Uccide un’altra paziente e ne beve il sangue: orrore in un reparto psichiatrico di Berlino
Un orribile omicidio ha avuto luogo a Berlino, in un reparto psichiatrico del distretto cittadino di Neukölln. Una donna ricoverata, infatti, ha ucciso un’altra degente con 15 coltellate. Convocata davanti al tribunale competente, ha dichiarato di aver ritenuto che l’altra donna fosse un clone, una macchina di forma umana, e di averne bevuto il sangue per verificarlo.
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Davanti al giudice Veronika B.: ad agosto uccise Heike H.
Berlino, 11 agosto 2022. Sono le tre del mattino e nel reparto psichiatrico di una clinica di Neukölln, a Berlino, accade qualcosa di terribile. Veronika B., 38 anni, uccide improvvisamente a coltellate un’altra degente di 54, Heike H.. Nonostante la clinica dichiari di svolgere controlli regolari, il corpo viene scoperto solo 5 ore dopo i fatti.
Giovedì Veronika B. è comparsa davanti al giudice per riferire sul terribile evento.
L’accusa: “Ha fatto tutto questo per bere il sangue della vittima!”
La donna, che è schizofrenica, ha dichiarato di essersi alzata per andare in bagno e di aver incontrato Heike H.. Non si sa ancora bene se l’incontro sia avvenuto nel corridoio oppure nella stanza della vittima. Secondo la ricostruzione dell’imputata, comunque, sarebbe stata Heike H. ad aggredirla per prima brandendo il coltello e lei le avrebbe morso il braccio, per poi afferrare l’arma e infierire su di lei. A quel punto ha ammesso di non essere più riuscita a controllarsi. “È stata legittima difesa” ha dichiarato.
L’accusa, invece, descrive un crudele attacco, che Veronika B. avrebbe sferrato con inaudita ferocia e non per legittima difesa. Si parla di 15 colpi inferti alla mandibola, al collo, negli occhi, vicino alla bocca e tutto per “bere il sangue” della vittima. Cosa che l’imputata ha effettivamente fatto. La giustificazione fornita al giudice dalla donna è stata surreale: Sembra strano, ma è successo. Di solito non bevo sangue. L’ho assaggiato solo per capire se fosse o meno sangue vero”.
Veronika B. sostiene infatti di aver supposto che la 54enne fosse in realtà una sorta di clone. “Credevo che avesse una macchina, un chip nella testa. Non pensavo che fosse un essere umano…” ha riferito in aula. Anche quando il giudice le ha chiesto perché avesse postato online il video della vittima agonizzante, l’imputata ha risposto: “Per far capire che esistono macchine in forma umana”.
Le responsabilità dell’ospedale
La vera domanda, però, è perché nella struttura ospedaliera non ci fosse una sorveglianza adeguata, visto il ritardo con cui è stato trovato il corpo e la pericolosità potenziale di alcuni degenti, e soprattutto perché mai Veronika B. avesse un coltello.
Un’infermiera dell’ospedale ha precisato che tutti i degenti vengono perquisiti dalla polizia, prima del ricovero, e che non ci sono coltelli come quello utilizzato per l’omicidio, nel reparto. A quanto pare, però, quanto accaduto sconfessa tragicamente questa dichiarazione di principio.
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