“Berlin transfert – Un atlante di idee estetiche”: dell’architetto e scrittore Paolo Conrad Bercah

Berlin transfert
"Graf Zeppelin" über Berlin! "Graf Zeppelin" überfliegt die Siegessäule in Berlin. "Berlin Transfert", Paolo Conrad Bercah 

di Concetta De Mauro

“Le immagini raccontano. Tra di loro intessono narrazioni incrociate, fatte di rimandi e accelerazioni che si pongono al di là della nostra volontà, fluttuando in un’atmosfera instabile che altro non è che la proiezione del nostro inconscio ”.

Con la prefazione dell’architetto e docente Valerio Paolo Mosco viene scattata la prima istantanea di “Berlin transfert – Un atlante di idee estetiche”, secondo capitolo della trilogia romantica che l’architetto e scrittore milanese Paolo Conrad Bercah ha dedicato alla capitale tedesca, dove è ormai attivo da diversi anni con il suo laboratorio di architettura c-b-a.

Berlin Transfert
“Il cielo sopra Berlino”. “Berlin Transfert”, Paolo Conrad Bercah

Come in “Berlin fragments”, primo libro della serie, in “Berlin transfert” Conrad Bercah torna ad indagare sulla relazione tra il tempo e l’architettura, elevando l’analisi ad una operazione di transfert “sui generis, in quanto non applicato alle persone, ma alla forma architettonica”, come spiega lo stesso autore nelle osservazioni preliminari.

Il libro si apre con un racconto per immagini, il “Bilderatlas”, un atlante su cui Conrad Bercah ha traslato la sua personale percezione della forma architettonica, lasciandosi ispirare dall’ultimo progetto del critico e storico tedesco Aby Warburg, il “Bilderatlas Mnemosyne”, un’opera composta da un insieme di immagini accostate tra loro allo scopo di dimostrare la sopravvivenza di temi e figure dell’antichità orientale e greco-romana nella cultura europea moderna.

Berlin Transfert
Gesundbrunnen, Böttgerstraße Lobe Block 005. Berlin Transfert, Paolo Conrad Bercah

L’atlante di Bercah si compone di dieci pannelli su cui sono state apposte riproduzioni eterogenee di diversa provenienza (disegni, schizzi, fotografie, collage, opere d’arte, fotogrammi di film) corrispondenti ad altrettante dieci declinazioni della forma di architettura secondo la personale sensibilità dell’autore.

Nella seconda parte, lo scrittore porta il lettore nella città di Berlino attraverso l’analisi dei progetti di tre studi di architettura attivi nella capitale tedesca: brandlhuber+ (b+), Kuehn Malvezzi, Bruno Fioretti Marquez (BFM). In questa fase dell’ indagine sulla forma architettonica, Conrad Bercah ha tratto ispirazione anche dall’opera del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, incardinata sul termine “entwicklungsfähigkeit” che attiene alla capacità di rielaborare le idee prodotte da altri per chiarirne il significato o evidenziarne le potenzialità ancora inespresse.

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Terrassenhaus Berlin-Mies. “Berlin Transfert”, Paolo Conrad Bercah

In chiusura, con l’appendice e la nota bibliografica, “Berlin transfert” offre al lettore molti spunti di lettura che spaziano dalla storia dell’architettura alla filosofia e alla letteratura.

Ho avuto la possibilità di intervistare l’architetto Bercah per una spiegazione più approfondita della sua opera.


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Qual è il rapporto tra “Berlin fragments” e “Berlin transfert”?

Come in “Berlin fragments”, i protagonisti di “Berlin transfert” sono il tempo e la sua relazione con la forma architettonica, soprattutto in una prospettiva, come quella attuale, in cui c’è l’ossessione della misurazione di ogni aspetto della vita e delle relazioni umane attraverso gli algoritmi e la variabile del tempo reale, quello cronologico. Nel primo libro, la ricerca sulla forma architettonica ha riguardato il mio lavoro; nel secondo, invece, sono stato ispirato dai progetti di tre studi di architettura berlinesi.

Come è arrivato al concetto di transfert applicato alla forma architettonica?

Inizialmente la mia idea era quella di scrivere un’antologia di recenti lavori di architettura che avevo trovato interessanti nella realtà di Berlino. Parallelamente alla ricerca, sono stato stimolato da numerose letture sulla posizione estetica dei primi romantici tedeschi e sull’opera dello studioso Aby Warburg, il quale peraltro è stato il primo a introdurre le categorie psicanalitiche nella storia dell’arte.

Berlin transfert
Brunnen. “Berlin Transfert”, Paolo Conrad Bercah

L’operazione di transfert applicato alla forma architettonica non è quindi stata cercata, ma si è generata da sola. La redazione del libro ha seguito un percorso molto tormentato, con tre versioni differenti, ma ha prodotto anche un soddisfacente risultato non programmato: l’atlante delle dieci tavole estetiche che per me sono dieci modi diversi di interagire con la forma architettonica.

Dalla sua prospettiva d’indagine, qual è la sua opinione sui progetti dei tre studi di architettura citati nel libro?

Ritengo che i lavori berlinesi che ho analizzato possano essere considerati traslazioni estetiche che interagiscono con opere già esistenti a Berlino. Questi progetti mi sono sembrati interessanti perché, ciascuno a suo modo, assumono una posizione diversa, meno aderente alla retorica commerciale, rispetto a tutte le altre costruzioni moderne presenti a Berlino, e assecondano il contesto della capitale tedesca, città di tensioni e fratture ancora oggi non ancora risolte.

“Berlin Transfert”, Paolo Conrad Bercah

Si tratta di lavori che, pur essendo contemporanei, appaiono slegati dal kronos, dal fluire cronologico del tempo, e hanno saputo cogliere il kairos, la memoria storica di Berlino che spesso, dal punto di vista architettonico, viene divorata dalle esigenze delle attività produttive. Il lavoro dell’architetto è anche quello di produrre dei commenti estetici scatenati da un fatto tecnico, ma oggigiorno, quando si progetta un’opera, l’argomentazione estetica risulta annichilita dai bisogni commerciali.

In “Berlin transfert”, il mio intento è stato quello di traslare, seppur con occhio da progettista, le forme estetiche dei primi romantici e dell’opera di Aby Warburg nei progetti dei colleghi e nello studio della forma architettonica in generale.

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