Parte la seconda fase del Bürgergeld, il reddito di cittadinanza tedesco lanciato a gennaio del 2021. La prima fase è stata “dedicata” a integrare l’entità del sussidio, adeguandolo alle nuove esigenze imposte dall’inflazione. In quest’ottica, la prestazione base è stata aumentata di 53 euro, arrivando a 502 euro per le persone single e senza figli. Il 1° luglio entreranno invece in vigore nuove norme, che puntano a migliorare la vita dei beneficiari soprattutto attraverso la formazione a lungo termine.
Bürgergeld, parte la seconda fase del reddito di cittadinanza tedesco
Il sussidio che il Bürgergeld ha sostituito, l’Hartz IV, è stato a lungo attaccato da molte voci critiche, che lo ritenevano una sorta di “gabbia” priva di reali opportunità, soprattutto a lungo termine. In questo senso, il nuovo sussidio vuole rappresentare un’evoluzione del vecchio strumento, sposando una logica di ampio respiro che favorisca l’acquisizione di nuove competenze e renda duraturo il reinserimento nel mondo del lavoro.
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Va anche spiegato che sono mutate le cause per cui i due tipi di sussidi, nel tempo, si sono resi necessari.
Quando è stato lanciato l’Hartz IV, nel 2005, non c’era infatti un problema di qualifiche, ma di disoccupazione di massa. Molte persone qualificate, infatti, avevano perso il lavoro e non riuscivano a ricollocarsi. Uno scenario diverso da quello attuale, in cui invece si rileva una mancanza di qualifiche professionali nel 70% degli 1,7 milioni di disoccupati che ricevono un sostegno. Di conseguenza, il problema non è più solo trovare un lavoro, ma anche aumentare il numero di lavoratori qualificati e in questa direzione il recupero dei disoccupati di lungo periodo è considerato fondamentale, per ovviare alla carenza di manodopera. Parliamo, attualmente, di 880.000 persone, la metà dei quali è senza lavoro da più di quattro anni.
Incentivi per chi accetta offerte formative
“Dopo 17 anni, questo è uno dei più grandi passi avanti”, afferma Daniel Terzenbach, responsabile dell’Agenzia Federale per l’occupazione. L’obiettivo è quello di creare incentivi per le persone che accettano offerte formative e la formazione potrebbe essere pagata anche con dei bonus premio. Terzenbach sottolinea che finora, per un disoccupato di lungo periodo, era spesso preferibile “accettare un lavoro da un euro piuttosto che una qualifica a lungo termine”. Rendere “meno attraente” il lavoro a breve termine e alzare il numero dei lavoratori qualificati, dunque, è il senso di questa seconda fase.
La manovra sarà estremamente costosa, considerando che i datori di lavoro potrebbero essere rimborsati fino al 100% dei costi, per un certo periodo di tempo, se impiegano a lungo termine disoccupati di lungo periodo. Il progetto è però di ampio respiro e i sostenitori della riforma sono sicuri che l’investimento sarà ripagato. “Non ci si può aspettare miracoli ora. Si tratta di un investimento che darà i suoi frutti tra diversi mesi o anni” precisa Terzenbach.
Critiche dall’Unione, ma anche di chi ritiene la riforma insufficiente
Critica è l’opposizione e in particolare la CDU/CSU, che ritiene che questa riforma ponga i beneficiari del sussidio in una condizione di vantaggio, rispetto ai lavoratori, mentre un’altra critica, sempre mossa dall’Unione, è che il nuovo reddito tradisca il principio del “sostenere e pretendere” che aveva ispirato il precedente sussidio. Il senso di questa espressione (in tedesco “fördern und fordern”) è che lo Stato garantisce il sussidio a condizione che, tra i vari impegni assunti, il beneficiario cerchi attivamente un nuovo lavoro. Che la formazione sia un tradimento dell’impegno di lavorare, comunque, è naturalmente oggetto di un dibattito acceso.
Tra le voci critiche, infine, ci sono anche quelle di organizzazioni sociali che ritengono che l’adeguamento delle tariffe base non sia sufficiente a compensare l’inflazione.
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