Ultima Generazione Italia: “Siamo su un’autostrada per l’inferno, con il piede sull’acceleratore”
di Lucia Conti
Ci siamo occupati a lungo di attivismo per il clima in Germania, documentando spesso le azioni di Extinction Rebellion e Letzte Generation. A poco più di due settimane dall’imbrattamento dei muri del senato a Roma, tuttavia, abbiamo deciso di conoscere meglio anche Ultima Generazione Italia, che il 15 gennaio ha già compiuto un’altra azione in Piazza Affari, a Milano, imbrattando con vernice arancione lavabile il basamento dell’opera L.O.V.E. di Maurizio Cattelan.
Abbiamo parlato con uno dei portavoce di Ultima Generazione Italia, il 29enne Tommaso Juhasz, e gli abbiamo dato la possibilità di rispondere alle tipiche obiezioni che gli attivisti si sentono ripetere di continuo, le stesse che compaiono nella sezione commenti degli articoli che parlano di loro. Perché i blocchi stradali? Perché i blitz nei musei? Perché non un altro modo di protestare? Queste sono le risposte, insieme alla spiegazione della disperata necessità di evitare un futuro terrificante.
Leggi anche:
Sgomberata Lützerath, diversi feriti. Greta Thunberg agli attivisti del clima: “la lotta non è finita”
All’inizio di gennaio avete gettato vernice sulla facciata di Palazzo Madama, parlando espressamente della vostra “disperazione”. Potete commentare quel gesto e spiegarci, ancora una volta, perché siete disperati?
Abbiamo dei buoni motivi per essere disperati: il futuro che si mostra davanti a noi è terrificante. Sappiamo ormai per certo che l’obiettivo del rimanere sotto 1,5°C di aumento medio di temperatura è irraggiungibile, e secondo i dati ONU siamo proiettati verso scenari di due, tre, quattro gradi di aumento medio per fine secolo, a seconda di quanto saremo stati capaci di frenare questa folle corsa sull’autostrada della morte, come ha detto il segretario generale dell’ONU Gutierrez.
Fa strano dirlo a voce, provateci: “Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”. Questa è una frase che sta sui documenti ufficiali, negli atti della riunione delle Nazioni Unite.
Riguardo al 2 gennaio 2023, un piccolo gruppo di giovani cittadini e cittadine si è recato nella strada antistante Palazzo Madama, imbracciando degli estintori carichi di vernice (ecologica e lavabile), e ne ha pitturato la facciata di un arancione acceso, mentre i carabinieri hanno assistito impotenti a questo attacco d’arte.
Nei giorni seguenti, per ben tre volte in Francia si sono avvenute azioni simili davanti ai palazzi del potere, ad opera degli attivisti di Dernière Rénovation e anche il 15 gennaio 2023, a Milano, Ultima Generazione ha usato nuovamente la vernice lavabile per contestare il finanziamento pubblico e gli investimenti privati all’industria fossile, imbrattando il basamento dell’opera L.O.V.E. di Cattelan, nota ai più come il “dito medio” di Piazza Affari. Questi gesti hanno attirato una grande attenzione su di noi, e di riflesso sulle nostre richieste e sulla crisi climatica ed ecologica.
In precedenza avevate imbrattato anche la Scala di Milano. In Germania avete lanciato del purè contro il vetro di un quadro di Monet. Cosa rispondete a chi vi accusa di attaccare l’arte o vi dice che le modalità provocatorie delle vostre proteste sono sbagliate?
Noi amiamo l’arte e respingiamo questa accusa di attaccare i beni culturali in quanto le nostre azioni non hanno mai danneggiato niente. I nostri gesti hanno permesso di richiamare l’attenzione sulla crisi climatica in corso e sulle rivendicazioni che stiamo portando avanti in ogni paese in cui c’è una campagna sorella alla nostra, come in Germania con Letzte Generation.
Non solo non ci sono stati danni alle opere d’arte, ma la stessa organizzazione che rappresenta a livello internazionale le istituzioni museali (ICOM) ha pubblicato un comunicato, nel mese di novembre 2022, in cui dichiara di riconoscere e condividere la preoccupazione sulla “catastrofe ambientale che minaccia la Terra” e di considerare la scelta dei musei quale luogo per la protesta come “una dimostrazione del loro potere simbolico e della loro rilevanza nella discussione sull’emergenza climatica”.
Ultima Generazione, insieme a tutto il Network A22, ha scelto di scendere in resistenza civile, portando alla luce l’enorme contraddizione che c’è tra la consapevolezza del problema e l’effettiva azione politica.
Abbiamo scelto la non violenza come strumento che possa mostrare questa contraddizione, e così come la vernice ha temporaneamente imbrattato le teche dei quadri dando loro nuova vita (le immagini dei Van Gogh imbrattate sono probabilmente tra le più viste ed iconiche del 2022), abbiamo riportato la democrazia davanti al Senato. In ogni caso abbiamo sempre ascoltato tutte le critiche alle nostre proteste e chiesto suggerimenti e proposte a chi ci contesta.
Cosa rispondete agli automobilisti esasperati dai blocchi stradali o in generale a chi vi critica sostenendo che dobbiate prendervela “con chi ha il potere”?
