È allarme povertà infantile, in Germania, nazione che normalmente non tenderemmo ad associare a problemi di questo tipo. Eppure, la combinazione tra la crisi pandemica ed energetica, nonché la conseguente inflazione, hanno fatto sì che sempre più minori fossero esposti al rischio concreto della povertà. A rilevarlo, è il quotidiano berlinese Berliner Morgenpost, che cita una recente valutazione effettuata dall’Ufficio federale di statistica e a disposizione della redazione.
Povertà infantile: in Germania 3,08 milioni di bambini e giovani a rischio
Nel 2022, i bambini e i giovani a rischio di povertà, in Germania, sono stati ben 3,08 milioni. Questa cifra equivale a più di un quinto dei minori di 18 anni e supera la valutazione relativa all’anno precedente di 146.000 unità e quella relativa al 2020 addirittura di 302.000. Un dato significativo, che riflette una crisi nata da una combo di congiunture difficilissime e concatenate e finisce inevitabilmente per riverberarsi su tutte le fasce della popolazione, inclusa quella dei giovanissimi.
Secondo lo studio in questione, il più alto tasso di rischio di povertà è stato registrato nel Land di Brema, dove oltre il 40% dei minori vive in famiglie con redditi particolarmente bassi. Amburgo e Nord Reno-Westfalia si attestano al 30%, Berlino, Bassa Sassonia e Turingia a più del 20%, mentre il tasso minore di rischio di povertà infantile si registra in Baviera, con il 14%.
Dietmar Bartsch: “È una vergogna per la Germania”
Il co-leader della Linke, Dietmar Bartsch, ha commentato i dati in modo amaro, parlando di “triste record” e dichiarando al Morgenpost che la povertà infantile è “una vergogna per la Germania” e “un rischio futuro per l’intera società” e che la situazione impone un intervento politico urgente.
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A questo proposito, l’esponente della sinistra invita la coalizione di governo a introdurre al più presto un assegno di base per i bambini, tema su cui la Linke si spende da tempo.
“Ciò che serve non è l’elemosina, ma la lotta alla povertà” ha sottolineato Bartsch, esortando la ministra della famiglia, Lisa Paus, a “essere concreta” e a indicare gli importi e l’ammontare preciso del supporto economico.
Solo questo tipo di chiarezza consentirà, secondo il co-leader della Linke, una valutazione realistica sul fatto che l’assegno di base per i bambini sia “degno di questo nome”, oppure no. Lisa Pausa, dal canto suo, sta ancora discutendo della possibilità con il ministro delle finanze Christian Lindner, che, in quanto liberale, è di sicuro “un osso duro”, da questo punto di vista.
Nell’ambito di questa discussione si propone anche l’accorpamento di assegni familiari di diverso tipo (come ad esempio il Kindergeld o il Kinderzuschlag), al fine di semplificare l’accesso alle prestazioni.
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