Gedenkstätte Plötzensee: il carcere dei condannati a morte sotto il nazismo
Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)
Poco lontano dalla chiusa di Plötzensee, su un terreno di proprietà del Fisco Reale, venne eretto alla fine del diciannovesimo secolo il carcere capace di ospitare milleduecento detenuti condannati a pene brevi. Avrebbe continuato ad essere un istituto di pena come ce ne sono altri, se non fosse che, durante il periodo del nazionalsocialismo, venne scelto a svolgere la funzione di centrale per l’esecuzione delle pene di morte. Dal capanno degli attrezzi all’ombra delle mura, viene ricavata la stanza delle esecuzioni che, dal 1933 al 1937 avvengono per mezzo della mannaia, brandita dal boia in frack e cilindro.
Dalla mannaia alla ghigliottina
Le esecuzioni con questo metodo saranno cinquantasette. Quando nel 1935 due donne, Benita von Falkenhayn di 34 anni e Renate von Natzmer di 36 anni vengono condannate a morte per “aver rivelato dei segreti militari”, la loro esecuzione viene accompagnata dalle proteste internazionali a causa del metodo brutale e barbarico. Si apre un dibattito ai livelli più alti delle gerarchie e sarà Hitler stesso che darà ordine di sostituire la mannaia con la ghigliottina, ma esclusivamente di fabbricazione tedesca.
I condannati di Plötzensee: prigionieri politici ma anche detenuti comuni e innocenti
Negli anni a venire saranno 2400 le vittime decapitate dalla macchina. A cadere sotto i colpi della lama saranno, fra i primi, i componenti della cosiddetta “Orchestra Rossa”; il nome era stato affibbiato dai nazisti ad alcuni gruppi di resistenza eterogenei e slegati fra di loro che, contrariamente alla leggenda, poco o nulla avevano a che fare con i servizi segreti sovietici. Altre vittime illustri di Plötzensee saranno i componenti del cosiddetto Kreisauer Kreises, un gruppo di resistenza civile formato da socialdemocratici, comunisti, cattolici e sindacalisti, formatosi con lo scopo di costruire le basi per un nuovo ordine politico e sociale da sostituire alla dittatura, una volta che questa fosse stata sconfitta.
Quasi tutti i membri saranno individuati grazie alla delazione di una spia, così come saranno condannati in seguito alla delazione un noto pianista dell’epoca, Karlrobert Kreiten, che durante una serie di concerti a Berlino all’indomani della sconfitta di Stalingrado, confiderà all’amica della madre che “Il nazismo è ormai finito… Hitler è un pazzo…”. Oppure il falegname Walter Teske per aver criticato la guerra. Ma anche obiettori di coscienza, come Hermann Stöhr, protestante, assieme a un centinaio di Testimoni di Geova.
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Durante un bombardamento alleato il carcere viene colpito dalle bombe e la ghigliottina viene danneggiata. Questo avvenimento non ferma le condanne a morte: fra una parete e l’altra della cella viene collocata una trave di ferro dalla quale pendono i ganci ai quali verranno impiccati i condannati; al centro del pavimento in cemento impermeabile viene aperto un pozzetto per l’eliminazione del materiale organico che i condannati perdono durante l’esecuzione. Sotto questa trave trovarono la morte i congiurati coinvolti nell’attentato a Hitler del 20 Luglio 1944. Ma la condanna a morte non è riservata solo agli oppositori politici: anche detenuti comuni, per lo più lavoratori stranieri, subiscono la stessa sorte dopo processi farsa e sentenze spropositate.
È il caso del carrettiere Albert Tamboer, olandese: dalla cantina di una casa bombardata ruba due scatolette di pesce, una la mangia subito, l’altra gli viene trovata in tasca. Il tribunale lo condanna a morte il 14 novembre 1944, quindici giorni dopo viene decapitato. Il fabbro Zdeněk Hajek viene arrestato per il furto di alcuni conigli e oche, condannato a morte viene impiccato il 7 settembre 1943. Durante l’ennesimo bombardamento alleato, quattro condannati a morte riescono a fuggire, il segretario di Stato preposto ordina l’immediata esecuzione di tutti i condannati: nelle notti fra il 7 e il 12 settembre 1943, 250 carcerati vengono impiccati: fra di loro anche sei detenuti non ancora processati e giustiziati per errore.
Il memoriale
A guerra finita, l’edificio viene separato dal complesso carcerario ancora in funzione e, dopo un’opera di restauro e integrazione in un progetto dell’architetto Bruno Grimmek, dichiarato Memoriale; dal 1987 è sottoposto alla tutela della protezione dei beni culturali.
Come arrivare alla Gedenkstätte Plötzensee: Bus 123, Gedenkstätte Plötzensee.
In automobile: se si usa il navigatore, impostare: Hüttigpfad 16, 13627 Berlin; parcheggi liberi nella traversa Emmy-Zehden-Weg.
Non è una passeggiata, è una visita da intraprendere con rispetto.
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