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Indagine su una chat di estremisti di destra. Fra i membri, un dipendente della Verfassungsschutz

Che gli estremisti di destra, in Germania come altrove, abbiano trovato sui servizi di messaggistica online una piattaforma dove scambiarsi messaggi e contenuti illegali in relativa sicurezza non è una novità. Che a questi gruppi siano iscritti membri delle forze dell’ordine tedesche, purtroppo, neanche. Un dato preoccupante, tuttavia, è emerso all’interno di un’inchiesta avviata quest’estate sulla chat di gruppo di estrema destra nota come “Die Eierköppe (“le teste d’uovo”): il quotidiano Berliner Morgenpost avrebbe infatti ricevuto conferma del fatto che a tale gruppo fosse iscritto anche un membro della Verfassungsschutz, l’ufficio per la protezione della Costituzione, fra i cui compiti c’è specificamente la lotta all’estremismo di destra e alla diffusione di materiali e contenuti espressamente vietati dalla Costituzione tedesca, come quelli di stampo neonazista.

“Die Eierköppe”: il gruppo scoperto per caso

Il gruppo “Die Eierköppe” era stato scoperto dalle forze dell’ordine per caso, nel corso di un’altra indagine sull’estremismo di destra, concentrata però su alcuni attacchi verificatisi nel quartiere berlinese di Neukölln. In quell’occasione era stato acquisito il cellulare del sospetto estremista Tilo P., attraverso il quale gli inquirenti avevano scoperto una chat di membri di AfD che condividevano contenuti di natura estremista e alla quale era iscritto anche l’agente di polizia Detlef M., che con gli altri membri del gruppo aveva condiviso informazioni riservate relative alle indagini sull’attentato di Breitscheidplatz del 19 dicembre 2016. Questa scoperta aveva portato a un’accusa di violazione del segreto d’ufficio e alla conseguente indagine a carico del poliziotto responsabile, il cui cellulare è stato sequestrato solo nell’aprile 2020. Su quest’ultimo dispositivo, gli inquirenti hanno scoperto la chat “Die Eierköppe” e in seguito perquisito le abitazioni di altri cinque agenti che risultavano farne parte.


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Inizialmente non era stata resa nota la presenza di un membro della Verfassungsschutz

A luglio, quando è stata accertata l’esistenza del gruppo, è stata aperta un’indagine contro i quattro agenti di polizia che ne facevano parte, ma non era stata resa nota la presenza, fra i dodici iscritti, di un membro della Verfassungsschutz. Ora la notizia, sempre secondo il Morgenpost, sarebbe stata confermata da diverse fonti. Si specifica che l’uomo, che lavorava per l’ufficio per la protezione della Costituzione da più di dieci anni, non avrebbe avuto un ruolo decisionale né sarebbe stato coinvolto direttamente nella lotta all’estremismo di destra, ma che avrebbe comunque avuto accesso a dati sensibili. I suoi superiori sono stati informati della sua appartenenza alla chat incriminata alla fine dell’estate e l’uomo è stato immediatamente sospeso dal servizio, per poi dimettersi spontaneamente.

Nel gruppo, stando a quanto emerso dalle indagini, venivano scambiati contenuti che sono stati definiti “disumani”, con messaggi inneggianti al razzismo, al sessismo e all’odio in generale. Il dipendente della Verfassungsschutz non avrebbe scritto attivamente e sosterrebbe di non avere neanche letto i messaggi che venivano inviati dagli altri utenti.

Dalla direzione degli Interni non arrivano commenti sul singolo episodio, ma, su richiesta del Morgenpost, è stato risposto che l’amministrazione vigila effettuando controlli di sicurezza sui dipendenti a intervalli regolari e organizzando corsi di formazione per permettere ai dirigenti di riconoscere le moderne manifestazioni dell’estremismo di destra. Il prossimo corso, ha comunicato il portavoce Martin Pallgen, si concentrerà proprio sulla partecipazione alle chat di gruppo.

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