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Spionaggio pro Russia a Berlino: confessa ex collaboratore dell’ambasciata britannica

Un dipendente dell’ambasciata britannica a Berlino si è dichiarato colpevole di aver svolto attività di spionaggio a vantaggio della Russia.

L’uomo, che ha agito a pagamento, ha citato come motivazione un profondo odio per il proprio Paese e criticato il fatto che l’ambasciata britannica abbia issato un bandiera arcobaleno, a sostegno della comunità lgbt.

Collaboratore dell’ambasciata britannica a Berlino confessa spionaggio pro Russia

David S, ex membro della sicurezza dell’ambasciata britannica a Berlino, si è dichiarato colpevole di spionaggio a favore della Russia e quindi di aver violato l’”Official Secrets Act”. Lo hanno confermato venerdì le autorità britanniche. L’uomo, 58 anni, si sarebbe dichiarato colpevole di otto dei nove capi d’accusa a suo carico e rischia fino a 14 anni di carcere. Avrebbe trasmesso ai servizi segreti russi, a pagamento, informazioni contrassegnate come “segrete”.

L’uomo, che ha lavorato in ambasciata per otto anni, ha fornito come motivazione un intenso odio per il suo Paese di origine. Avrebbe provato un particolare risentimento, inoltre, per il fatto che l’ambasciata britannica avesse issato una bandiera arcobaleno, a sostegno della comunità queer. Arrestato nell’agosto 2021, in seguito a indagini congiunte condotte sia dalle autorità britanniche che da quelle tedesche, era stato quindi estradato, in aprile, dalla Germania in Gran Bretagna.


ricatti

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L’ultimo di una serie di episodi poco chiari avvenuti a Berlino

Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi avvenuti a Berlino e collegati alla Russia e ai servizi segreti. A novembre del 2021, ad esempio, un giovane diplomatico è stato trovato morto davanti all’ambasciata russa. In quell’occasione, l’intelligence tedesca ha parlato espressamente di dinamica collegata ai servizi segreti dell’Fsb.

All’inizio del 2022, invece, il governo Scholz ha espulso ben 40 diplomatici russi, accusati di aver svolto attività di spionaggio a vantaggio di Mosca. Secondo quanto riferito dallo Spiegel, in quell’occasione lo stesso Putin avrebbe negoziato al fine ottenere l’imbarco diretto dei bagagli dei diplomatici e delle loro famiglie, che non avrebbero dunque subito alcun controllo.

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