“Open to meraviglia”: tutti gli orrori della traduzione tedesca
L’intera campagna “open to meraviglia” fa male. Nel vederla soffrono gli italiani all’estero, soffrono gli italiani in Italia, soffrono i creativi e gli esperti di marketing, agonizzano i traduttori. Ormai è quasi banale dirlo: si tratta di una delle declinazioni più imbarazzanti dell’approssimazione, verrebbe da definirla un’incarnazione del “cringe” se non fosse per il timore di incorrere nelle ire protezionistiche di Rampelli. Ma d’altra parte, se l’onorevole di FdI autore della campagna contro i “forestierismi” è sopravvissuto a “open to meraviglia”, forse possiamo permetterci di testare la sua fibra morale presentandogli un’altra parola straniera molto cara a noi italiani residenti in Germania: Fremdschämen.
Una campagna pensata dai non giovani per i giovani
Per chi non lo sapesse, il Fremdschämen è quella sensazione di vergogna che si prova quando si assiste allo spettacolo di qualcun altro che si mette in ridicolo. Come quando lo zio ubriaco al pranzo di Natale cerca di ingraziarsi i nipoti usando termini da “giovane” come “tosto” e “toppare” nel 2023. O come quando un ministero, con le risorse di un ministero e le ambizioni di un ministero decide di investire in una campagna di marketing territoriale per il Paese turisticamente più facile da promuovere sull’intero pianeta e lo fa con un progetto che, se fosse stato presentato come compito d’esame del primo anno in qualsiasi facoltà di marketing o comunicazione, sarebbe valso un 21 stiracchiato – ma solo con professore di manica larga.
L’influencer di Botticelli
Il primo, feroce brivido sulla schiena è arrivato già in occasione del lancio della campagna. Non solo per via dello slogan (si può dire “slogan”? Meglio “motto pubblicitario”?), ma anche perché la povera Venere del Botticelli è stata tirata in ballo a colpi di scontorni fatti davvero molto male, per diventare, nelle parole della Ministra, “La nostra influencer virtuale”. Su quattro parole, due sono già cadute in disuso presso il pubblico al quale questo messaggio sembrerebbe volersi rivolgere. L’uso del termine “virtuale” come sinonimo di “qualcosa che sta su internet” basta, da solo, a capire che questo è l’ennesimo messaggio scritto da vecchi per giovani e che l’unico gruppo demografico dal quale verrà accolto sono e saranno coloro che, come noi, vogliono sperimentare forme estreme di Framdschämen.
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Ma la vera “meraviglia” è il sito. L’incolpevole Venere vi è ritratta davanti al Colosseo, intenta a sorreggere una bicicletta e a dare una dimostrazione pratica del fatto che gli short (o, in omaggio a Rampelli, i pantaloncini corti) stanno male letteralmente a tutti, anche all’incarnazione della bellezza. Ma le disgrazie di Venere non sono finite qui: dietro di lei è in corso una specie di collasso spazio-temporale, in seguito al quale il Colosseo è venuto a trovarsi nella campagna toscana, in un non-luogo in cui sono contemporaneamente le 10 del mattino e le quattro del pomeriggio.
La chicca autentica, però, non è destinata a tutto il pubblico, ma solo a quello teutonico. Ad accorgersene per prima è stata Selvaggia Lucarelli, che sul Fatto Quotidiano ha evidenziato come la traduzione dei testi, affidata a un’azienda che promette traduzioni automatizzate di alta qualità, abbia creato, nella versione tedesca, un cortocircuito davvero esilarante.
L’evidente mancanza di supervisione da parte di traduttori umani, infatti, ha lasciato passare nella versione definitiva una serie di gustosissimi errori, dovuti al fatto che gli algoritmi di popolari programmi di traduzione, come Deepl, assimilano i nomi delle città più famose, ma rischiano di prendere clamorose cantonate se chiamati a confrontarsi borghi e paesi italiani i cui nomi sono omografi di sostantivi. Alcuni esempi individuati da Lucarelli sono quelli di Camerino, Prato, Brindisi, Cento e Scalea: la sede della celebre università in provincia di Macerata è diventata GARDEROBE, il comune toscano è diventato RASEN, il capoluogo pugliese è stato trasformato in TOAST, il paesino in provincia di Ferrara è HUNDERT e la località calabrese semplicemente TREPPE (evidentemente l’algoritmo ha pensato che si trattasse di un errore di ortografia).
Naturalmente, noi non potevamo accontentarci di questi meravigliosi strafalcioni e abbiamo esplorato ulteriormente la versione tedesca del sito, scoprendo, per esempio, che il piccolo comune pugliese di Salve è diventato HALLO, che la località ligure Nervi è stata tradotta, ovviamente, come NERVEN, e che la patria di Leonardo, in tedesco, viene indicata come GEWINNEN. Neanche “gewinnst”, perché i tedeschi, si sa, danno del Lei. Ci auguriamo che, se mai sul sito dovesse comparire un articolo dedicato ai grandi artisti italiani, Leonardo da GEWINNEN trovi posto accanto a Giovanni WEIDEN, Alessandro GROSSOCHSEN e Giacomo LEOPARDEN.
Il commento più indicato, in tedesco, equivale al nome di una frazione del comune di Ravenna: Klasse! (Classe).
Per ignote ragioni, questi capolavori sono riservati alla versione tedesca del sito: le traduzioni in inglese e spagnolo ci sembrano, fino a questo momento, corrette, con un’unica eccezione: il comune calabrese di Acri, in provincia di Cosenza, è tradotto correttamente in tedesco, mentre in inglese è diventato un’arcaica misura di superfici agricole: ACRES.
Se mai, scherzando, avete germanizzato il nome delle vostre località italiane di provenienza, dicendo, per esempio, che siete nati a HEILIGER BERG (Montesacro) o a NEUE ERDE KLEINE ARME (Terranuova Bracciolini), sappiate che potete candidarvi per un appalto ministeriale.
Al termine della scrittura di questo articolo abbiamo notato che alcune delle versioni tedesche sono già sparite, ma noi conserviamo gli screenshot come testimonianza di questo momento glorioso.
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