Il “Bunker dei topi”, un capolavoro di architettura brutalista a Berlino
Berlino ospita diverse curiosità architettoniche, tra le quali spicca l’edificio brutalista Mäusebunker (letteralmente, Bunker dei topi).
Sita in Krahmerstraße 6, nel distretto di Zehlendorf, questa imponente struttura si estende per circa 120 metri. Il design è degli architetti e coniugi Gerd e Magdalena Hänska e la fase di progettazione si è svolta tra 1965 e il 1967, mentre la costruzione vera e propria è iniziata nel 1971 ed è stata seguita solo da Gerd, in collaborazione con Kurt Schmersow, tra il 1971 e il 1981.
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Una struttura brutalista per la sperimentazione sugli animali
L’edificio, che si trova nelle immediate vicinanze del Centro Medico Benjamin Franklin e dell’Istituto di Igiene e Microbiologia, è nato per la sperimentazione su animali vivi, allevati al suo interno per garantire la massima igiene e il pieno controllo del processo di sperimentazione. Le ricerche venivano condotte dalla Freie Universität di Berlino.
Per molto tempo, il Bunker dei topi è stato considerato inquietante sotto vari aspetti. Intanto perché sede di esperimenti sugli animali e poi per il suo aspetto imponente e inquietante al tempo stesso, che però risulta affascinante per gli estimatori dell’architettura brutalista, che lo paragonano ad altri capolavori del genere, come la stazione centrale degli autobus di Tel Aviv o il Palazzo dei concerti e dello sport di Vilnius, in Lituania.
Forma a tronco di piramide, prominenti tubature per la ventilazione di colore blu, che somigliano a tanti cannoni, una massiccia struttura in cemento, bovindi triangolari che sporgono come lame, pannelli in calcestruzzo, pareti esterne inclinate: tutto ricorda una fortezza militare o un incubo bellico.
Il Bunker dei topi sarà demolito: ma c’è chi si oppone
Attualmente, il Mäusebunker non è più utilizzato e non è neanche aperto al pubblico. L’attuale proprietario, vale a dire il famosissimo ospedale universitario Charité di Berlino, ha annunciato di volerlo e da allora c’è un acceso dibattito relativo alla possibilità di salvare la struttura. A questa campagna hanno preso parte, nel 2020, anche l’architetto Gunnar Klack e lo storico dell’arte Felix Torkar.
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