Rivedere gli incentivi per le auto aziendali e puntare su sussidi “verdi”: la ricetta anti crisi di Omid Nouripour

Omid Nouripour vietare i verdi
Il leader dei Verdi tedeschi Omid Nouripour Foto: EPA-EFE/CLEMENS BILAN / POOL

Il tema degli sgravi fiscali e di tutte le misure che il governo tedesco potrà adottare, per diminuire la pressione economica sui cittadini in vista della crisi del gas, è forse il più caldo in discussione in questi giorni in Germania. L’oggetto del contendere, che divide i partiti sia dentro che fuori dalla coalizione di governo, è la scelta delle categorie alle quali destinare gli aiuti: una scelta indiscutibilmente politica sulla quale ogni partito proietta le necessità del proprio specifico elettorato. Proprio in quest’ottica, in una recente dichiarazione all’agenzia di stampa dpa, il leader dei Verdi Omid Nouripour ha dichiarato che lo Stato non dovrebbe concedere sussidi per attività e pratiche dannose per il clima. Nello specifico, ha proposto una riforma radicale degli incentivi per le auto aziendali.

Gli incentivi per le auto aziendali vanno rivisti in senso ecologico: le dichiarazioni di Nouripour

I Verdi parlano da tempo della possibilità di rivedere questo genere di sussidi, che consistono essenzialmente in sgravi fiscali. Il problema, secondo Nouripour, è che due terzi delle auto aziendali che sono oggetto di tali sgravi hanno motori a combustione da oltre 200CV. Quello che il leader dei Verdi prospetta è un adeguamento dei criteri di agevolazione in base al principio della sostenibilità ambientale e della quantità di emissioni, favorendo le auto a zero emissioni anche in ambito aziendale, oltre che nel mercato in generale.

L’industria automobilistica tedesca è ancora troppo legata ai motori a combustione

Al momento si stima che gli incentivi per le auto aziendali si traducano in una perdita di gettito fiscale pari a circa tre miliardi di Euro l’anno. Secondo Nouripour, tuttavia, la questione va affrontata a monte: l’industria automobilistica tedesca, si legge nelle dichiarazioni rilasciate a dpa, non può restare competitiva sul mercato mondiale “con un modello di business che si basa principalmente su grandi motori a combustione interna che emettono grandi quantità di CO2”. Il leader verde trova “deplorevole” che al momento l’auto elettrica più attraente sul mercato sia prodotta de Tesla e non da aziende tedesche. Le aziende, tuttavia, starebbero già cambiando mentalità e avrebbero bisogno, sempre secondo Nouripour, che la politica accompagnasse questo cambiamento.

Sgravi per i redditi piccoli e medi e tassa sugli utili in eccesso

Lo Stato, ha continuato Nouripour, dovrà sostenere i cittadini a fronte dell’impennata delle bollette che si registrerà a partire da ottobre, con il prelievo sul gas e l’autorizzazione, per i distributori, a trasferire sui consumatori gli incrementi di prezzo dovuti alla scarsità di gas russo. In particolare, si rende necessario un pacchetto di sgravi con misure mirate per i piccoli e medi redditi.

Per finanziare un nuovo pacchetto di sgravi, il leader dei Verdi ha anche riproposto l’idea un’imposta sugli utili in eccesso – misura che i Verdi caldeggiano da tempo.


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Dopo il ticket a 9 Euro, investire in mobilità sostenibile e rinunciare al freno al debito

Nouripour si è espresso anche sul grande successo del biglietto mensile a 9 Euro per i trasporti pubblici, sostenendo che è necessario trovare un sistema alternativo per continuare a favorire e rendere conveniente la mobilità sostenibile, ma che è indispensabile anche investire in infrastrutture, lavorando di concerto con i Länder. I Verdi hanno già presentato una proposta per un abbonamento regionale da 29 Euro o nazionale da 49 Euro.


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Infine, Omid Nouripour ha messo in dubbio uno dei capisaldi delle politiche dell’FDP, ovvero la necessità di rispettare il freno al debito. Contrariamente a quanto sostenuto dai compagni di coalizione – e in particolare dal ministro delle finanze Christian Lindner, infatti, secondo Nouripour, l’attuale situazione, con la crisi generata dalla pandemia e dalla guerra, richiede di accedere a più risorse finanziarie di quante non ne consenta il freno al debito, in particolare per investimenti nella protezione del clima e nella digitalizzazione.

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