La fabbrica Tesla di Grünheide chiude per due settimane per aumentare la produzione. I dubbi del sindacato
Una “gigantesca fornace brucia-soldi”: così Elon Musk ha definito poco tempo fa la fabbrica Tesla di Grünheide, appena fuori Berlino. L’obiettivo iniziale per questo stabilimento era la produzione di mezzo milione di veicoli Model Y all’anno, con un ritmo di produzione che prevedeva il passaggio dei singoli pezzi in ogni stazione di produzione per un tempo massimo di 90 secondi. Fino a questo momento, la produzione effettiva dello stabilimento si è attestata sui 1000 veicoli alla settimana (circa un decimo rispetto alle previsioni), con una permanenza dei pezzi in ogni stazione pari a circa tre minuti, con l’ulteriore handicap di aver dovuto ritirare molti veicoli a causa di problemi legati al software.
Ora la fabbrica verrà chiusa per circa due settimane – si legge su Teslamag, il magazine interno dell’azienda – per ottimizzare i processi produttivi e abbassare il tempo di stazionamento a 30 secondi, in vista di un aumento della produzione e anche del personale.
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Una battuta d’arresto in vista di una crescita maggiore, dunque? Non necessariamente: la storia d’amore fra Elon Musk e il Brandeburgo non è mai decollata e potrebbe avere qualche difficoltà anche se Musk assumesse, come preannunciato dal Ministro dell’Economia del Land Jörg Steinbach (SPD), 500 nuovi dipendenti per aggiungere un terzo turno alla produzione. Il problema, infatti, è che – secondo il sindacato dei lavoratori metalmeccanici IG Metall, Tesla paga fino al 20% in meno rispetto ai concorrenti della regione che aderiscono ai contratti collettivi.
Se il magnate di origine sudafricana desidera effettivamente raggiungere i 12.000 dipendenti, quindi, dovrà adeguarsi alle tariffe del mercato. La prospettiva potrebbe essere tutt’altro che rosea per Musk, il quale ha dichiarato che la fabbrica Tesla di Grünheide e quella di Austin, in Texas, perdono miliardi di dollari all’anno e che i problemi di approvvigionamento dovuti alla pandemia hanno reso gli ultimi due anni “un incubo assoluto”.
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