Uccide l’ex con 26 coltellate: “Se lo meritava”. Ma al processo parla di blackout

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È iniziato il processo a Christian P., accusato di aver ucciso la sua ex, Josefine U., con ben 26 coltellate, e di aver anche tentato di uccidere il figlio di lei, Taylor, di 21 anni.L’uomo ricostruisce la vicenda parlando di blackout e fornendo una versione contraddetta dallo stesso Taylor. Intanto, una testimone riferisce di averlo visto, subito dopo il delitto, mentre diceva “Sì, ora è morta, se lo meritava anche lei”. Il processo proseguirà il 7 ottobre, mentre il verdetto è atteso per l’11 novembre.

Uccide l’ex compagna con 26 coltellate e al processo parla di blackout

Il delitto si è consumato il 1° marzo di quest’anno, a Potsdam, quando l’imputato, 41 anni, ha ucciso con 26 coltellate la sua ex, Josefine U., 43, e ferito il figlio 21enne della donna, Taylor. Christian P. ha dichiarato di aver consumato anfetamine in grandi quantità nell’appartamento di Josefine, poco prima dell’aggressione. La situazione sarebbe quindi precipitata in seguito a una sorta di blackout. L’imputato ricorda solo di essere stato aggredito con un coltello da cucina dal figlio diciassettenne della vittima, Jamie, e poi più nulla. Si sarebbe infatti destato dal suo stato di incoscienza solo a delitto avvenuto, vedendo la donna morta, a terra, ricoperta di sangue.


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Il figlio 21enne della donna contraddice l’imputato: “Non è andata così”

Di diverso avviso è invece proprio Taylor, 21 anni, che ha tentato di prendere le difese della madre ed è stato per questo colpito dall’imputato, riportando ferite al torace, all’addome e alla mano destra, fortunatamente non letali. “Non è andata così” ha dichiarato Taylor in tribunale. Il ragazzo ha aggiunto che Josefine U. aveva rotto con Christian P. la sera prima dell’omicidio, perché l’uomo si era presentato a casa loro con una borsa piena di stupefacenti, comportamento che lei gli aveva proibito per il bene del loro bambino, nato nel gennaio del 2021.

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Christian P. era tornato il giorno dopo, aveva provocato Jamie, chiamandolo “figlio di puttana” e insultando entrambi i figli della donna. Secondo Taylor, però, Jamie non aveva afferrato il coltello di cui parla l’imputato. Aveva invece lasciato l’appartamento, mentre il fratello maggiore riparava in camera sua. Dopo poco, però, Taylor aveva sentito la madre urlare e si era precipitato in cucina, giusto in tempo per vedere Christian P. mentre pugnalava ripetutamente la donna, che riusciva a dire solo “per favore”. Josefine U. è morta per la perforazione di un ventricolo, mentre il figlio di due anni dormiva nella stanza accanto.

La testimone oculare: “L’ho visto mentre diceva ‘Se lo meritava'”!

Taylor ha parlato dell’imputato come di un uomo che inizialmente aveva anche cercato di ricoprire un ruolo paterno, con i figli della compagna, ma ha anche aggiunto che i suoi problemi con le anfetamine lo avevano portato a degenerare sempre di più. Poco prima del natale 2021, era tornato da un soggiorno di tre mesi in una clinica di disintossicazione, più stravolto che mai. Era inoltre patologicamente geloso di Josefine U. e convinto che la compagna lo tradisse, oltre a prodursi occasionalmente in farneticazioni sul fatto che avrebbe salvato l’umanità. Più volte i due si erano lasciati, per poi tornare di nuovo insieme.

In aula è stata anche ascoltata una testimone oculare dei momenti successivi al delitto. Si tratta di una passante, che transitava insieme ai figli piccoli proprio di fronte alla casa di Josefine U.. La donna ha raccontato di aver visto Christian P., “macchiato di sangue”, seduto su un gradino di fronte al condominio, poco prima che lo arrestassero. “Si è seduto lì e ha detto freddamente: ‘Sì, ora è morta, se lo meritava anche lei'”, ha riferito alla corte. “Sono immagini che non dimenticherò presto” ha aggiunto, precisando di essere in terapia perché ancora traumatizzata dall’esperienza.

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