Beelitz Heilstätten: il fascino inquietante del sanatorio abbandonato
Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)
Beelitz Heilstätten – La rivoluzione industriale stava cambiando il volto dell’Europa, dove sorgevano fabbriche era grande il bisogno di mano d’opera e Berlino non fece eccezione. A ritmo serrato vennero edificati interi quartieri con una densità abitativa elevata, le cosiddette Mietskaserne. Palazzi a ridosso l’uno dell’altro arrivavano ad avere fino a sette cortili, le famiglie erano numerose, i locali poco riscaldati, bui e permanentemente umidi; i servizi igienici in cortile con una densità di uno ogni sessanta abitanti: le condizioni ideali per il nascere e il diffondersi della tubercolosi, una vera e propria piaga che era la causa di un decesso su tre in una popolazione la cui l’aspettativa di vita si aggirava attorno ai trentasei anni per gli uomini e i trentotto per le donne. Una condizione alla quale bisognava assolutamente porre rimedio per garantire la continuità della produzione.
Gli inizi gloriosi del sanatorio di Beelitz
A cavallo fra il diciannovesimo e il ventesimo secolo nasce così a Beelitz, a circa quaranta chilometri a sud di Berlino e immerso nel verde, uno dei più grandi complessi ospedalieri della regione con sessanta edifici su un’area di duecento ettari. Divisi dalla strada che da Fichtenwalde porta a Brandenburg an der Havel, sulla sinistra sono le case di cura per le donne e destra quelle degli uomini. Il personale medico che trova all’interno della struttura una residenza adeguata, arriva ad assistere fino a 1600 pazienti suddivisi nei vari reparti.
Si applicano metodologie allora d’avanguardia, i malati hanno a diposizione camere singole o al massimo doppie, la qualità del cibo è ottima, lunghi viali coperti da tettoie permettono passeggiate terapeutiche anche nei giorni di pioggia, l’igiene è scrupolosa, per il tempo libero ci sono locali comuni: per i degenti arrivati dai quartieri popolari di Berlino deve essere stato un vero e proprio paradiso.
L’ospedale militare dove fu curato Hitler
Il complesso vive fasi alterne: durante la prima guerra mondiale viene requisito e trasformato in ospedale militare e, fra i quasi ventimila convalescenti, anche un giovane caporale di origine austriaca che qualche anno più tardi precipiterà l’Europa in un incubo senza uguali. Da ospedale militare funzionerà anche durante la seconda guerra mondiale, prima che circa tremila degenti e personale sanitario siano costretti dall’avanzata delle truppe sovietiche, a lasciare gli edifici in parte danneggiati dalle bombe per rifugiarsi più a ovest. La struttura viene occupata dall’Armata Rossa che ne fa il più grande ospedale militare fuori dal territorio sovietico.
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Oltre ai militari di stanza nei Paesi del Patto di Varsavia, qui vengono curati, lontano da occhi indiscreti, anche i soldati feriti nella guerra in Afganistan. Un momento di notorietà arriva quando, sotto gli occhi vigili dei militari russi, vi trova rifugio prima di volare a Mosca, Erich Honecker, defenestrato dal Politbüro, ormai cittadino della Germania riunita e inseguito da più di un ordine di cattura.
L’abbandono, i saccheggi, l’arrivo dei turisti attratti dal fascino della decadenza
Negli anni successivi, mentre una parte degli edifici continua ad essere utilizzata, l’area che comprende il sanatorio delle donne, a causa di complesse vicende giudiziarie, resta inutilizzata e condannata allo sfacelo. Gli edifici abbandonati a se stessi sono saccheggiati, raccoglitori illegali di rottami asportano apparecchiature, suppellettili, centinaia di metri quadri di piastrelle, ciò che non può essere asportato viene distrutto. Quando finalmente subentra una nuova proprietà, l’area viene recintata e, in attesa di un nuovo utilizzo, resa accessibile ai visitatori.
Vengono organizzati dei punti di ristoro, un parcheggio, una passerella aerea, visite guidate agli edifici, eventi. Percorrendo i lunghi corridoi fra porte distrutte, finestre sfondate e oltrepassando i locali che ospitarono ambulatori, cucine, sale operatorie ora decorati da graffiti e pochi resti di un passato glorioso, si ha l’impressione di attraversare la sceneggiatura di un film distopico nel quale gli abitanti di una civiltà sconosciuta sono stati inghiottiti da un evento misterioso e terribile.
È un sollievo tornare all’aperto, ammirare il paesaggio circostante dall’alto della passerella sospesa, apprezzare l’architettura romantica degli edifici già restaurati, sorseggiare un caffè al sicuro.
Il ristoro: numerosi punti di ristoro all’interno della struttura.
Come arrivare a Beelitz Heilstätte: RE7;
in automobile: digitare 14547 Beelitz, Besucherplatz; parcheggio con pedaggio giornaliero di 3,00 € P.S.: L’ingresso e le visite guidate negli edifici sono a pagamento; orari e prezzi sul sito della struttura.
Buona passeggiata.
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