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Violazioni della privacy: agenti di polizia di Berlino usavano i dati sensibili dei cittadini per fini privati

Le violazioni privacy e la protezione dei dati personali sono prese estremamente sul serio in Germania. In alcuni casi, la privacy personale è tutelata a tal punto da rallentare la burocrazia perché diversi uffici non possono scambiarsi dati relativi al pubblico. All’estremo opposto, ci sono i numerosi abusi commessi da agenti della polizia di Berlino ed evidenziati nel rapporto del Commissario di Stato di Berlino per la protezione dei dati e la libertà di informazione per l’anno 2021. I dipartimenti di pubblica sicurezza, infatti, possono accedere a Poliks, un database contenente informazioni private e dati sensibili dei cittadini e in molti ne hanno abusato per scopi privati.

Dall’agente che indaga sulla ex a quello che insidia la testimone: ecco le violazioni della privacy commesse dalla polizia di Berlino

Dai casi evidenziati nel rapporto emergono illeciti e violazioni della privacy anche molto gravi: si va dall’agente che ha interrogato tutte le persone vicine alla sua ex compagna circa le cause della fine della relazione a quello che ha acquisito informazioni sull’indagine a carico di un familiare per cercare di influenzarne il corso e preparare il familiare stesso in vista di un’udienza in tribunale. In un caso, un agente di polizia ha estratto dal database il numero di telefono di una testimone ascoltata nel corso di un indagine per chiederle un appuntamento.

Gli abusi non si limiterebbero neppure ad accessi non giustificati da parte dei poliziotti, ma comprenderebbero anche la cessione di dati sensibili a terze parti. In un caso, un avvocato che aveva presentato una denuncia al tribunale amministrativo per conto del suo cliente in relazione a una manifestazione, ha visionato i fascicoli della polizia relativi all’evento e ha avuto accesso ai dati sensibili di coloro che avevano presentato richiesta per lo svolgimento di contro-manifestazioni. Un privato esterno alle forze dell’ordine ha quindi potuto conoscere nome, cognome, indirizzo, data di nascita e numero di telefono dei manifestanti, nonché tutte le altre informazioni di cui la polizia disponeva sui soggetti coinvolti.

La polizia ha condiviso le informazioni in forma non riservata, ritenendo che ciò fosse ammissibile. Le autorità di protezione dei dati si sono opposte affermando che questo utilizzo delle informazioni personali è illegale, poiché espone le parti interessate ad atti persecutori da parte delle persone non autorizzate che hanno accesso ai loro dati. L’accesso di privati a informazioni personali che sono in possesso della polizia, inoltre espone al rischio di “doxing”, ovvero alla possibilità che gruppi e organizzazioni possano condividere su internet dati personali, indirizzi e contatti di soggetti considerati “nemici”, invitando il pubblico e le rispettive comunità online a perseguitarli, aggredirli o danneggiarli in altro modo.


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42 sanzioni solo nel 2021

Qualsiasi tipo di indagine o di accesso ai dati in possesso delle forze dell’ordine è consentito solo per motivi ufficiali, ma, stando al rapporto in questione, nel caso della polizia di Berlino questa regola non è stata rispettata in modo costante e uniforme. Solo nel 2021, sono stati avviati 15 procedimenti contro agenti di polizia e sono stati emessi undici avvisi di garanzia per un totale di 42 sanzioni comminate.

Il commissario per la protezione dei dati ha anche accusato la polizia di Berlino di scarsa collaborazione nel corso della procedura d’esame che ha evidenziato queste violazioni.

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