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Gassi sulle tracce di David Bowie: we can be Heroes!

Di Merlin, Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli

Oggi meine Freunde…”We can be Heroes”!
Eroi? Si, semplicemente facendo il nostro Gassi attorno ad un edificio. Ascoltando, canticchiando e “facendo nostra”, una poesia, una canzone di ben 45 anni fa!
Un edificio questo che, come tanti qui in Berlino, dopo i fasti degli anni ’20, fu prima reduce ferito, e poi testimone isolato, ritrovandosi infine superstite ai margini di spianate desolate ed immobili, incise da una grigia linea zigzagante…”The Wall“.

Bowie a Berlino: la nascita della trilogia berlinese

Proprio dalle finestre di questo edificio due sensibili occhi, splendidamente eterocromici, la sera guardavano ad una giovane coppia che, poco lontano, segretamente nella penombra, si incontrava per amore, coraggiosamente… eroicamente, sotto la torretta di guardia! “And the guns, shot above our heads. And we kissed, as though noting could fall.” “We can be Heroes“!
Qui, è stata ispirata ed è nata la canzone “Heroes” del cantautore inglese David Bowie (con la collaborazione di Brian Eno) registrata appunto nel 1977 negli Hansa Studios della Meistersaal al civico 38 di Kothener Straße, sotto il quale faccio oggi il mio Gassi!

di Paolo Brasioli

Di “Heroes“, che fa parte con “Low” e “Lodges” della “trilogia berlinese” del suo periodo di auto esilio, David Bowie stesso diceva che: “è il grido disperato dell’ultimo romantico su un pianeta oramai distrutto”. Questa frase, come del resto tutto il testo e la musica della canzone, davvero ci propongono e ci donano una struggente immagine, indelebile ed emblematica, di quello che si poteva provare, affacciandosi da questo edificio in quel periodo. Un vasto paesaggio sulla vita urbana, o forse meglio dire la “non vita”, di questa zona di Berlino di allora.

Anche il video ufficiale della canzone, in modo artisticamente geniale, ci offre un affresco emozionante della situazione del luogo, con l’espressiva figura dell’artista che, cantando, ondeggia immobile, ritagliato nella nebbia berlinese da una luce violenta di un riflettore di vedetta!

La storia del Meistersaal

Comunque, la storia di questo monumentale edificio inizia nel 1910, quando l’associazione edile Verband der Baugeschäfte von Berlin und Vororten e. V., successivamente Innung des Bauhandwerks – acquistò il lotto, per costruirvi la sede dell’associazione. L’inaugurazione avvenne, dopo tre anni di lavori. Il centro pulsante ed imponente del tutto era la grande sala, il Meistersaal , che fungeva da sala per banchetti e nella quale si assegnavano anche i certificati di maestro artigiano ai costruttori (da cui deriva, infatti, il nome Meistersaal).

A partire dagli anni ’20, la Meistersaal acquisì un significato artistico sempre crescente, tra serate di letture, musica ed eventi. Le drammatiche vicende belliche segnarono l’edificio che rimase, dopo, un pallido e dormiente riflesso del suo grande passato, ma comunque sostanzialmente integro.

Ma negli anni ’60 l’arrivo dell’etichetta discografica Ariola, diede nuovo impulso, scegliendo e valorizzando la famosa acustica del Meistersaal per le sue registrazioni in studio. Gli artisti più famosi dell’epoca che registravano la loro musica qui erano il compositore e direttore d’orchestra Robert Stolz, il tenore Rudolf Schock, René Kollo, Norbert Schultze, Peter Alexander e la cantante e attrice svedese Zarah Leander.
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Nel 1976 il Meisel Musikverlage acquistò l’edificio e vi fondò i suoi cinque studi di registrazione Hansa. Tutti i danni ancora presenti furono riparati e i locali furono trasformati in una serie di studi di registrazione di elevata qualità: il Meistersaal divenne lo “Studio 2”.

Non solo “Heroes”: i grandi della musica sono passati da qui

Durante questo periodo, nel quale l’arte ha pervaso di passione e creatività queste mura, il Meistersaal ha guadagnato fama mondiale nel mondo della musica. David Bowie, che l’ha chiamato giustamente, vista la particolare posizione questo luogo, The Big Hall by the Wall, ha registrato qui gli album “Low” e “Heroes” nel 1977, mentre negli stessi anni Iggy Pop vi ha registrato “The Idiot” e “Lust For Life”. I Depeche Mode hanno lavorato ai dischi “Construction Time Again”, “Some Great Reward“, “The Singles 81-85” e “Black Celebration” qui al Meistersaal tra il 1983 e il 1986.

Con la caduta del muro, nella vasta area di pertinenza si perse quella tranquillità riflessiva ed ispiratrice del luogo, che divenne a breve infatti uno dei cantieri più attivi d’Europa, con la nascita del nuovo quartiere di Potsdamer Platz. Pertanto non c’era più bisogno di studi di registrazione di queste dimensioni, e quindi, anche per motivi di costi, si decise di chiudere lo “Studio 2”.  Ma ecco che l’arte, che sa sempre suscitare emozioni, anche e soprattutto nelle uscite di scena, risuonò l’ultima volta nel 1991 nelle note del gruppo U2 che qui appunto registrò parte dell’album “Achtung Baby“.

di Paolo Brasioli

La rinascita del Meistersaal

Poi Thomas Meisel, co-fondatore di Hansa Studios e proprietario dell’edificio, decise di riaprire il Meistersaal nella sua veste originale di sede. Il restauro è iniziato nel marzo 1993 ed è durato 18 mesi e così il Meistersaal ha ripreso ad ospitare concerti di pianoforte, recital, teatro e letture.

Nel 2009, dopo ulteriori aggiornamenti tecnici, il Meistersaal è stato riaperto per la terza volta, dalla BESL Eventagentur. Da allora è stato utilizzato esclusivamente come luogo per eventi. E, grazie agli Emil Berlin Studios, viene sempre più utilizzato per le registrazioni musicali ma anche come suggestivo set cinematografico.


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Tutto l’insieme si sviluppa su vari piani, con una superficie totale di oltre 600 metri quadrati. La grande sala (compreso il palcoscenico) è di oltre 250 metri quadrati. L’ingresso con guardaroba è al piano terra e una invitante scala semicircolare conduce al foyer al primo piano, che si trova appunto di fronte al salone e si collega con il “Grüner Salon“, di 80 metri quadrati, che è l’area lounge bar.

Il fronte su strada del Meistersaal è stato realizzato originariamente in uno stile architettonico rigorosamente neoclassico con la parte centrale a sei colonne ioniche che, posandosi sul possente basamento bugnato, incorniciano le tre eleganti, ampie finestre ad arco, da cui si può apprezzare dalla strada, soprattutto la sera con le mille luci, il particolare soffitto con 35 cassettoni ottagonali in legno, alto ben sette metri, che è stilisticamente ispirato a quello della vicina, antica e andata distrutta, Filarmonica di Berlino.  Cinque affascinanti lampadari in cristallo illuminano gioiosamente il tutto! Le pareti interne hanno decorazioni architettoniche in legno, con boiserie e lesene con trabeazione, che, anche grazie al parquet, creano un ambiente elegante ed accogliente e soprattutto favoriscono un’acustica davvero piacevole e curata!

E allora dai… con le emozioni che David Bowie, con questa emblematica canzone ci ha trasmesso, e pensando a tutto quello che dentro ed intorno a questo edificio é stato creato e vissuto… jetzt, hier: “We can be Heroes“!


L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura

Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.

Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.

Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.

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