Intervista con Enrico Cerruti, Special Olympics 2022: “La paura è un preconcetto, non bisogna darle spazio”
Parte domani il grande appuntamento berlinese di Special Olympics 2022, che si terrà dal 19 al 24 giugno in otto location cittadine e vedrà gli atleti misurarsi in 20 discipline. A partecipare a questo importante evento, che anticipa i mondiali del 2023, anche una delegazione italiana. Della delegazione fa parte il biogliese Enrico Cerruti, già oro mondiale Special Olympics nella mezza maratona ad Abu Dhabi, nel 2019.
Lo abbiamo intervistato alla vigilia dell’apertura dei giochi. Le foto allegate sono di passati eventi di pallavolo unificata a cui Cerruti ha partecipato con la sua squadra, ASAD Biella. In bocca al lupo a Enrico e a tutta la delegazione italiana!
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Ciao Enrico, domani iniziano gli Special Olympics di Berlino. Sei nervoso?
Nervoso no, ma contento ed emozionato allo stesso tempo, per questa nuova esperienza.
Qual è la tua storia? Com’è nata la tua passione per lo sport?
Ho 25 anni, vivo a Bioglio, in provincia di Biella, e lavoro in un’azienda metalmeccanica di produzione di macchine tessili. Faccio sport da quando ero piccolo, ho cominciato con il calcio e poi con il minibasket. Quando ho conosciuto Special Olympics ho notato la felicità, il divertimento e il fatto di stare assieme come se fossimo amici da una vita, anche se non ci conosciamo.
Da lì sono entrato nel mondo di Special Olympics, un mondo che, se ci entri, non lasci più. Chiunque ne faccia parte lo può confermare. Mi sono allenato e ho partecipato a diverse discipline sportive: calcio, basket, atletica, pallavolo, flag rugby.
A Berlino ti misurerai con il beach volley. Come ti sei preparato e chi dobbiamo temere, secondo te, noi italiani?
Nella disciplina del beach volley io e il mio compagno, l’atleta partner Rosario Pintabona, ci siamo allenati per avere una buona preparazione, allo scopo di affrontare questa nuova sfida. Gli avversari li conosceremo poi sul campo, ma l’importante è divertirsi.
Non bisogna aver paura dell’avversario, perché se si dà spazio a questo preconcetto di aver paura, non si ha poi una buona concentrazione in campo. Poi magari potremo essere noi quelli da temere, questo non si sa. Lo scopriremo durante le partite.
Qual è il valore di questo evento e cosa rappresenta, per lo sport e per la società?
Il valore di questo evento è molto alto, perché questo appuntamento precede i mondiali del prossimo anno. E per la società è un modo per far sì che una persona senza disabilità possa approcciarsi al mondo della disabilità senza pregiudizi, perché in fondo siamo uguali.
Ai Mondiali Special Olympics di Abu Dhabi, nel 2019, hai vinto l’oro nella mezza maratona e sei stato ricevuto dall’allora premier Conte. Uno dei risultati più prestigiosi, per la delegazione italiana…
Sinceramente non mi aspettavo di arrivare a un obiettivo così alto, il mio scopo era divertirmi, fare conoscenza con i compagni di delegazione e conoscere altre delegazioni. Non mi avrei mai creduto che sarei stato convocato e premiato dall’allora premier Conte, è stata una bella emozione.
Il giuramento di Special Olympics recita: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”. Che effetto ti fa e qual è il tuo motto o la tua filosofia sportiva?
Mi dà una bella carica e mi dà anche il mood giusto per affrontare le gare. Per quanto riguarda il mio motto, invece, coincide con quello di Special e la mia filosofia è espressa pienamente dalla frase: “Chi ha spirito sportivo vince senza competere”.
(Potete trovare qui tutte le informazioni su Special Olympics)
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