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La Corte di Giustizia Europea dà ragione agli ambientalisti tedeschi: milioni di veicoli diesel con emissioni non a norma

La Corte di Giustizia Europea ha dato ragione all’associazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe nell’azione contro le omologazioni di autovetture diesel concesse dall’ Autorità Federale per il Trasporto Automobilistico (KBA). Il problema, secondo quanto indicato da DU e confermato dalla Corte martedì, consiste nel fatto che il software dei veicoli in questione permette il funzionamento del sistema di depurazione dei gas di scarico solo all’interno di una finestra termica ristretta. In parole povere, questo vuol dire che le emissioni reali delle autovetture sono più alte di quelle dichiarate durante tutta la stagione invernale.

Veicoli non a norma: il controllo emissioni non funziona se fa troppo caldo o troppo freddo

Secondo la Deutsche Umwelthilfe, i circa cinque milioni di veicoli con questo tipo di software dovrebbero ora essere ritirati a carico dei produttori. “Oggi è un buon giorno per i residenti che vivono in prossimità di strade trafficate nelle città tedesche”, ha commentato il direttore esecutivo di Umwelthilfe Jürgen Resch. Secondo l’associazione, sarebbero migliaia le morti causate ogni anno dalle emissioni illegali – ovvero da quelle che eccedono i limiti imposti dalla legge e dichiarati dai produttori. Resch ha specificato che questa misura si porrebbe anche a tutela dei diritti dei proprietari delle auto, che in questo modo sarebbero protetti contro il “comportamento criminale dell’industria [automobilistica]”.

L’Autorità Federale per il Trasporto Automobilistico potrebbe ora ordinare ai costruttori di dotare i veicoli dell’hardware necessario a rientrare nelle disposizioni di legge o, qualora questo non fosse possibile, di rottamarli e risarcire i proprietari. Resch ha chiesto al Ministro federale dei Trasporti Volker Wissing (FDP) di disporre immediatamente il ritiro dei veicoli coinvolti.


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Le obiezioni di Volkswagen: eccezioni previste dalle autorità nazionali

Su come si svolgerà la vicenda, tuttavia, l’accordo è tutt’altro che unanime. Il Gruppo Volkswagen, che ha prodotto alcuni dei modelli coinvolti, ha fatto sapere per esempio che l’hardware installato sulle auto diesel in questione e che, secondo DU, modifica i parametri termici entro i quali si opera la riduzione delle emissioni, è perfettamente in regola poiché ha lo scopo di proteggere da gravi “rischi diretti per il motore sotto forma di danni o incidenti”. Le autorità nazionali, infatti, possono concedere deroghe al rispetto di alcuni parametri sulle emissioni, allo scopo di proteggere il motore del veicolo da danni sostanziali. In ogni caso, i limiti di legge per le emissioni inquinanti sarebbero rispettati, sempre secondo Volkswagen, anche senza un adeguamento tecnico. Associazioni come Umwelthilfe, sostengono i produttori tedeschi, hanno semplicemente ottenuto dalla Corte Europea il diritto di intentare azioni legali contro i produttori dei veicoli con un certo tipo di hardware, ma, prevedono i portavoce dell’azienda, tali cause non porteranno ad alcun risultato e non avranno impatto sull’operato delle case automobilistiche coinvolte.

Nel caso di Volkswagen, si tratterebbe per esempio della Golf con motore diesel EA189, il cui sistema di depurazione dei gas di scarico funziona al 100% solo a temperature esterne comprese tra 15 (secondo VW 10) e 33 gradi Celsius, mentre al di sotto dei 7 gradi si spegne completamente. Deutsche Umwelthilfe sostiene che criteri simili si applichino anche ad altri modelli Volkswagen, oltre che ad alcuni veicoli prodotti da BMW, Fiat, Opel, Volvo, Peugeot e Mercedes-Benz.

Deutsche Umwelthilfe farà causa ai singoli produttori, avvalendosi della sentenza della Corte di Giustizia Europea

Questa sentenza arriva nella scia dello scandalo sulla falsificazione dei valori sulle emissioni che aveva coinvolto Volkswagen nel 2015 e in seguito al quale la KBA impose ai veicoli coinvolti un’aggiornamento del software. Negli USA, fu invece richiesta l’installazione di nuovo hardware – per la precisione un catalizzatore SCR – che però in Europa fu considerata troppo costosa per l’industria automobilistica. Resch obietta che una richiesta del genere, che prevede costi di poche centinaia di Euro per ogni veicolo, sarebbe più che sostenibile considerando gli oltre 40 miliardi di utili generati lo scorso anno dalle tre case automobilistiche tedesche coinvolte.

Il provvedimento riguarderebbe soprattutto i veicoli più vecchi, immatricolati secondo lo standard di emissione Euro 5, ma anche molti di quelli che rientrano nell’attuale standard Euro 6.

L’associazione dovrà ora intentare singole cause contro le omologazioni dei vari veicoli. Le cause pendenti dovrebbero essere discusse, secondo il parere dell’avvocato specializzato in aiuti ambientali Remo Klinger, all’inizio del 2023. Tuttavia, il Ministero dei Trasporti potrebbe anche abbreviare i processi con una decisione a breve termine, dal momento che l’esito dei procedimenti sarebbe scontato in ragione della decisione della Corte Europea.

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