Aumenti degli affitti a Berlino: il nuovo accordo che preoccupa gli inquilini
A Berlino, la questione degli affitti è da tempo un tema caldo, che ha portato a proteste e scontri fra le associazioni degli inquilini e i diversi governi della Città-Stato. La situazione sembra destinata a diventare ancora più tesa, dopo che il nuovo accordo fra i Senato cittadino e le aziende immobiliari statali, che lascia a queste ultime un margine di manovra per gli aumenti molto più ampio che in passato.
Aumenti degli affitti a Berlino: fino al 2,9% a partire dal prossimo anno
I circa 360.000-370.000 residenti degli appartamenti di proprietà delle sei società edilizie statali e di Berlinovo dovranno quindi prepararsi ad affrontare un aumento considerevole degli affitti a partire dal prossimo anno. Secondo il nuovo accordo di cooperazione tra il Senato e le aziende statali, presentato lunedì dal senatore per lo Sviluppo urbano Christian Gaebler (SPD) e dal senatore per le Finanze Stefan Evers (CDU), gli affitti potranno aumentare fino al 2,9% all’anno nei contratti di locazione esistenti (in precedenza, la percentuale concordata era del 2%). La scelta è stata motivata con l’aumento dei costi energetici e l’inflazione. Il blocco degli aumenti degli affitti, in vigore dal 1° novembre 2022, scadrà alla fine del 2023, aprendo la strada alle nuove regole che rimarranno in vigore fino alla fine del 2027.
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Oltre al limite percentuale sugli aumenti degli affitti, il nuovo accordo prevede un limite monetario che varia in base alla dimensione dell’appartamento. Questo significa che per gli appartamenti fino a 65 metri quadrati, l’affitto potrà aumentare massimo di 50 euro al mese; per quelli fino a 100 metri quadrati, l’aumento massimo consentito sarà di 75 euro; mentre per gli appartamenti fino a 125 metri quadrati, si potrà arrivare a un aumento di 100 euro.
Tutele per i redditi più bassi, ma le associazioni degli inquilini non sono soddisfatte
Gaebler ha sottolineato che questo accordo mira a garantire che le aziende statali mantengano una base economica solida, proteggendo allo stesso tempo gli inquilini da affitti eccessivamente onerosi. In particolare, nell’accordo è stato introdotto un impegno a garantire l’accessibilità dei canoni di affitto, finalizzato ad assicurare che le famiglie a basso reddito non subiscano aumenti dell’affitto se non in misura minima. Questo significa che le famiglie cje hanno diritto all’edilizia popolare (ovvero quelle certificate per la cosiddetta WBS) pagheranno al massimo il 27% del reddito netto per l’affitto netto (cioè senza le utenze). In precedenza, tale limite era fissato al 30%.
L’Associazione degli inquilini di Berlino ha criticato le nuove regole, sostenendo che esse colpiscano negativamente soprattutto le persone a basso reddito. Inoltre, l’accordo prevede anche affitti iniziali significativamente più alti per gli appartamenti di nuova costruzione finanziati da privati. Le aziende immobiliari statali potranno richiedere in media fino a 15 euro al metro quadrato di superficie abitabile per tali appartamenti. La giustificazione di questo aumento è da attribuire ai crescenti costi di costruzione e finanziamento.
Inoltre, l’accordo stabilisce che almeno il 50% del nuovo spazio abitativo dovrà essere costruito con sussidi statali e assegnato a coloro che hanno ottenuto una certificazione WBS. Tuttavia, poiché il numero degli aventi diritto è stato ampliato per includere famiglie con un reddito medio, la percentuale di famiglie a basso reddito idonee a un appartamento sovvenzionato sarà ridotta.
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