice Weidel rivendica le posizioni più a destra di AfD

In Germania, l’insoddisfazione per il governo Scholz sta provocando smottamenti nel panorama politico, avvantaggiando in modo evidente AfD, più di qualsiasi altro partito. La formazione di ultradestra sta guadagnando terreno e, secondo gli ultimi sondaggi, si attesta su oltre il 20% delle preferenze a livello nazionale. Nel corso di un’intervista as ARD, Alice Weidel, capogruppo parlamentare e portavoce federale del partito, ha espresso quella che sembra una combinazione di posizioni ufficiali del partito e visioni personali parzialmente sorprendenti. In più di un’occasione, Weidel ha cercato di evitare le domande e le osservazioni del conduttore Matthias Deiß, non nascondendo una certa insofferenza.

Critiche al governo Scholz

Un esempio evidente è stata la domanda di Deiß, che ha ricordato come poco tempo fa, durante un comizio elettorale a Gillamoos, in Baviera, Weidel abbia pronunciato la frase: “Siamo governati da pazzi e da idioti” e le ha chiesto chiesto se consideri il Cancelliere un “pazzo o un idiota”. Weidel ha nicchiato, evitando di rispondere alla domanda e appellandosi al fatto che, quando si parla in campagna elettorale, “si esagera”. Questo non le ha impedito, tuttavia, di dire nell’intervista che “questo governo si sta comportando in maniera idiota”.

Come già i suoi colleghi di partito, Weidel ha criticato apertamente il governo di coalizione composto da SPD, Verdi ed FDP, sostenendo che le politiche attualmente perseguite vanno contro la volontà della maggioranza della popolazione tedesca.
Per esempio, ha definito il “Patto per la Germania” annunciato da Scholz la settimana scorsa come una dimostrazione della divisione fra i partiti della maggioranza: Scholz, sostiene Weidel, non avrebbe più il controllo dei suoi stessi alleati e per questo sarebbe costretto a cercare collaborazione da parte dell’opposizione.


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Weidel è critica anche sulle nuove norme relative alla transizione energetica e al riscaldamento degli edifici, paventando conseguenze negative sul valore degli immobili e sul welfare tedesco. In tema di Welfare, tuttavia, AfD resta controcorrente: sarebbe l’aumento del reddito di cittadinanza, secondo Alice Weidel, a contribuire alla carenza di personale qualificato in Germania. Il reddito, sostiene, rende meno attraente la prospettiva del lavoro e diminuisce la competitività del Paese. Weidel, tuttavia, non ha proposto soluzioni per la penuria di professionisti qualificati che affligge tutto il Paese.

Posizioni antieuropeiste

Sul fronte europeo, Weidel è tornata alle posizioni tradizionalmente antieuropeiste di AfD. Dopo la rincorsa di annunci e smentite su una presunta volontà del partito di schierarsi a favore di una dissoluzione dell’Unione Europea, la capogruppo sembra sposare le posizioni più estreme e populiste della destra continentale. Nell’intervista ad ARD, infatti, ha criticato l’Unione Europea nella sua forma attuale, definendola una “costruzione superata” e “dettata dall’alto” che i tedeschi “non vogliono più”. Ha auspicato una “comunità economica europea” invece dell’UE, un’unione quindi che sia soprattutto di mercato, con l’immancabile riferimento alle frontiere esterne da proteggere e a politiche di sicurezza e difesa comuni particolarmente care al suo elettorato.

Candidata cancelliera?

Quando è stata interrogata sulla possibilità di candidarsi come cancelliera alle prossime elezioni del Bundestag, Weidel ha dichiarato che la questione sarà decisa l’anno prossimo durante il congresso del partito. Ha evidenziato l’obiettivo dell’AfD di diventare, per allora, la seconda forza politica più rilevante del Paese. Allora, ha spiegato, sarà ovvio per il partito rivendicare la propria leadership presentando un candidato cancelliere. Tuttavia, ha sottolineato, la decisione sulla candidatura è ancora aperta. D’altra parte, i possibili contendenti sono tanti.

All’interno del partito le posizioni prevalenti sono quelle di Weidel e del suo co-leader Tino Chrupalla, che sono più che possibilisti sulla presentazione di un candidato cancelliere. Alexander Gauland, presidente onorario dell’AfD, ha definito tuttavia “non realistica” l’ipotesi che il partito riesca a esprimere un candidato per la guida del governo.

“Non sono queer”

Una delle domande potenzialmente più scomode e delle risposte più sorprendenti è quella che riguarda la dirompente queerfobia all’interno di AfD. La domanda è particolarmente rilevante, dal momento che Weidel è dichiaratamente lesbica e ha una moglie e due figli. Weidel, tuttavia, non vede perché dovrebbe sentirsi discriminata all’interno del suo partito: “non sono queer”, ha dichiarato. Al prevedibile stupore del conduttore ha specificato di non identificarsi affatto come persona queer, ma di essere semplicemente “una donna sposata con un’altra donna” che conosce da da vent’anni e con la quale ha due figli.
Weidel si è allineata alle posizioni trans-escludenti che sembrano, negli ultimi anni, conciliare le persone di orientamento omosessuale con le politiche della destra populista. Nello specifico, ha criticato la nuova legge sull’autodeterminazione delle persone trans, fortemente voluta dal Ministro della Giustizia Marco Buschmann (FDP), deridendo l’idea che le persone possano “scegliersi il sesso una volta l’anno”

Caso Wagenknecht

Weidel non sembra condividere l’entusiasmo già espresso dal suo collega di partito Höcke per la figura di Sahra Wagenknecht, ormai in rottura aperta con Die Linke. La capogruppo di AfD ha anzi manifestato preoccupazione per la possibile fondazione di un partito da parte di Wagenknecht, temendo che possa dividere l’onda d’urto dello scontento antigovernativo e quindi impedire all’AfD di arrivare al peso politico necessario per salire al governo.

Colleghi imbarazzanti

Weidel ha evitato con cura le domande che spingevano a un’analisi delle contraddizioni del partito e del modo in cui AfD, che da anni lavora per una “presentabilità” politica e per togliersi di dosso l’etichetta estremista, sembri ora spostarsi sempre più a destra. Alla domanda se a volte si vergogni delle dichiarazioni dei colleghi di partito ha risposto, dopo qualche reticenza “Perché dovrei?”. Deiß l’ha incalzata anche sulla tendenza del partito ad appropriarsi del gergo proprio delle teorie del complotto, utilizzando parole d’ordine che costituiscono forme di vero e proprio dogwhistling, come l’aggettivo “globalista” usato in senso dispregiativo. Tali dichiarazioni, ha affermato Weidel, rifletterebbero “il malcontento della popolazione”.

Lungi dal vergognarsi delle posizioni più estreme di Björn Höcke – fra tutti gli esponenti di AfD, quello che più spesso fa parlare di sé per dichiarazioni che gli hanno attirato più di un’accusa diretta di essere apertamente fascista – Weidel ne elogia la crescita politica. Höcke è attualmente leader di AfD in Turingia: l’intera frazione, secondo l’Ufficio per la protezione della Costituzione del Land, si può classificare come estremista di destra.

L’intervista completa è disponibile qui.

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