Maryam H., uccisa “per onore”. Il fratello confessa a sorpresa: “Sono stato io, ma non volevo”

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Continua a Berlino il processo legato all’orribile morte di Maryam H., donna afghana uccisa a Berlino e trasportata in una valigia in Baviera dai fratelli, che non approvavano il suo stile di vita. Dopo sei mesi di processo e di silenzio ostinato degli imputati, il fratello 27enne della vittima, Sayed Yousuf H, ha confessato mercoledì di essere l’autore del delitto. Sostiene però di non aver voluto uccidere la sorella.

Maryam H., uccisa perché “troppo libera”: il fratello Yousuf confessa

Maryam, che viveva nella capitale tedesca, era scomparsa nel luglio del 2021. Il suo corpo, bocca tappata e mani e piedi legati con del nastro adesivo, era stato in seguito ritrovato in una buca vicina alla proprietà bavarese di uno dei due fratelli. Fratelli che, poco dopo la scomparsa della donna, erano stati ripresi dalle telecamere della stazione ferroviaria di Berlino-Südkreuz, mentre trascinavano una grande valigia a rotelle.

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Leonhard Lenz, CC0, via Wikimedia Commons

Improvvisamente, con grande sorpresa degli stessi giudici, il maggiore dei due fratelli, Yousuf H. (l’altro, Seyed Mahdi H., ha 23 anni), ha rotto il silenzio e ha ammesso di aver ucciso Maryam. Cosa difficilmente contestabile, viste le prove al momento al vaglio degli inquirenti. Yousuf H. ha però parlato di morte accidentale, mentre invece è accusato di omicidio volontario, con una possibile aggravante per premeditazione.

Secondo la versione dell’uomo, in seguito a una lite, verificatasi nell’appartamento del fratello minore, in quel momento assente, avrebbe stretto in una morsa la testa della sorella sotto il braccio, coprendole la bocca. Lei sarebbe però “scivolata verso il basso”, con tutto il peso del corpo, rimanendo accidentalmente uccisa. Maryam sarebbe morta per una tragica e rocambolesca fatalità, insomma. Tramite il suo avvocato, il 27enne si è detto molto dispiaciuto di quanto accaduto. “Mi pento sinceramente della mia rabbia, che ha portato al ferimento e alla morte di mia sorella” ha fatto riferire alla corte.

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Una morte accidentale? I dubbi sono molti

Yousuf H. ha aggiunto di essersi fatto prendere dal panico e di aver avuto l’idea di spostare il corpo di Maryam da Berlino in Baviera, dove risiede. Il fratello minore lo avrebbe solo aiutato a trasportare la valigia, “perché era pesante”. All’accusa, che ha fatto notare come il corpo della donna si presentasse con la gola recisa, fatto poco compatibile con una morte per strangolamento, l’uomo ha risposto di aver tagliato la gola della sorella perché la testa “non entrava in valigia”. Ha poi aggiunto che suo fratello è arrivato nell’appartamento poco dopo. “Voleva chiamare un medico, gliel’ho proibito” ha concluso.

Crederanno i giudici a questa ricostruzione dei fatti? Di sicuro non ci crede la procura, che accusa entrambi i fratelli di omicidio congiunto per motivi abietti. Secondo l’accusa, infatti, i due avrebbero ucciso insieme la sorella perché non si allineava ai loro standard morali. Questa interpretazione è peraltro corroborata da quanto sostenuto dallo stesso figlio della vittima, nelle precedenti fasi del processo. Il ragazzo, che ha 14 anni, ha infatti dichiarato ai giudici che gli zii, una settimana prima che la madre sparisse, avevano proposto un gioco in base al quale si erano tutti pesati e misurati. Un dettaglio macabro, che a posteriori può far pensare all’atroce premeditazione non solo del delitto, ma anche del successivo trasporto del cadavere in una valigia.


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I due avevano sempre vessato e perseguitato la sorella

Da tempo i due fratelli afghani, che da qualche anno vivevano in Germania, come la sorella, perseguitavano Maryam in tutti i modi per il suo stile di vita, a loro giudizio troppo occidentale. Sempre in base a quanto dichiarato dal giovane figlio della vittima, che li ha definiti “peggio degli animali”, la picchiavano, la strattonavano, la insultavano dandole della prostituta e la controllavano costantemente, non risparmiando percosse e vessazioni neanche alla figlia di 10 anni.

La situazione era peggiorata quando Maryam, che in Afghanistan era stata costretta a sposarsi a sedici anni e aveva divorziato in Germania nel 2018, aveva trovato un nuovo compagno, che per questo era stato minacciato di morte dai due fratelli, che gli avevano persino puntato un coltello alla gola. Il processo proseguirà il 12 settembre.

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