Allevamenti biologici tedeschi in crisi: gli unici mangimi OGM-Free vengono dall’Ucraina
Le conseguenze della guerra in Ucraina si ramificano, in Germania, in direzioni che il pubblico spesso ignora o almeno fatica a prevedere. Se, da un lato il ministro dell’agricoltura Cem Özdemir suggerisce di ridurre il consumo di carne, come soluzione alla scarsità di grano ucraino per i mangimi degli allevamenti, dall’altra gli agricoltori tedeschi hanno parecchio da ridire e chiedono aiuti al governo. In particolare i proprietari di allevamenti biologici della Bassa Sassonia lamentano il fatto che il mangime proteico privo di OGM con il quale nutrono il pollame e i suini e che proviene dall’Ucraina e dalla regione del Mar Nero sia ormai drammaticamente scarso.
Gli allevamenti biologici sono in crisi: prezzi troppo alti ed etichetta “bio” a rischio
Il conflitto, infatti, ha alterato i flussi globali di materie prime e, se i consumatori possono scegliere di acquistare prodotti completamente diversi, gli allevatori non hanno l’opzione di rinunciare ai materiali indispensabili alla loro attività. Per mantenere aperti i propri allevamenti biologici, gli imprenditori sono costretti a rivolgersi ad altri fornitori, i cui prezzi sono più alti e fanno quindi lievitare i costi di produzione. Inoltre, gli altri prodotti disponibili sul mercato non sono privi di OGM. A questo si aggiungono gli aumenti che hanno toccato anche il settore dell’energia e i prezzi dei fertilizzanti. Per contro, i contratti attuali rendono difficile agli allevatori praticare aumenti dei prezzi tali da permettere loro di recuperare i costi sostenuti.
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“Alcune aziende non rischiano di non sopravvivere”, dice Friedrich-Otte Ripke, presidente dell’Associazione centrale dell’industria avicola tedesca (ZDG). La crisi starebbe investendo in particolare gli allevatori che hanno investito per rendere i propri standard di allevamento più elevati e più rispettosi del benessere degli animali. Le fattorie che hanno effettuato questo tipo di investimenti da poco tempo, infatti, si trovano a dover onorare prestiti e finanziamenti ricevuti per le migliorie, a fronte di utili che si sono ridotti bruscamente a causa della situazione internazionale.
Oltre ad avere un impatto sui guadagni netti delle aziende coinvolte, la crisi ucraina potrebbe anche avere conseguenze di più lunga portata, portando alcune fattorie a perdere l’etichetta “bio”. Se gli allevamenti biologici costretti a passare ai mangimi tradizionali saranno o meno autorizzati a mantenere la definizione attuale dipenderà dall’Unione Europea. Fra le richieste degli allevatori, ha dichiarato Ripke, c’è la sospensione temporanea dei rigidi criteri che al momento regolano la definizione di “biologico” a livello europeo. Intanto, nel timore di non poter far fronte ai costi eccessivi, molti allevatori stanno pensando di ridurre la produzione di carne e uova.
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