Abbiamo fatto e faremo ancora anche i blocchi stradali, sì, e lo abbiamo fatto con preparazione e serietà, e niente mai è stato lasciato al caso. In media, un blocco dura non più di venticinque-trenta minuti, il tempo necessario alle forze dell’ordine ad arrivare sul luogo e a rimuovere chi sta seduto.
Davanti ai nostri gesti, le reazioni sono state le più varie, e le più negative come sempre sono state le ipocrite alzate di voce di chi grida all’oltraggio alla democrazia, mentre dentro al palazzo vende il nostro futuro per un tozzo di pane.
Il 2 gennaio abbiamo dimostrato a tutte le persone che stanno seguendo il nostro sforzo collettivo che sappiamo bene dove cercare le cause dei nostri problemi e che non ci interessa in alcun modo creare danno alla cittadinanza, anzi.
Parliamo del governo. Avete ricevuto risposte finora? E in generale qual è stato e qual è il rapporto con le istituzioni e con la politica? Siete riusciti a dialogare con qualcuno?
Sì, le risposte dei governi sono la repressione e gli attacchi mediatici. In Italia il principale telegiornale nazionale del servizio pubblico, il TG1 Rai, ha persino censurato un video dell’azione del Senato del 2 gennaio, arrogandosi il diritto di scegliere per i propri spettatori cosa mostrare e anche il diritto di attribuire una legittimità a una protesta.
Alcuni partiti però ci hanno dato ascolto durante la campagna elettorale di settembre, ma alle nostre richieste il governo italiano non risponde. I nostri contatti sono pubblici e attendiamo di ricevere qualche invito al confronto.
Qual è il vostro rapporto con quello che possiamo definire “il resto della società”? Vi sentite incompresi e isolati, oppure ricevete anche supporto?
Quando un anno fa il progetto di Ultima Generazione ha preso vita, le persone che lo hanno animato si sono caricate di responsabilità molto grandi. Per dirla come Brecht, visto che tutti gli altri posti erano occupati, hanno deciso di sedersi dalla parte del torto, sul Grande Raccordo Anulare.
È stato avviato un processo di polarizzazione dell’opinione pubblica, che si è sentita fare quella che è probabilmente tra le domande più importanti che chiunque viva in questo momento nel Nord globale deve porsi: ”Prendi atto della catastrofe in corso?”.
Milioni di conversazioni sono seguite alle nostre azioni, milioni di persone in tutta Europa hanno visto i propri concittadini e concittadine bloccare le strade e sono state costrette a farsi una domanda in più, e magari poi davanti alla siccità, alle alluvioni, alle bollette impazzite, hanno ripensato a quelle persone che stavano gridando un allarme disperato mentre la polizia le spostava di peso.
Sì, forse abbiamo provato una certa solitudine, all’inizio. Ma ora non solo non ci sentiamo più soli, sappiamo con certezza di non esserlo.
Le vostre azioni, in tutta Europa, stanno a volte producendo per voi conseguenze di rilievo penale che potrebbero anche essere inasprite. Anche un vostro attivista, Simone Ficicchia, è al momento sotto processo. Avevate messo in conto tutto questo? E accettate di pagarne le conseguenze?
Chi si incammina su di un percorso di resistenza, mette in conto di affrontare la repressione. Gli esempi classici della non violenza sono le suffragette, il movimento anti-segregazionista, la lotta per l’indipendenza dell’India.
Pensate a quante persone stanno morendo in Iran in questo momento, per portare avanti una lotta per la libertà e la democrazia. Pensate a quanti partigiani sono morti perché in Italia vincesse la democrazia e non la follia nazi-fascista. Cosa sono le multe, cosa sono alcune ore in caserma, in confronto a questo? Arriverà la galera? Chi lo sa.
Chissà di cosa parleranno i titoli dei giornali la settimana dei primi nostri grandi processi. Forse di qualche decina di morti a causa di un’alluvione, forse di come la siccità abbia compromesso oltre il 90% di qualche specifico raccolto che, semplicemente, quell’anno non ci sarà, punto. Forse di qualche misura speciale per ridurre il consumo di acqua ed elettricità. E chissà cosa penserà il giudice davanti a noi, quel giorno.
Il vostro portavoce, Michele Giuli, ha dichiarato: “Non ci piace, ma accettiamo di essere odiati”. Perché?
Quando si porta un messaggio come il nostro, è inevitabile incorrere in risposte forti, nel bene e nel male. Chi ha interessi nel fossile chiaramente vorrebbe che scomparissimo dalla faccia della terra. Gli automobilisti ci hanno spiegato chiaramente cosa ci farebbero passare. Ma non per quei quindici minuti persi in strada, perché il messaggio che stiamo provando a far passare è durissimo, e coinvolge tutti e tutte. Perché non sono le nostre richieste ad essere straordinarie, ma il contesto che ha reso necessario portarle avanti.
Questa è la cosa dura da accettare, per gli automobilisti, i politici, gli industriali. Questo è quello che realmente causa quella prima reazione così dura da parte di così tante persone, anche davanti ad un gesto così piccolo.
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!