Il Colonialismo nell’Arte: le voci dimenticate del mondo, raccontate alla mostra BERLIN GLOBAL
Berlino è una città che da sempre dà spazio all’arte, nella quale talenti provenienti da tutto il mondo trovano lo spazio per esprimersi e anche per arrivare a farsi conoscere oltre i confini della città e della nazione. Negli ultimi anni, però, il dibattito sull’arte e sulla cultura ha portato alla luce un limite di molta arte berlinese e tedesca in generale: l’eurocentrismo. In una storia scritta dai “vincitori”, si perdono tutte le voci che le dinamiche del colonialismo occidentale hanno schiacciato nel corso dei secoli e la cui impronta nella storia è stata cancellata. Fino a questo momento, pochissime manifestazioni artistiche in Germania (e in generale in occidente) hanno avuto il coraggio di affrontare questa lacuna, di esaminare con coscienza il punto cieco del discorso artistico europeo.
La mostra Berlin Global, attualmente ospitata all’Humboldt Forum, rappresenta un’eccezione in questo senso. Fin dalla prima sala, infatti, il problema del colonialismo nell’arte, nella scienza, nella cultura, nella gestione del potere viene affrontato senza riserve.
Weltdenken: il colonialismo come non riusciamo a vederlo
“Weltdenken” è il titolo della prima grande opera che avvolge il visitatore e lo circonda fin dal primo momento. Si tratta di un lavoro colossale di urban-art che si estende a tutte e quattro le pareti della sala e che colpisce per la sua ricchezza visiva prima ancora che lo spettatore possa mettere a fuoco i dettagli e porsi in “ascolto” della storia che viene narrata attraverso le immagini.
Lo stile è quello del duo di artisti How e Nosm, due fratelli gemelli ispano-tedeschi residenti a New York, la cui cifra stilistica è riconoscibile nelle complesse costruzioni di forme intricate, con sfondi multicolori sui quali si stagliano figure in bianco e nero, protagoniste della narrazione. I 375 metri quadrati di Weltdenken rappresentano un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso l’evoluzione del colonialismo e dell’eurocentrismo, dalle invasioni che gli Europei concepivano come “conquiste” alla spartizione di interi continenti fra gli imperi occidentali, dalla riduzione in schiavitù di interi popoli e la distruzione delle loro culture fino alla gerarchizzazione delle scienze e ai tentativi di giustificare una presunta superiorità della cultura, della storia e delle etnie europee rispetto a tutte le altre. E in contrasto con il mondo come è troviamo il mondo come dovrebbe essere: interconnesso, organico, armonico: un globo illuminato che simboleggia l’unità. Questo primo “capitolo” ci racconta quindi quale prospettiva dovremo tener presente nel visitare la mostra: la nostra capacità di “pensare il mondo” e i pregiudizi nei quali scivoliamo senza accorgercene.
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SORRYFORNOTHING: le voci perse dell’arte mondiale
Il colonialismo è un filo rosso che collega quasi tutte le sale e le sezioni della mostra BERLIN GLOBAL, ma l’installazione SORRYFORNOTHING di Philip Kojo Metz è quella che affronta questo tema con più forza e con un impatto simbolico inversamente proporzionale alla quantità di materiali esposti. L’installazione, infatti, consiste di uno spazio recintato e completamente vuoto. Non solo l’esposizione non contiene nulla, ma si tratta di un “nulla” che è stato anche laboriosamente consegnato da camion, all’interno di grandi casse di legno. A essere esposta è la cospicua carenza di tutte le voci che il colonialismo ha soppresso. Quelle voci sono state zittite, quelle storie non sono mai state raccontate: questo vuoto è espresso dall’installazione di Philip Kojo Metz in modo semplice ed efficace, anche attraverso la minuziosa documentazione della “consegna” dell’opera.
“Come è noto” ha dichiarato l’artista “la sovranità dell’interpretazione della storia, dopo conflitti violenti e guerre, spetta ai vincitori. Io vorrei concentrarmi sulla storia non raccontata, spesso soppressa, nascosta e quindi invisibile dei perdenti”.
Il colonialismo attraverso le sezioni di BERLIN GLOBAL
Come già detto, il colonialismo è un tema portante dell’intera mostra e non si esaurisce nelle opere che lo affrontano in modo diretto ed esclusivo, ma piuttosto permea la prospettiva dell’intera esposizione, invitando il pubblico a una riflessione a tutto tondo sulle conseguenze dell’esperienza coloniale. Questo modo di intendere l’interconnessione fra i diversi temi è alla base dell’organizzazione di BERLIN GLOBAL e riflette una precisa intenzione dei curatori, che non solo prendono in esame il colonialismo tedesco in senso stretto, per come si è evoluto fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, ma piuttosto prendono Berlino come punto di partenza ed esempio particolare per parlare di dinamiche universali.
