Le donne del Reich: Lída Baarová, l’amante di Goebbels

Lida Baarova
Lída Baarová sulla copertina di Kinorevue, nel 1940. Foto: AnonymousUnknown author, Public domain, via Wikimedia Commons [cropped]

Joseph Goebbels, ministro della propaganda del regime nazista, si uccise insieme alla moglie Magda, dopo aver ucciso i propri figli, alla fine della guerra. In celebri film e racconti più o meno romanzati, si attribuisce la sua decisione all’incapacità di concepire la vita in un mondo senza il nazional-socialismo. Quello che non molti sanno è che Goebbels aveva accarezzato l’idea del suicidio anche alcuni anni prima, per ragioni decisamente più private. Era successo quando Adolf Hitler era intervenuto per porre fine con la forza alla sua relazione extra coniugale con l’attrice cecoslovacca Lída Baarová.

Lída Baarová
Foto: neznámí, Public domain, via Wikimedia Commons

Lída Baarová in Germania: il tè con Hitler e la passione di Goebbels

Della storia fra l’attrice – slava, con occhi e capelli scuri e assai distante dall’ideale ariano di bellezza – e il principale artefice della propaganda nazista sappiamo molto, ma forse non sappiamo la verità. Come spesso accade quando le questioni umane e sentimentali si mescolano alla storia, i resoconti che ci arrivano sono sempre interamente parziali. Nel diario di Goebbels, per esempio, si parla di un amore mai provato prima, di una passione senza limiti, di brividi descritti con un linguaggio da adolescente che ci appare strano, se abbinato al volto affilato che ha trasformato l’odio e lo sterminio in un sistema di pensiero. Nella biografia di Baarová, invece, leggiamo, almeno all’inizio, le esitazioni di una donna che si vede oggetto delle attenzioni di un uomo potentissimo che, se rifiutato, potrebbe diventare violento o pericoloso. E Goebbels non fu nemmeno l’unico predatore apicale del regime a invaghirsi dell’attrice, che all’epoca era sposata con il collega tedesco Gustav Fröhlich.


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Anche Hitler in persona, che Baarová incontrò per la prima volta nel 1934, quando si era appena trasferita a Berlino. Il dittatore si recò in visita agli studi, dove l’attrice stava girando un film con il marito, e sembra che si sia invaghito di lei quasi con la stessa rapidità del suo ministro. Sempre secondo l’autobiografia dell’attrice, il Führer le disse che gli ricordava una persona che aveva avuto un ruolo importante nella sua vita. Una frase apparentemente innocente, se non per il fatto che la persona in questione era Geli Raubal, la nipote di Hitler, che gli era stata affidata e per il quale lui aveva sviluppato una passione insana che lo avrebbe accompagnato tutta la vita, anche dopo la morte della ragazza. Raubal morì per un colpo di pistola, ufficialmente suicida, ma c’è chi teorizza che sia stato proprio Hitler a commissionarne l’omicidio.

Lída Baarová sulla copertina di Kinorevue, nel 1940.
Foto: AnonymousUnknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

Probabilmente ignara dei risvolti inquietanti di quel complimento, Baarová accettò l’invito e, da donna indipendente quale era, si recò a prendere il tè con il dittatore guidando da sola la propria BMW, suscitando un qualche stupore nel Führer. C’era poi la questione della presunta “inferiorità” degli slavi, che era uno dei pilastri della propaganda nazista. Proprio per ovviare a questo inconveniente, durante uno di questi incontri, Hitler cercò di convincere l’attrice a rinunciare alla sua nazionalità cecoslovacca a favore di quella tedesca. Ma, ricordava la stessa Baarová in un’intervista pubblicata sul Guardian, la risposta fu tutt’altro che gradita al dittatore tedesco: “Mi piace essere cittadina cecoslovacca”. Quella, apparentemente, fu l’ultima volta in cui Hitler incontrò privatamente l’attrice.

I dolori del giovane Goebbels “Com’è dura e crudele la vita!”

Non fu tuttavia per gelosia che il Führer impose al suo ministro di interrompere la relazione. Sembra sia stata invece la moglie di Goebbels, Magda, a chiedergli di intercedere. Secondo alcune fonti, però, anche Magda Goebbels aveva iniziato una relazione extra-coniugale con il segretario di Stato del marito, Karl Hanke, e sembrava intenzionata a chiedere il divorzio. Le politiche familiari degli alti rappresentanti dello Stato nazional-socialista, tuttavia, non potevano restare un affare privato. Il matrimonio perfetto della perfetta famiglia ariana, decise Hitler, non si poteva rompere per colpa di un’attrice cecoslovacca. Direttamente dalla cancelleria, quindi, arrivò il divieto per Goebbels di rivedere la propria amante e l’ordine per la coppia “ufficiale” di ricompattare l’unione. “Com’è dura e crudele la vita!” scriveva il ministro della propaganda nel proprio diario, in quel periodo.

Lída Baarová e Otello Toso in una scena del film italiano La sua strada (1946).
Film diretto da Mario Costa e prodotto da Prora Film, Public domain, via Wikimedia Commons

A Baarová fu vietato di esibirsi e il suo ultimo film, “Una storia d’amore prussiana”, che parlava della relazione fra Guglielmo I e la principessa polacca Elisa Radziwill, ed era considerato un riferimento alla storia fra Goebbels e Baarová, non poté uscire nelle sale fino al 1950.

La fuga a Praga e in Italia

L’attrice, che aveva in passato rifiutato le attenzioni di alcuni produttori di Hollywood per perseguire la propria carriera in Germania, cercò di contattare amici oltreoceano, sperando di rinverdire quella prospettiva, ma il regime le impedì di lasciare il Paese. Impossibilitata a lavorare e pedinata dalla Gestapo ovunque andasse, Lída Baarová fuggì a Praga nel 1939 e successivamente riparò in Italia, dove tentò di proseguire la sua carriera cinematografica.

Franco Fabrizi e Lída Baarová in una scena de “I Vitelloni” di Federico Fellini.
Foto: Federico Fellini, Public domain, via Wikimedia Commons

Dopo la guerra, fu arrestata con l’accusa di collaborazionismo, ma fu rilasciata dopo 18 mesi per mancanza di prove. Si sposò con il burattinaio e rappresentante del governo comunista cecoslovacco Jan Kopecký nel 1947, ma il matrimonio non fu approvato dalla  famiglia di Kopecký, il quale emigrò in Argentina. Baarová tentò un ritorno in Austria nel 1949, ma poi si trasferì in Argentina per sfuggire alla copertura mediatica negativa. Tornata in Italia, recitò in diversi film, tra cui I Vitelloni (1953) di Fellini, dove interpreta la moglie di un ricco commerciante. Si trasferì a Salisburgo nel 1958. Nel 1969 sposò il medico austriaco Kurt Lundwall. Negli anni ’90, Baarová riapparve sulla scena culturale di quella che nel frattempo era diventata la Repubblica Ceca e pubblicò la sua autobiografia. Un film sulla sua vita, “Lída Baarová’s Bittersweet Memories”, è uscito nel 1995 e ha vinto un premio all’Art Film Festival del 1996. Baarová, che era affetta dal morbo di Parkinson, morì nel 2000 a Salisburgo. Le sue ceneri sono state inumate nel cimitero Strašnice di Praga.

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