Sono colonialiste le dinamiche internazionali nelle quali Berlino è coinvolta ancora oggi, le prospettive che determinano gli scambi, lo squilibrio di potere nelle migrazioni, le vestigia di un presunto “globalismo” che è sempre e comunque sbilanciato a favore di un prototipo di normalità eurocentrica che divide il mondo in un “Nord” e un “Sud” planetari – che non necessariamente corrispondono a questa definizione in senso geografico, ma che diventano sinonimi di diversi gradi di influenza sul discorso collettivo. In che modo si riflette questo pensiero nelle varie parti della mostra? Esplorando i diversi aspetti dell’esistente. Nella sezione “Moda”, per esempio, nel considerare la diversa dislocazione geografica di coloro che vivono la moda come processo creativo e di coloro che realizzano industrialmente o artigianalmente i tessuti e i capi che finiscono poi nei nostri negozi.
Nella sala dedicata alle “Frontiere” (Grenzen), invece, si parla tanto delle divisioni interne alla città, storiche e non, quanto dei confini che la Germania ha imposto agli altri continenti, come le potenze europee in generale hanno fatto all’Africa e alle cosiddette “colonie”.
In questa sala si trovano installazioni interattive, create in collaborazione con gli studenti dell’Università Humboldt di Berlino, che esplorano diverse forme di razzismo quotidiano e strutturale ancora presenti a Berlino – come il racial profiling da parte delle forze dell’ordine o la difficoltà di accesso ai servizi e all’assistenza sanitaria di base per chi non ha uno status di immigrazione legale.
Questi sono solo alcuni esempi dei modi in cui BERLIN GLOBAL affronta il colonialismo non solo come tema che permea l’arte degli ultimi secoli, ma come Leitmotiv di una realtà metropolitana che ha fatto del cosmopolitismo e della multiculturalità una bandiera, ma che spesso non si accorge di parlare con la voce del vincitore e del colonizzatore, dimenticando di aprirsi alle prospettive di chi ha subito o combattuto la colonizzazione.
BERLIN GLOBAL: informazioni generali
Per informazioni più estese sulla mostra è consigliata la visita del sito della mostra che ha anche una sezione in italiano.
Biglietti:
fino al 12 novembre l’ingresso alla mostra BERLIN GLOBAL sarà gratuito per tutti; dal 13 novembre in poi il biglietto avrà un costo di 7 Euro.
A causa del grande interesse del pubblico si consiglia di prenotare un biglietto con discreto anticipo. BERLIN GLOBAL è ospitata nell’Humboldt Forum. Per questo i biglietti sono prenotabili tramite il sito dell’istituzione ospite.
Per visitare la mostra senza prenotazione vale la pena recarsi presso la cassa nel foyer dell’Humboldt Forum, dal momento che è possibile trovare fasce orarie libere, dal momento che non tutti i visitatori che hanno prenotato un biglietto online si presentano.
Orari di apertura
Lun, mer, gio, dom: 10:00 – 20:00 Ven, sab: 10:00 – 22:00
Mar: chiuso
Misure di sicurezza e igiene
L’Humboldt Forum si adegua alle norme anti-Covid stabilite dalla città di Berlino. Per aggiornamenti consultare il sito.
Accessibilità
Tutti i contenuti della mostra sono disponibili in tedesco e inglese. L’app BERLIN GLOBAL disponibile sulla guida elettronica fornita dall’Humboldt Forum prevede traduzioni in più lingue, descrizioni audio per le persone non vedenti e ipovedenti, video nella Lingua Tedesca dei Segni (DGS). Le informazioni sono disponibili anche in arabo, cinese, francese, giapponese, italiano, polacco, russo, spagnoloe turco,. La guida elettronica, che è disponibile all ́infopoint nel foyer principale dell ́Humboldt Forum al piano terra, è consultabile anche online come una “preview” per la visita. Qui trovate il link del tour di BERLIN GLOBAL in italiano.
La mostra è concepita architettonicamente in modo da avere spazi di passaggio ampi e privi di barriere e un sistema di guida tattile, oltre a stazioni dedicate espressamente alle esperienze tattili e olfattive. Sono disponibili testi in Braille.
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